Lettera Aperta del Comitato Salva Olbia al Presidente Solinas
All’Onorevole Christian Solinas,
Presidente della Regione Sardegna e
Commissario per l’Emergenza Idrogeologica in Sardegna
In questi giorni, si è molto parlato di Bitti e della piovosità che l’ha interessata il giorno del disastro: 313 mm in 6 ore, confrontata con l’acqua caduta nel 2013 ai tempi di “Cleopatra”: 128,6 mm in 24 ore. Al disastro hanno contribuito almeno due fattori: la grande quantità di acqua piovuta e il restringimento della sezione di deflusso in conseguenza degli smottamenti a monte, finiti probabilmente dentro il canale tombato che attraversa il paese, con collasso dello stesso: tratto alto risalente al 1920, scoppiato nel 2013 e recentemente ricostruito; tratto basso risalente agli anni ‘70, scoppiato anch’esso qualche giorno fa.
A Bitti i lavori del dopo “Cleopatra” hanno avuto inizio con il rifacimento di parte del tombamento all’interno dell’abitato. Ciò, anziché privilegiare la proposta di alleggerire prioritariamente gli apporti acquiferi attraverso scolmatori esterni, pur previsti. Oggi, alla luce di quanto successo non è scartata l’idea di riportare il canale posto all’interno dell’abitato, al suo “naturale“, cioè “a cielo aperto”, non disgiunto dalla possibilità di delocalizzare diverse case! Quanto tempo, quanti danni e vite umane perse!
Consultando i dati pluviometrici pubblicati a cura dei competenti uffici regionali in occasione di “Cleopatra” 2013, le precipitazioni furono di 117,6 mm/giorno ad Olbia, 128,6 a Bitti e 469,60 mm a Orgosolo.
Il dato pluviometrico medio di maggiore piovosità degli ultimi 40 anni, a Olbia, è risultato essere di circa 90 mm/giorno, poco meno dei 117,6 mm del piovuto il 18 novembre 2013. Se ne deduce che il disastro di Olbia non era dovuto all’eccesso di pioggia ma alle condizioni oggettive in cui il temporale o “bomba d’acqua” (a seconda dei punti di vista) ha trovato la Città e le sue opere per lo smaltimento, con particolare riferimento ai lavori manutentivi, fino ad allora molto trascurati.
Il tutto assieme ad altre concause quali:
- il crollo del rilevato stradale in Regione Monte Pino in conseguenza dell’ostruzione di un tombino che ha fatto da tappo, creando a monte una vera e propria diga in terra;
- l’ingresso di acque estranee al “bacino” nell’imbocco della galleria che dal Rio San Giovanni porta l’acqua dell’Ersat a Pinnacula per l’irrigazione della piana di Olbia;
- la mancata osservanza, nel tempo, in Città, delle regole circa le distanze di rispetto dal bordo dei canali, come pure la mancata estirpazione o taglio degli arbusti o l’eliminazione dell’interrimento dagli alvei;
- l’inopportuna priorità data nell’esecuzione del rivestimento e ampliamento dei canali esistenti, di alcuni anni fa ai lavori per le opere a monte, lasciando incompleta la parte a mare;
- l’aver “mantenuto in vita” attraversamenti realizzati con tubi multipli, assolutamente inadeguati;
- aver consentito la realizzazione di piloni di ponti in mezzo ai canali e la messa in opera di cavidotti e tubazioni di ogni tipo negli alvei fluviali;
- aver consentito, per lungo tempo, che i canali diventassero veri e propri collettori fognari (scarichi oggi fortunatamente quasi eliminati), nonché discarica dei solidi più disparati (lavatrici, auto, moto, bici, barche, rifiuti in genere);
- non aver provveduto, per tempo, a mettere in sicurezza diverse strade o spazi con la creazione di semplici cordoli, marciapiedi o recinzioni in rete a protezione delle aree di rispetto dei canali.
Con tutte queste problematiche, molte ancora attuali, se ne può dedurre che Olbia, nonostante quanto fatto a partire dal 2013, si trova tuttora in condizioni non molto diverse da Bitti, nonostante alcune opere di emergenza realizzate e con importanti opere finanziate ma che, a distanza di anni, sono ancora da approvare. Approvazioni che difficilmente arriveranno a causa di scelte progettuali che in molti, compreso lo stesso Comune di Olbia, giudicano pericolose (45 ettari di vasche di laminazione al fianco delle case, allargamento fino a 40 metri dei canali esistenti), con addirittura la previsione di rinforzare molte delle abitazioni confinanti con apposite palificazioni.
