Gli effetti del Covid sono un’evidenza anche di natura economica che ha colpito trasversalmente filiere e comparti. Lo ha rilevato la Camera di Commercio di Sassari che ha stilato un Focus sul nord Sardegna, presentato dal presidente dell’ente camerale, Stefano Visconti nel corso della conferenza stampa di fine anno, e dedicato a questo difficile momento per il sistema delle imprese. Un’analisi che ha preso in considerazione numerosi indicatori, tutti capaci di rilevare quanto la pandemia abbia inciso sul nostro tessuto economico territoriale.
Trasporti, presenze turistiche, dinamica delle imprese, analisi settoriale, l’indagine effettuata dall’ufficio studi dell’Ente camerale -rappresentato in conferenza stampa da Monica Cugia e Francesco Piredda- ha preso in considerazione una serie di dati fortemente connessi tra loro e che nell’annus horribilis ormai in chiusura ha determinato tra gennaio e ottobre un calo di iscrizioni delle nuove imprese pari al 18 per cento, un altro segno negativo sul fronte delle esportazioni per il 22% e su quello dell’occupazione scesa al -28. Senza contare, dato tra i più sconfortanti il -55% di arrivi e partenze tra gennaio e settembre, un crollo le cui ripercussioni sono evidenti sul settore turistico.
Nella dinamica delle imprese, al momento, il nord Sardegna, rappresenta il 32% del totale di quelle regionali, tuttavia risalta un dato relativo al 2020: tra gennaio e settembre, globalmente, nell’Isola si è registrato un saldo attivo di 712 imprese ed il 64% di queste è localizzato nel nostro territorio. A livello regionale, la Sardegna ha fatto registrare un tasso di crescita (+0,42%) pari al doppio del sistema Italia (+0,21%).
Il confronto, invece, tra i periodi relativi a gennaio-ottobre del 2019 e di quest’anno mostrano un calo globale pari al 18% (dato rispetto alle iscrizioni), che attraversa due fasi. La prima, quella che si riferisce all’arco temporale da marzo a maggio ha subìto una flessione del 45% e la seconda, in risalita da luglio a settembre, che mostra evidenti segnali di ripresa, attestandosi su un +14%.
Segno meno anche per import ed export. Le prime perdono oltre 37 milioni di euro (-19,5%) per un volume totale realizzato pari a 155 milioni di euro. Le seconde perdono più in percentuale (-22,2%) ma meno in termini monetari (-19,3 milioni di euro). Tra tutti i mercati di sbocco, saldi percentuali decisamente negativi su Spagna e Francia.
Arrivi e partenze, fortemente condizionati dagli effetti pandemici hanno fatto registrare una flessione complessiva di 6,7 milioni (-55%) rispetto al periodo gennaio-settembre dello scorso anno. Agli aeroporti sono mancati ben 4,6 milioni di persone (-62%) ed ai porti 2,1 milioni (-44%).
Sotto il profilo delle assunzioni il picco più basso lo si è toccato ad aprile, poi una crescita, seppur non spedita ma costante, fino a luglio. Globalmente il saldo è negativo e pari a -28,1%, con oltre 71mila posti in meno rispetto allo scorso anno. Tra i comparti, hanno subìto la crisi in modo particolare i territori a vocazione turistica, mentre sono riuscite a “tenere” le aree agricole.