La Federazione Architetti Sardegna, tralasciando la discussione specifica sui 300 metri dalla costa già affronta con competenza da altri e inserita nella promessa di verifica da parte del Presidente Solinas, provano a farsi ascoltare proponendo la modifica del provvedimento almeno in cinque delle sue parti.
1) AMPLIAMENTI VOLUMETRICI «Le critiche che abbiamo mosso nei giorni scorsi al Piano Casa vogliono essere ancora una volta uno stimolo affinché si legiferi tenendo bene a mente che il valore più importante di tutti è la qualità e che il rilancio, anche in termini edilizi della Sardegna, non può prescinderne – spiega la presidente dell’Ordine degli Architetti della Città metropolitana di Cagliari e Sud Sardegna, Teresa De Montis -.
Non abbiamo riserve ideologiche, siamo progettisti e intendiamo promuovere anche l’esigenza di nuove architetture fortemente contemporanee. Pretendiamo però che, se si prevedono dei bonus volumetrici extra pianificazione, questi siano legati effettivamente ed efficacemente all’edificato esistente.
Per farlo occorre inserire criteri qualitativi e quantitativi volti a consentire gli ampliamenti volumetrici unicamente in forma integrata, coordinata e subordinata al recupero del patrimonio edilizio e/o alla riqualificazione ambientale e paesaggistica del contesto. I costi di costruzione previsti per gli ampliamenti dovrebbero, per esempio, essere vincolati a investimenti proporzionali al costruito originario scadente e alla riqualificazione territoriale. L’attuale testo del ddl, pur facendo esplicito riferimento al riuso, alla riqualificazione ed al recupero del patrimonio edilizio esistente” non definisce misure coerenti con tale obiettivo».
2) COMPRAVENDITA DI VOLUMI Si chiede l’eliminazione totale della parte in cui il provvedimento offre la possibilità di cessione dei volumi liberamente, senza che tali meccanismi siano inquadrati in strumenti di pianificazione capaci di coordinare e indirizzare gli interventi di “atterraggio” dei crediti edificatori senza che tale meccanismo produca effetti negativi nel contesto.
In sostanza, chiarisce la De Montis «Se venisse approvata questa parte della norma nascerebbe il caos anche burocratico della modalità di registrazione delle cessioni e soprattutto non sarebbe possibile verificare a monte le conseguenze della trasformazione proposta sul territorio. Per chi come noi è abituato alla pianificazione, è inaccettabile che si vada avanti senza una strategia verificabile».