Qualche rilievo va fatto anche per l’ipotesi caldeggiata dall’attuale Amministrazione Comunale che prevede 12 chilometri di gallerie e vasche di laminazione dentro l’abitato, in Regione “Mannazzu”, per un’estensione di 15 ettari, con costi marcatamente alti e problematiche insite nelle stesse scelte che si vorrebbero fare.
Queste considerazioni, oltre a quanto già rilevato, riportano all’attualità i tanti errori commessi ma anche i pericoli, tipo Livorno o Cereta Mantovana, dove le vasche di laminazione, realizzate a confine o dentro le città (peraltro in cemento armato, non in terra come previsto ad Olbia), ne hanno recentemente confermato la pericolosità di cui siamo tutti consapevoli.
Eppure, a meno di 3 mesi da “Cleopatra 2013”, per scongiurare nuove alluvioni in Città, alcuni tecnici locali avevano proposto, alle competenti Autorità, un’ipotesi progettuale che prevedeva, per tenere l’acqua fuori da Olbia, uno scolmatore quasi tutto a ”cielo aperto”, esterno all’abitato, senza vasche di laminazione, senza lunghi tratti in gallerie, senza tombamenti. Si prevedeva in contemporanea, intervenendo sul Rio Padrongianus, di risolvere il problema dell’interrimento della canaletta portuale, quindi salvare in maniera radicale la Città e il suo Porto.
Ritenevamo e riteniamo quest’ultima soluzione, per Olbia, la più efficace, la più economica, la più immediata e adatta a risolvere, tutti insieme, tanti problemi, proprio per tenere in massimo conto le attuali condizioni urbanistico-edilizie della Città.
Tutto ciò anche in vista della sua riqualificazione e con riguardo alla valenza ambientale dei tanti canali esistenti e dei vantaggi che gli stessi potrebbero assicurare circa lo smaltimento delle acque piovane, che oggi ristagnano nelle strade e piazze cittadine anche in occasione di piogge insignificanti.
Sull’argomento Olbia, con molto ritardo (i Comitati la loro soluzione l’avevano proposta e difesa da tanto!), oggi intervengono in molti non per contribuire alla scelta della soluzione, ma per sollecitare l’approvazione di opere “pur che sia”, anche a nostro avviso poco sicure e, secondo molti, addirittura devastanti. Il dubbio è anche che intervengano perché hanno avuto sentore della bocciatura della soluzione all’esame del competente Ufficio VIA della Regione Sardegna.
A questo punto l’atteggiamento che vedeva i consiglieri comunali, per loro stessa ammissione, non in grado di dare indirizzi agli incaricati, si sta dimostrando molto sbagliato, anche perché, con i cambiamenti climatici in atto, conta molto la duttilità e la adattabilità della soluzione ai futuri scenari, cose che sfuggono sempre più spesso agli stessi addetti ai lavori, scenari che prevedono, fra l’altro, l’innalzamento del mare.
Improvvisamente dunque, in tanti, diventati tecnici, come detto, sollecitano la Regione ad adottare un piano che, se inadeguato, ci portarebbe danni ancor più gravi di quelli di “Cleolpatra 2013″!
L’aver a sua tempo voluto scartare, aprioristicamente, la soluzione più semplice, più lineare e anche meno costosa, da noi sempre privilegiata, così come non aver subito scelto, a Bitti, l’alternativa dell’alleggerimento a monte degli apporti, come si è visto, sono state o potrebbero essere operazioni devastanti, perchè tutto diventerà più complicato e difficile e le conseguenze saranno le stesse che hanno fatto trovare Bitti impreparata.
È infine parzialmente vero che le responsabilità stanno nella “burocrazia”, che nel caso di Olbia, ad esempio, si è ritrovata a difendere l’indifendibile! A questo punto, a seguito dei rilievi e delle argomentazioni sostenute, il Comitato “Salva Olbia” chiede al Presidente della Regione, nonché Commissario dell’emergenza Idrogeologica in Sardegna, la nomina di un Commissario “super partes”, unitamente a un pronunciamento unanime di un Consiglio Comunale finalmente convinto che su questo argomento occorre mettere da parte i condizionamenti partitici.
Da parte nostra continueremo a batterci per una soluzione sicura, più rispettosa dei cambiamenti climatici in atto, meglio finalizzata alla riqualificazione della Città spendendo certamente meno! Paradossalmente potrebbe essere il modo per recuperare il tempo perduto.
Comitato “Salva Olbia” (Il coordinatore Dr. Flavio Lai)