Il testo pubblicato da poche settimane dalla casa Editrice Aracne, è stato dato alle stampe in questo particolare periodo, cioè da quando la pandemia da COVID-19 ha condizionato in modo pervasivo la quotidianità delle persone (in particolare quella delle persone anziane) ed ha messo in discussione certezze, ma soprattutto in un momento in cui parlare di longevità, benessere, promozione e mantenimento della salute assume un valore di importanza basilare.
“Il progressivo aumento a livello mondiale, della aspettativa di vita delle persone nelle ultime decadi e la parallela riduzione della natalità – Sottolinea Roberto Pili che dai primi anni del 2000, affronta queste tematiche – ha aperto nuovi scenari demografici, sociali e sanitari che hanno consentito di conoscere quel fenomeno noto come “progressivo invecchiamento della popolazione. Negli ultimi duecento anni si è assistito ad un aumento dell’aspettativa di vita di 2,5 anni ogni decade, fenomeno questo non spiegabile solo su base genetica ma al quale concorrono diversi fattori, tra cui il miglioramento generale delle condizioni di vita, le cure per le malattie, la disponibilità di cibo e della’ alimentazione”.
Un considerevole aumento delle aspettative di vita che però non sempre corrispondono ad un aumento di aspettative di vita in salute.
“D’altro canto ad ogni cinque anni di aumento della aspettativa corrispondono solo 4 anni e mezzo di aumento di vita in salute – prosegue il Presidente della CmdL – questa differenza ha un’importante conseguenza, vivere più a lungo potrebbe significare condurre una parte della propria esistenza, in alcuni casi quella più avanzata, in presenza di alcune patologie che potrebbero condizionare qualità della vita e benessere. Ci riferiamo alle cosiddette patologie età correlate o patologie legate alla costituzione e genetica della persona ed altre legate agli stili di vita”.
Sono proprio queste ultime patologie che influiscono sul benessere delle persone e sulla qualità della loro esistenza. Quindi come ridurre il divario tra aspettativa di vita ed aspettativa in salute? Questa è un’altra delle sfide nella promozione della longevità che hanno evidenziato i due autori nel testo e che si intreccia con l’ulteriore confronto associato alla semantica del vivere e dell’invecchiare bene.
“Per quanto questo tema abbia affascinato sin dalla notte dei tempi i filosofi e sia stato oggetto di ricerca da parte di numerosi studiosi nel campo della medicina e della psicologia anche nel corso dell’ultimo secolo – puntualizza Donatella Petretto, Docente di Psicologia Clinica all’Università di Cagliari – non è certamente facile poter trarre delle conclusioni. Forse l’unica parziale convergenza che si può individuare sugli studi attuali è proprio l’importanza di focalizzarsi sulla centralità della persona, sul suo punto di vista e sulla soggettività del costrutto psicologico del benessere”.
Definire longevità ed invecchiamento è quindi il punto focale che accompagna il lettore nel corso del testo che ha una forte vocazione transdisciplinare e biopsicosociale, sintetizzata dall’impegno degli autori e dell’equipe di lavoro della Comunità Mondiale della Longevità (di cui fanno parte lo psicologo Luca Gaviano ed il pedagogista Gian Pietro Carrogu) ed gruppi di ricerca internazionali.
Nel saggio “Longevità nel benessere sfide presenti e future” gli autori affrontano e sintetizzano la letteratura scientifica più recente, presentano i dati emersi dalle ricerche sulle popolazioni di longevi e i preziosi esperimenti naturali che mostrano il forte intreccio tra genetica, costituzione, comportamento e tra persona ed ambiente, ma soprattutto ponendo l’accento sul concetto di nicchia ecologica che sempre più affascina quanti si approcciano a questi temi.