Incontro con l’artista: Giulia Quaranta Provenzano
Giulia Quaranta Provenzano, un nome lungo che già solo nel pronunciarlo esige delle pause, vuole si inspiri prima e si espiri poi profondamente e, del resto, non potrebbe essere diversamente. Sì, perché questa trentunenne nata a Imperia, ma con origini altresì amanteote, ha nella testa e nel cuore mondi profondi quanto impegnativi a cui attingere e approcciarsi.
Una personalità, una poliedricità caleidoscopica artistica e umana quella di Giulia che non conosce vie di mezzo, che alimenta e si alimenta di un’interiorità tutta specchi e frammenti, alcuni dei quali persino parecchio taglienti come si confà al cristallo più puro.
Una complessità di sensazioni ed emozioni, quelle che animano ogni giorno la Quaranta Provenzano, che razionalità e istinto si contendono appunto quotidianamente senza tregua dando vita alla più vasta e ossimorica molteplicità di colorate simmetrie di continuo composte e ricomposte, quindi sempre incessantemente scomposte, tant’è che la giovane donna mai scende a compresso alcuno con la propria integrità di filosofa, poetessa, fotografa d’arte, collaboratrice giornalista e in primis carne e sangue pulsante alla ricerca di bellezza, giustizia e verità in ogni campo, autenticità a trecentosessanta gradi.
Ecco, per dirla in maniera diretta, Giulia non regala mai sorrisi e ruffiane parole come moneta di scambio benché ciò la renda spesso esposta alla qualsiasi intemperia priva di porto sicuro e, nonostante tutto, ad oggi è riuscita, probabilmente proprio per questo, a essere apprezzata in differenti settori e ambiti.
Note biografiche
Cerchiamo quindi ora di conoscere meglio colei che in arte è nota come GQP. Giulia viene al mondo l’11 luglio del 1989, esattamente quando pronosticato dai dottori facendo presagire una puntualità e precisione che, in effetti, si dimostrerà una delle sue caratteristiche principali. E che “omen nomen”, che il nome sia augurio e prenunzio, diviene ben presto sempre più evidente dacché una particolare sfumatura del suo fascino deriva nientemeno che dall’estrema riservatezza per quanto risulti piacevole la sua presenza in società.
La natura duplice della Quaranta Provenzano fa sì che da un lato sia molto comunicativa, entusiasta e curiosa nel voler apprendere e ricercare senza sosta il nucleo caldo di ogni questione, piena di gioia di vivere ma dall’altro a volte cupa e ombrosa, amante della solitudine.
Capace di adattarsi in ogni situazione, Giulia Quaranta Provenzano si connota per avere la tendenza a interiorizzare i propri sentimenti e per non parlare volentieri di quelli più imi e difatti è nelle miriadi di poesie edite e assai meno inedite che soltanto si può avere un affaccio sull’interiorità della giovane, le cui peculiari antitesi ben si mostrano pure nelle sue fotografie d’arte esposte in numerosissime Personali e Collettive sia in Italia che all’estero – solo per citarne alcune, a Genova, Venezia, Sanremo, Udine, Gubbio, Padova, Cremona, Palermo, Milano, Spoleto, Saint Petersburg in Florida, Las Palmas de Gran Canaria, Istanbul, Shanghai, Pechino, Tokyo, Miami. Il primo scatto fotografico a 6 anni d’età.
In ultimo, che il destino di Giulia risulti in un certo qual senso tracciato nel suo nome emerge altresì allorché per vivere esercita la professione di consulente finanziaria, benché siano le professioni creative e legate alla terra e alla natura quelle che non vi è stato attimo a non sentire affini a sé e necessitante di scrivere, fotografare, studiare e posare senza posa.
È infine a marzo 2019 che GQP incontra del tutto inaspettatamente quello che le è stato maestro del corso attoriale intrapreso nonché, molto di più, il “suo” uomo dell’arcobaleno.
La caratterista rincontrerà l’attore Giuseppe Morrone a luglio 2020, nel successivo workshop per attori a costringerla a prendere confidenza con i propri limiti emotivi e sovrastrutture da abbattere per essere davvero libera, prima incapace di piangere perché alla ricerca d’assurda perfezione… Fino a che, piano piano, codesta prigione dorata ha iniziato a sgretolarsi nella consapevolezza che è l’imperfezione (imperfezione quale ossigeno del mettersi di continuo in gioco) a rendere unici e preziosi.