Iperico sardo: i potenziali benefici per la pelle
I nostri più fidi lettori ricorderanno sicuramente che, tra le nostre pagine, abbiamo dedicato uno spazio allo studio dell’attività anti-HIV dell’Iperico di Scrugli – un’erba che cresce solo in Sardegna e che perciò potremmo definire “iperico sardo“.
Ma la ricerca su questa pianta è andata avanti e, considerati gli usi nella medicina popolare, si è estesa anche al campo dermatologico. Nelle prossime righe, quindi, approfondiremo proprio tale aspetto. Seguiteci!
Iperico cura della pelle
Come accennato poc’anzi, l’iperico (non solo quello sardo) rientra a pieno titolo tra i rimedi della medicina popolare. L’oleolita di iperico, che si ottiene facendo macerare le estremità fiorite in olio, ad esempio era usato per medicare ferite, ustioni ed herpes.
Usi supportati da alcuni studi che hanno evidenziato gli effetti antisettici, antinfiammatori e antiossidanti delle sostanze presenti nel macerato oleoso.
Ma cosa succede quando tali sostanze vengono caricate su navette, dette “glicerosomi“, e poi fatte entrare a contatto con le cellule della pelle?
Per rispondere a questa domanda, un team di ricerca dell’Università di Cagliari ha testato una formulazione innovativa a base d’iperico sardo sui cheratinociti, le cellule cutanee più rappresentative. Approfondiamo la questione!
La ricerca di UniCa
Come prima cosa, gli studiosi hanno estratto le sostanze contenute nelle estremità fiorite – raccolte a Laconi (OR) – e le hanno esaminate, scoprendo che si trattava principalmente di quercetina e acido clorogenico (due noti antiossidanti).
Dopodiché hanno incorporato questi estratti nei glicerosomi e ne hanno studiato la capacità di proteggere i cheratinociti dall’acqua ossigenata, un agente ossidante, e di influenzarne il comportamento nel cosiddetto “saggio del graffio“.
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
Dai test è emerso che gli estratti veicolati dai glicerosomi – soprattutto quelli modificati con l’aggiunta di gelatina e destrina – hanno fatto rimarginare il graffio in maniera più rapida ed efficiente.
Grazie a queste navette, infatti, le sostanze attive dell’iperico sardo rimanevano più a lungo nei cheratinociti, e così – oltre a proteggerli più efficacemente dallo stress ossidativo, che rallenta la guarigione – li hanno aiutati a moltiplicarsi e a richiudere la ferita.
Conclusioni e prospettive per il futuro
Lo studio, quindi, evidenzia le potenzialità degli estratti di iperico sardo nei glicerosomi nella cura delle lesioni cutanee. Risultati certamente promettenti, ma che hanno bisogno di essere confermati da studi più approfonditi. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori!
Jessica Zanza
Fonte: Pharmaceutics (2020).