Il gioco della seduzione tra ingegno e passione ne “L’imitazion del vero” – il nuovo romanzo di Ezio Sinigaglia (TerraRossa edizioni) al centro dell’incontro a cura di Michele Pipia in programma venerdì 11 dicembre alle 18.30 in diretta su Facebook (alla pagina del Cedac Sardegna: https://www.facebook.com/Circuitomultidisciplinaredellospettacolo ) e in differita sul canale You Tube del CeDAC (link: https://www.youtube.com/channel/UCJz0jWSVa44vrMN4qIlm5ag) sotto le insegne di “Legger_ezza”, il progetto del CeDAC per la Promozione della Lettura giunto alla seconda edizione – incentrata su “Discriminazioni di genere, violenza e bullismo”.
L’opera originale, elegante e avvincente affronta un tema delicato e complesso in chiave ironica e maliziosa, sull’esempio delle celebri novelle di Giovanni Boccaccio: Mastro Landone, abile artigiano e brillante inventore, apprezzato dagli aristocratici e dai potenti in tutto il mondo per il suo straordinario talento, conduce una vita movimentata tra i viaggi oltre i confini presso i suoi numerosi e importanti committenti e le frequenti e piacevoli avventure che gli è permesso concedersi lontano dalla città di Lopezia. Orlando – questo il suo vero nome – in patria mantiene invece una condotta irreprensibile attenendosi ai principi sanciti per legge, tanto più che gli amori omosessuali sono qui non solo malvisti ma anche puniti con estrema ferocia, al punto da rendere preferibile la morte: il protagonista nasconde così le proprie inclinazioni, rassegnandosi a un’amara solitudine.
La nostalgia per la libertà sperimentata all’estero diventa particolarmente aspra e dolorosa allorché Tancredi IV, principe di Lopezia richiede i suoi servigi per approntare i congegni e macchinari strabilianti per celebrare i vent’anni di governo del tirannico signore: Mastro Landone non ha altra scelta che sottomettersi alla volontà del despota, pur sentendosi “imprigionato”, ma in lui si acuisce la pena per il desiderio insoddisfatto dei segreti piaceri.
Nell’impasse l’apparizione di Nerino, al secolo Antonio, avvenente giovane venuto a cercar lavoro come garzone nella bottega, porta un raggio di luce nell’esistenza al momento assai travagliata dell’artigiano e non solo per il garbo e la gentilezza ma per quella sua ineludibile bellezza, che diverrà per Orlando irresistibile tentazione e delizioso tormento.
“L’imitazion del vero” descrive l’evoluzione dei rapporti fra i due, la crescente familiarità se non proprio amicizia, l’istintiva e generosa protezione accordata da Mastro Landone al ragazzo e parallelamente, in una sorta di montaggio incrociato, l’evoluzione del fanciullo, alle prese con la pubertà, nella prima timida scoperta del suo corpo e i sonni inquieti del suo mentore, fino alla creazione della mirabolante macchina in virtù della quale, capovolgendo il noto principio, “la natura imita l’arte”. Nerino è l’ispiratore di un’invenzione inedita le cui sorprendenti qualità si scopriranno leggendo il romanzo e immergendosi nelle atmosfere evocate dalla forma arcaizzante e dalla lingua stranamente somigliante all’italiano antico, tratti distintivi di una scrittura che sposa un raffinato esercizio di stile e un’ardita provocazione intellettuale, un espediente letterario che colloca la vicenda in un’epoca remota e turbamenti, dilemmi, dubbi e temi assolutamente contemporanei.
«“L’imitazion del vero” è il primo libro che ho portato a termine dopo “Il pantarèi” – racconta Ezio Sinigaglia – ed è stato certamente influenzato dal mio romanzo d’esordio, dalle sue implicazioni letterarie e, se così posso dire, filosofiche più ancora che dalla sua infelice vicenda editoriale. Si trattava di decidere in che direzione potessi muovermi, come romanziere, restando coerente con me stesso, senza cioè rinunciare del tutto a uno sperimentalismo che sentivo come necessario ma che rischiava di spingermi su strade già tentate da altri.
Di qui l’idea apparentemente paradossale di rivisitare le origini stesse della nostra letteratura, cioè il genere della novella, la sua licenziosità gaudente, la sua lingua ricca e dal ritmo trascinante. “Tornare indietro per andare avanti”: così si potrebbe riassumere il mio progetto se si volesse farne uno slogan. Senza contare che a quell’epoca, verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso, avevo all’incirca quarant’anni e l’erotismo era ancora al centro dei miei interessi teorici (etici, estetici, politici) così come delle mie occupazioni. In quel progetto quindi si fondevano due esigenze convergenti: una letteraria e una esistenziale».
Tra i suoi maestri e punti di riferimento, lo scrittore milanese, che è stato anche redattore, traduttore, fotocompositore, copywriter, ghostwriter, autore di guide turistiche, cimentandosi quindi con i diversi mestieri legati alla letteratura e da ultimo, anche docente di scrittura all’Università di Milano Bicocca, cita tre nomi in particolare: «Joyce, Proust e Svevo». E spiega: «Da un certo momento in poi, infatti, mi sono orientato decisamente verso la letteratura del Novecento. Tuttavia sono sempre stato, specie nell’adolescenza (ma continuo a esserlo nella vecchiaia), un lettore onnivoro e disordinato.
