Oggi avrebbero dovuto avere inizio le prove scritte di stato per l’abilitazione alla professione forense, prove che quest’anno non avranno luogo.
“Il Ministro Bonafede ha rimandato l’intero esame, causa Covid, dandone annuncio con un post su Facebook: è imbarazzante ed intollerabile che questo sia il livello di attenzione riservato a migliaia di giovani professionisti, lasciati oggi nell’incertezza più totale” commenta così l’On. Luca Toccalini, coordinatore federale della Lega Giovani.
“Ogni anno, quasi 25mila praticanti avvocato sostengono l’esame di abilitazione all’avvocatura – prosegue Toccalini – e questo Governo sembra non considerarli. Oggi siamo davanti al Ministero della Giustizia e, così come noi, sono scesi in piazza i ragazzi della Lega Giovani di fronte ai principali Tribunali italiani, per chiedere chiarezza e certezze. È indegna la noncuranza e la superficialità con cui opera Bonafede.
La situazione si era già resa particolarmente pesante durante la primavera scorsa quando, a causa del primo lockdown, la correzione degli scritti dell’esame del dicembre 2019 venne sospesa per tutto il periodo di emergenza. Solitamente gli scritti vengono corretti entro fine giugno. Quest’anno sono stati corretti a fine agosto e i risultati sono giunti a settembre. Si sono così accorciati di moltissimo i tempi per la preparazione dell’orale per tutti i praticanti che avessero passato lo scritto”.
“I praticanti in primavera ed estate hanno sopportato l’incertezza della loro situazione con encomiabile pacatezza, comprendendo a pieno la situazione emergenziale. Oggi però, quello che ha colto il mondo di sorpresa agli inizi del 2020, non è più una novità, ma la difficile realtà con la quale combattiamo tutti i giorni.
Far attendere ancora i praticanti solo perché il ministero non si è organizzato in tempo è veramente imbarazzante” conclude Toccalini.
Gli fanno eco Andrea Piras, coordinatore Regionale Lega Giovani Sardegna, e Matteo Milia, coordinatore Provinciale Lega Giovani Cagliari, organizzatori della manifestazione che si è tenuta quest’oggi di fronte al Palazzo di Giustizia di Cagliari dalle 12.00 alle 13.00: “La pratica forense dura 18 mesi ed è un periodo in cui in molti casi non si ha né stipendio, né tutele e diritti.
La legge professionale non prevede l’equo compenso per i praticanti avvocato, prevede esclusivamente il rimborso per le spese sostenute, ma spesso e volentieri il “dominus” presso il quale si svolge la pratica non riconosce nemmeno quello.
Tuttavia, i costi sostenuti dai praticanti sono spesso elevati: devono frequentare i corsi per il superamento dell’esame, che possono arrivare a costare quasi 4.000€; devono acquistare i libri e i codici commentati che si aggiornano ogni anno, e ogni professionista investe fino a 500€.
Tutto questo senza alcun compenso.
Noi praticanti avvocato abbiamo ascoltato molti ragazzi in questa condizione e ci siamo confrontati con diverse associazioni del settore: le proposte per superare questa situazione ci sono. Il Ministro dovrebbe solo avere la decenza di ascoltarle. Perché già che non faccia il suo lavoro è drammatico.
Almeno ci ascolti e metta in pratica le proposte che gli sono arrivate dai praticanti avvocato, così da risolvere questo ingiustificabile stallo” concludono Andrea Piras e Matteo Milia.