L’opera di Sungbin Byun tratta temi delicatissimi come la disabilità, l’autoerotismo, l’omosessualità, il rapporto madre-figlio e la religione.
Unico Italiano tra i premiati il corto d’animazione “Siredea” di Elisa Cecchin, Elisa Bonadin, Isabel Matta e Carlotta Vacchetti.
Temi forti, toccanti, talvolta sconvolgenti o inconfessabili, certamente non commerciali. Le opere vincitrici della XV edizione del Sardinia Film Festival sono dei piccoli capolavori in cui la capacità argomentativa è affidata alla forza delle immagini. Immagini dal sapore internazionale in grado di lanciare messaggi immediati e profondi come solo i cortometraggi sanno fare. Quasi impossibile da trovare al cinema o in tv.
Ed è certamente il caso del vincitore assoluto del 2020, il coreano “Hands and wings” di Sungbin Byun, che in un concentrato di emozioni tratta argomenti delicatissimi come la disabilità, l’autoerotismo e l’omosessualità, l’amore, il rapporto madre-figlio e la religione.
La Giuria ufficiale formata dalla segretaria di edizione Fiorella Giovannelli Amico, dal regista Marco Antonio Pani e dal distributore cinematografico Andrea Paco Mariani, ne ha decretato il premio come Miglior Fiction e Miglior Film della XV edizione, poiché “sa toccare con la giusta sensibilità e cura, un tema ancora oggi troppo trascurato: la sessualità nella vita delle persone con disabilità.
Un tema urgente, che è anche e soprattutto una questione di autodeterminazione e di rispetto dei diritti e della dignità della persona. Ed è inaccettabile che ancora oggi sia ostaggio di tabù, mistificazione, e operazioni di rimozione culturale”.
A presentare in diretta streaming i vincitori della XV edizione è stata la project manager Marta Manconi, con l’ausilio del traduttore in inglese, Giampiero Balia, data la portata internazionale dell’evento.
«Il gruppo di selezione valuta per davvero tutti i film, e sono oltre tremila quelli pervenuti all’indirizzo del Cineclub Sassari. Facciamo una selezione oggettiva su tecnica e temi di tutte le opere – ha affermato il direttore artistico Carlo Dessì –.
Tutte hanno mostrato una forte motivazione nell’affrontare forti tematiche sociali a livello mondiale, tematiche universali che provengono spesso da luoghi remoti come il Perù o il Kirghizistan, ma che sono affrontate in massima libertà grazie anche alla giovane età degli autori, in una modalità che solo il cinema indipendente può permettersi di fare».
Premio al Miglior Documentario è andato a “Mamapara” del peruviano Alberto Flores Vilca. Un’immersione nella dimensione della povertà sudamericana, apprezzata dalla giuria per lo stile narrativo sobrio, per la bellezza della fotografia, la misura nel montaggio e la sensibilità con cui il regista, figlio della protagonista, ha saputo ritrarre la madre.
Incetta di riconoscimenti per il francese “Migrants” di Hugo Caby, Zoe Devise, Antoine Dupriez, Aubin Kubiak, e Lucas Lermytte, che riceve un doppio Premio Animazione sia per la Giuria ufficiale che per la Giuria studenti. Il film colpisce per la sua capacità di racchiudere tanti messaggi importanti in uno solo: riscaldamento climatico, migrazione, diversità, razzismo, solitudine, il nord e il sud del mondo, con il chiaro messaggio che non si può far finta di niente e voltarsi dall’altra parte.
Il racconto si muove con abilità e garbo grazie a personaggi e ambientazioni realizzati con cura, fantasia e perizia tecnica e narrativa, in un mix di animazione digitale e pupazzi stop-motion.
Unico lavoro italiano tra i premiati è “Siderea” di Elisa Cecchin, Elisa Bonadin, Isabel Matta e Carlotta Vacchetti, che riceve la Menzione speciale per l’Animazione. Prodotto dal Csc di Torino, che forma giovani autori e promesse del cinema d’animazione sotto la guida della direttrice Chiara Magri, “Siderea” è un corto elegante capace di scavare nel profondo dell’animo creando atmosfere poetiche e sensoriali.
La Giuria studenti – coordinata dal docente Stefano Sole e composta da quindici ragazze e ragazzi degli istituti superiori Figari, Pellegrini e Margherita di Castelvì di Sassari – ha decretato come Miglior fiction “Tradition” di Zhanuzak Mamytov, proveniente dal Kyrgyzstan. Un corto potente ed espressivo in cui il rito d’iniziazione all’età adulta (nella loro tradizione), cioè la circoncisione, si trasforma in una storia di (frustrazione) bullismo e isolamento.
Miglior documentario a “Los dìas que pasan” di Antonio Savinelli (Spagna), per aver saputo tradurre in sguardi, giochi e voce il “tempo bambino” del lockdown nella sua ciclica quotidianità.
Il festival è stato realizzato grazie all’impegno assiduo di numerose professionalità. Il Catalogo è a cura di Cinzia Loriga, i social media da Matteo Oppo, la grafica da Marco Fiaschi, la striscia critica quotidiana è di Francesco Bellu, Giampietro Balia si occupa dei rapporti con gli autori e la traduzione live in inglese, Giorgia Onali e Isabella Dessì delle traduzioni, mentre i dirigenti degli istituti scolastici coinvolti hanno seguito la manifestazione con disponibilità in particolare sovrintendendo all’aspetto della Giuria studenti.
L’evento organizzato dal Cineclub Sassari gode del partenariato della Regione Autonoma della Sardegna attraverso gli assessorati alla Cultura e al Turismo, della Sardegna Film Commission e come partner tecnici ha la Open DDB (distribuzioni dal basso) e il Cityplex Moderno.