Da Wuhan a Beirut: i 12 scatti del 2020
Sarà difficile dimenticare l’anno che va. Il 2020, che ha sottoposto all’umanità la prova della pandemia e della distorsione di una quotidianità ormai data per scontata. L’eco di Wuhan, il lockdown generale, l’estate con mascherine e restrizioni, una crisi economica quasi senza precedenti… Ma anche tanti eventi, connessi e non alla marcia del Covid-19. Stravolgimenti politici, equilibri infranti, preghiere e, a cercar bene, anche qualche evento da ricordare. In estate, guardando al cielo, quando la tregua concessa dal virus ha permesso alla coda di Neowise di solcare i cieli terrestri. Una scia di cometa, quasi un anticipo natalizio in pieno solleone. Un augurio di speranza per l’anno che verrà, mai così atteso, con tutti i suoi buoni propositi. Forse più forti dello sconforto.
Gennaio – Il generale Qasem Soleimani viene ucciso a Baghdad, l’Iran insorge
È da poco sorto il sole del 3 gennaio su Baghdad, quando un drone MQ-9 statunitense distrugge il convoglio che, dall’aeroporto internazionale della capitale irachena, scortava il generale Qasem Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis, guida delle forze di mobilitazione popolare irachene, a un incontro con una delegazione saudita. Entrambi restano uccisi, nell’ambito di un attacco deciso dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. È l’inizio di un mese complicato per le relazioni, già ai minimi storici, fra Usa e Iran. Teheran si riversa nelle strade, la partecipazione ai funerali del generale, leader dei Pasdaran, convoglia nello slogan “Morte all’America”.
Febbraio 2020 – Wuhan si blinda, il Covid-19 irrompe: il mondo è in pandemia
Dalla Cina è ancora un’eco lontana. Ma la città di Wuhan, cuore pulsante dell’Hubei, balza al centro delle cronache. Si parla di un coronavirus, che nella regione è già un’epidemia. La città si blinda, mette i suoi cittadini in lockdown totale. Sarà solo l’inizio. I restanti Paesi del mondo iniziano a notare la presenza del virus SarsCov2 (o Covid-19). Ma nessuno pensa ancora a quanto accadrà di lì a poco. Wuhan diventa il simbolo di quella che assume a tutti gli effetti i contorni di una pandemia. Ma solo per poco. Presto il coronavirus si prenderà la scena mondiale, stravolgendo la quotidianità dell’umanità intera.
Marzo – Il mondo è in lockdown: Papa Francesco prega per l’umanità
L’Italia è in lockdown, come tutti gli altri Paesi tranne pochissime eccezioni. Papa Francesco, il 27 marzo, percorre da solo la scalinata di Piazza San Pietro. Deserta e bagnata dalla pioggia. Un momento straordinario di preghiera, un atto di affidamento a nome dell’umanità tutta, alla misericordia della Vergine Maria e di Gesù Cristo. In Piazza, accanto a lui, il Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso: “Abbiamo un’ancora – dice il Santo Padre – nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore”.
Aprile – Fosse in Brasile: il Covid-19 devasta il Sud America
È fra le aree del mondo più colpite dalla pandemia, il Sud America, che affonda in un tessuto sociale già logorato da mesi di proteste socio-politiche. In Brasile, la situazione sfugge presto di mano: a Manaus, in Amazzonia, si scavano fosse comuni per riuscire a concedere sepoltura al numero esorbitante di vittime. Le ruspe ampliano il cimitero di Vila Formosa, a San Paolo, mentre il Parque Taruma di Manaus diventa un’immagine simbolo. Tanti scavi, uno accanto all’altro: icona di una pandemia che non risparmia nessuno e che fa più male dove l’equilibrio fra vita e salute è già estremamente precario.
Maggio – George Floyd viene ucciso durante un arresto: nasce il Black Lives Matter
La miccia è innescata il 25 maggio 2020, nella città di Minneapolis, in Minnesota. All’Hennepin County Medical Center viene registrata la morte di George Floyd, un 47enne cittadino afroamericano, accusato di aver utilizzato un biglietto da 20 dollari falso. Durante l’arresto, un ginocchio premuto sul collo da parte di un agente si traduce in ultimo rantolo: “I can’t breathe”, “Non posso respirare”. La sua morte aziona la feroce protesta della comunità afroamericana che, ben presto, convoglia in un movimento internazionale: Black Lives Matter, che rimette in discussione i canoni sociali e culturali, abbattendo statue, icone e costringendo a rivedere i contenuti sospettati di razzismo praticamente di ogni campo della società e della cultura. Il tutto a soli sei mesi dalle elezioni presidenziali.
Giugno – Libia, il governo di Accordo nazionale riprende il controllo di Tripoli
Forse è più una vittoria simbolica quella di Fayez al-Sarraj, ma comunque una vittoria. Il 4 giugno, le forze militari del governo libico riconosciuto dall’Onu entrano a Tripoli, riprendendo il controllo della capitale. Le milizie del generale Khalifa Haftar si ritirano, cedendo il passo al vecchio leader della Tripolitania. Non la fine della contesa ma un ritorno ai vecchi equilibri. Decisivo l’apporto di Ankara, in aperto contrasto alla Cirenaica, che appoggia il Gna e riconsegna Tripoli nelle mani di Sarraj. Altra tappa del riassetto libico, ancora incerto e sempre meno questione italiana, nonostante l’ultimo cessate-il-fuoco.