Non ho preclusioni, di alcun genere». E sottolinea: «È interessante vedere come il nostro gusto di lettori cambi nel tempo: certi libri che mi avevano entusiasmato a vent’anni adesso mi dicono poco mentre altri, sottovalutati alla prima lettura, si mostrano ricchi di cose interessanti alla seconda. La letteratura è sempre prodiga di sorprese: anche quella che si credeva di conoscere fin troppo bene».
“L’imitazion del vero” è arrivato alle soglie del Premio Strega, è stato “libro del giorno” su Fahrenheit, ha ottenuto buoni riscontri di critica e pubblico. Il rapporto dell’autore con il successo? «Parlare di fama e successo è davvero eccessivo. L’idea stessa mi fa sorridere» – afferma Ezio Sinigaglia -. «Certo, meno di cinque anni fa, quando ho pubblicato “Eclissi”, ero uno scrittore totalmente sconosciuto, mentre adesso, almeno nell’ambito assai ristretto del mondo letterario e editoriale, sono noto quasi a tutti. Ma la mia fama si limita a questo.
L’esperienza più commovente, per me, è stata l’accoglienza riservata al “Pantarèi”, al quale sono legato, nel profondo dell’animo, più che a qualsiasi altra cosa mia: un’accoglienza sorprendentemente positiva, a volte addirittura entusiastica, specie da parte di molti giovani. Questa limitata notorietà mi piace, mi diverte e mi incoraggia. Un successo più vasto, e una vera e propria fama, dovessero mai arrivare, continuerebbero certo a divertirmi (cosa di cui nella vecchiaia si ha un gran bisogno), ma mi disturberebbero anche un po’, credo: sono un uomo molto timido e schivo».
Progetti futuri? «Nell’immediato, o quasi, conto di pubblicare il mio romanzo più lungo e complesso, con il titolo “Fifty-fifty”, in due parti, la prima nel 2021 e la seconda nel 2022, sempre per le edizioni TerraRossa di Giovanni Turi. Poi ho pronti altri due inediti che mi piacerebbe fare in tempo a dare alle stampe. Ho anche un progetto importante per un nuovo romanzo, una specie di “Pantarèi del giallo” (un metaromanzo sulla letteratura poliziesca, riconsiderata dal punto di vista dell’assassino), e aspetto che mi tornino le energie necessarie per riprenderlo e portarlo a compimento». Ma c’è anche un versante poetico: «ogni tanto scrivo qualche verso – rivela Ezio Sinigaglia -. «Prima o poi saranno pubblicati anche questi: si tratta solo di riuscire a evitare che siano postumi».
Il suo rapporto con l’Isola – meta virtuale dell’incontro con “Legger_ezza” – è particolarmente stretto: «La Sardegna è, né più né meno, la mia seconda patria – racconta Sinigaglia -. «Con Sara (mia compagna di vita da ormai quasi cinquant’anni), che aveva abitato a Cagliari per alcuni anni da bambina, abbiamo visitato assiduamente l’isola negli anni Settanta e Ottanta. Ma soprattutto siamo andati a viverci all’inizio dei Novanta, e ci siamo rimasti per quasi vent’anni. Ci torniamo spesso, almeno un paio di volte all’anno (epidemie permettendo), perché in Sardegna conserviamo affetti importanti.
Del resto, oltre alle amicizie, a me manca molto la Sardegna in sé e per sé, le sue atmosfere, i suoi profumi, i suoi colori forti, i suoi paesaggi solitari, il suo maestrale grandioso e le calure madide dei suoi scirocchi estivi. E i suoi cieli notturni, specie quelli invernali».
“Legger_ezza” 2020 si chiude in bellezza con l’ultimo appuntamento di dicembre, sempre in versione “virtuale”, per un’indagine “letteraria” sulle “Discriminazioni di genere, violenza e bullismo” di ieri e di oggi, con una particolare attenzione alle forme di abuso e emarginazione che colpiscono giovani e adolescenti (ma non solo). “L’imitazion del vero” di Ezio Sinigaglia è un libro emblematico, un’opera che guarda al passato per trarne una lezione adatta all’oggi, con una vicenda “scandalosa” che porta alla ribalta questioni importanti e controverse, primi fra tutti il diritto di essere se stessi senza nascondersi e la libertà di amare – ma offre anche interessanti spunti di riflessione sul rispetto dell’innocenza e sul confine tra il bene e il male.
“Legger-ezza” del CeDAC parte dalla letteratura per raccontare il presente, mettendo l’accento sulle derive pericolose delle discriminazioni e del bullismo, sui riflessi di una civiltà patriarcale e sulla fragilità dell’età adolescenziale a fronte di un’evoluzione culturale e sociale e di una sempre maggiore consapevolezza tra le giovani generazioni– frutto di decenni di lotte in difesa dei diritti umani – con un’antologia di titoli che spaziano dalla saggistica alla narrativa, dall'(auto)biografia al giallo al noir.