“Play with Fire” – con un titolo che rimanda a una celebre canzone dei Rolling Stones – è un’intrigante autobiografia tra parole e nuvole, il diario di una vita intensa e spericolata, con un* protagonista impegnat* nella ricerca di sé attraverso riflessioni e esperienze, con una crescente consapevolezza delle proprie inclinazioni e dei propri desideri, che non necessariamente corrispondono ai modelli e agli stereotipi imposti dalla società. L’immagine della donna o dell’uomo ideale è semplicemente una proiezione, nonché una “semplificazione” in cui si fanno coincidere un ruolo e una funzione sopprimendo e ignorando pulsioni e aspirazioni individuali: nella realtà queste mitologiche creature (fortunatamente) non esistono, ma lasciano il posto alle persone in carne e ossa, dove casuali combinazioni di geni si incontrano e/o si scontrano con l’ambiente definendo aspetto e carattere, educazione e cultura.
Nicoz Balboa – nat* a Roma e residente in Francia, studi allo IED e all’ESAG / École supérieure d’arts graphiques di Parigi – crea le sue opere, per cui trae spesso ispirazione dalla propria vita, trasfigurandola in una chiave fortemente (auto)ironica e grottesca, spaziando tra differenti tecniche e stili, dalla pittura al disegno, dal tatuaggio alla pirografia, dalle illustrazioni ai ritratti. “Play with Fire” – come già “Born to Lose” (Coconino Press – Fandango) – costituisce una sorta di diario in pubblico, testimonia la confusione e lo smarrimento di chi non si sente esattamente a proprio agio nel mondo e tenta faticosamente, tra tentativi, esitazioni ed errori, di far affiorare quella parte più segreta e nascosta, interrogandosi sull’autenticità dei propri slanci, provando a distinguere amore e amicizia, simpatia e attrazione fatale, per affrontare la vita con sincerità e passione.
La caduta delle maschere – la scelta di mettersi a nudo rinunciando a schermi e finzioni – ha un potente effetto catartico: non occorre essere nati in un corpo di donna, scoprire la sensualità degli amori saffici e imparare a pensarsi e riconoscersi in un’identità maschile per immedesimarsi nelle peripezie del(l*) protagonista, poiché nell’esistenza di ognuno ogni incontro e ogni relazione rappresentano un capitolo nuovo, nulla è mai uguale (salvo forse per i “consumatori” compulsivi, emuli del dissoluto Don Giovanni, nell’accezione mozartiana o meglio dapontiana, quando la farsa volge in tragedia). “Play with Fire” diventa così un libro emblematico della metamorfosi e della crescita, di quel passaggio fondamentale che si compie nell’adolescenza, quel mutar forma e pelle, verso una dimensione adulta che si raggiunge solo attraverso vari gradi di consapevolezza, vari livelli di maturità fisica e psicologica, non (sempre) senza dolore per la perdita inevitabile di una parte di sé.
Nicoz Balboa sintetizza mirabilmente con un segno grafico peculiare, di grande immediatezza e freschezza, in una composizione apparentemente caotica in cui si intersecano i vari piani (dal monologo interiore alle conversazioni ad alta voce), la distanza e insieme la sovrapposizione e l’intersezione continua, per dissonanze più che accordi, tra pensiero e azione, ragione e istinto. Una moderna educazione sentimentale in cui l’erotismo diventa la chiave della conoscenza di sé, lo strumento per esplorare e riconoscere la complessità, la ricchezza di sfaccettature, le contraddizioni e pure la fragilità di ogni essere umano: “Play with Fire” significa scherzare con il fuoco, mettersi a rischio, abbandonare il lido sicuro delle proprie certezze per avventurarsi in una dimensione sconosciuta, affascinante, forse pericolosa, per una personale istanza di verità.
Un’impresa ardua, per cui è richiesto un certo coraggio: le opere di Nicoz Balboa toccano temi delicati e scottanti, affrontano in maniera diretta ed esplicita la sessualità, il tabù del piacere femminile e maschile, il diritto di essere se stessi fino in fondo in una narrazione coinvolgente e ricca di humour, sorprendente e a tratti struggente come la vita stessa, nel segno della libertà.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
“Legger_ezza” 2020 prosegue in dicembre, sempre in versione “virtuale”, per un’indagine “letteraria” sulle “Discriminazioni di genere, violenza e bullismo” di ieri e di oggi, con una particolare attenzione alle forme di abuso e emarginazione che colpiscono giovani e adolescenti (ma non solo).
Arte e passione s’intrecciano ne “L’imitazion del vero” di Ezio Sinigaglia – che venerdì 11 dicembre alle 18.30 dialogherà con lo scrittore Alessandro De Roma: chiude il primo ciclo di incontri in rete quest’opera originale e avvincente che «sfida le regole della sintassi e della morale» per restituire in un italiano arcaizzante l’arguzia di una novella del Boccaccio.
“Legger-ezza” del CeDAC parte dalla letteratura per raccontare il presente, mettendo l’accento sulle derive pericolose delle discriminazioni e del bullismo, sui riflessi di una civiltà patriarcale e sulla fragilità dell’età adolescenziale a fronte di un’evoluzione culturale e sociale e di una sempre maggiore consapevolezza tra le giovani generazioni– frutto di decenni di lotte in difesa dei diritti umani – con un’antologia di titoli che spaziano dalla saggistica alla narrativa, dall'(auto)biografia al giallo al noir.