Luglio – Lo spettacolo della Cometa Neowise
Non la rivedremo per altri 7mila anni. Il 23 luglio, la cometa Neowise raggiunge il punto più prossimo alla Terra. Una meraviglia che, dopo aver toccato il perielio il 3 di luglio, è rimasta per giorni visibile a occhio nudo praticamente da ogni parte del mondo. Un deterrente di grande bellezza per un’umanità ancora piegata dalla pandemia. Neowise, individuata a marzo, si è diretta in direzione opposta al Sole, viaggiando verso il Sistema Solare esterno. Quella Nube di Oort che, molto probabilmente, non ce la restituirà prima di altri 6.683 anni.
Agosto – Un’esplosione devasta il porto di Beirut: il Libano è in ginocchio
Una serie di esplosioni, fulmini a livello del terreno, fumo nero e, infine, quasi uno scoppio atomico. Tanto forte da passare per un evento sismico (magnitudo 3.3). È il colpo di grazia per Beirut, capitale del Libano in protesta, che vede spazzare via in un colpo solo il suo enorme porto, il più importante del Mediterraneo orientale, raso al suolo da una detonazione provocata probabilmente dall’incendio a un accumulo di nitrato di ammonio. Duecento persone rimangono uccise, altre 7mila ferite, 300mila senza casa. Il governo libanese, sul filo del rasoio, dichiara lo stato di emergenza. È il 4 agosto. Il 10 successivo, il premier Hassan Diab, pressato da una popolazione esasperata dalla crisi economica, ha rassegnato le proprie dimissioni.
Settembre – La Bielorussia contro Lukashenko: il popolo si prende la piazza
Presidente per la sesta volta Aleksandar Lukashenko, leader ininterrotto della Bielorussia dal 1994. Ma, alle presidenziali del 2020, il popolo bielorusso decide che le cose, da ora in avanti, non staranno più così. L’opposizione, guidata da Svetlana Tikhanovskaya, denuncia brogli elettorali, il presidente giura in segreto inimicandosi definitivamente il suo popolo, mentre i principali organi internazionali chiedono un suo passo indietro. Pena il disconoscimento come leader. Quello che i suoi cittadini hanno già messo in pratica, aumentando la pressione con regolari proteste di massa e nessuna venuta a patti.
Ottobre – Riesplode la tensione in Nagorno Karabakh
Un conflitto che riaffiora dalle ceneri dell’ex Urss. Antico, come la rivendicazione della propria appartenenza territoriale. Il Nagorno Karabakh, regione contesa del Caucaso, torna a ribollire dopo trent’anni, proprio sul finire del mese di settembre. Da un lato l’Azerbaigian, che punta a ri-legittimare l’altopiano posto nel suo territorio, e l’Armenia che rivendica la responsabilità di Herevan di difenderne gli abitanti, quasi per la totalità armeni. Una polveriera che esplode quando la parola viene data alle armi. Seguiranno due mesi di estenuanti trattative, più con bassi che con alti. Fino a una tregua, fragile, come i rapporti fra i contendenti.
Novembre – Voto in pandemia: gli Stati Uniti alle urne, è sfida Trump vs Biden
Sarebbe stato probabilmente l’evento dell’anno. La pandemia costringe a declinarlo altrimenti ma le Elezioni presidenziali americane il loro palcoscenico se lo prendono. Grazie soprattutto agli attori in campo, l’uscente Donald Trump e l’ex vice-Obama, Joe Biden. Una sfida più sui nervi che sulle parole, con i dibattiti fra candidati che riscuotono quasi meno successo delle serate di confronto fra gli aspiranti presidenti democratici. Poi il voto, col fantasma del Covid-19 nel Paese più colpito al mondo. La spunta Joe Biden, pronto a ridisegnare una politica a stelle e strisce meno conservatrice ma con altrettante incognite di quella che esce. Trump dà battaglia: niente vittoria a Biden, nemmeno quando il Collegio elettorale l’ha già assegnata.
Dicembre – Addio a Paolo Rossi, ero del Mundial ’82
L’uomo che regalò un sogno. Scomparso pochi giorni dopo la morte di Diego Armando Maradona, come lui un simbolo del calcio che fu. E Pablito, come El Diez, incarnò appieno lo spirito del suo Paese, che tirò fuori dal buio degli Anni di Piombo a suon di reti. Sei in tutto, tre solo al Brasile, nella semifinale del Mondiale ’82. Segnerà anche alla Germania, dopo aver estromesso anche l’Argentina di Diego. La Coppa porterà il suo nome, il più semplice e più italiano. La sua scomparsa, a causa di una grave malattia, è l’apice di un anno orribile. Ma i ricordi, quelli sì, restano eccome. E con loro, quel filo di speranza e di buon augurio.
Damiano Mattana (interris.it)