Ricordi di Sicilia: storia di Giovanna Baglieri
Era il 15 dicembre del 1940 in Casa Baglieri: le ristrettezze economiche erano estreme e la mia bisnonna Giovanna, donna volitiva ed energica, lavoratrice instancabile decise, con l’appoggio di tutte le sue colleghe del Tubercolosario e Sanatorio “G. Odierna” di Ragusa, di intraprendere quel viaggio di speranza per la sopravvivenza di tante famiglie ragusane.
Approfittò dell’occasione per la celebrazione della giornata della madre e del fanciullo per recarsi a Roma a parlare direttamente con il Duce. La giornata era programmata per esaltare i simboli della forza e della continuità della razza.
Il Podestà di Ragusa informa la Baglieri che sarà ricevuta insieme a 92 madri giunte da tutte le Provincie d’Italia e che rappresentano le più numerose famiglie italiane, sottolineando con un pomposo apologo che la visita al Capo del Governo, primo animatore e instancabile assertore della saldezza del vincolo familiare come nucleo essenziale della Nazione e della necessità dell’accrescimento demografico come fondamento primo della potenza dei popoli, degnamente avrà inizio la significativa celebrazione… la Giovanna non capi molto di quel discorso ma si preparò a partire…
Dopo la sofferta ma essenziale decisione per la Baglieri (la mia bisnonna) di partire fra due giorni per Roma, la cosa più difficile era comunicarlo al marito Turiddu (Salvatore), uomo di poche parole e visibilmente irritato dal comportamento audace e combattivo della consorte.
All’annunzio della volontà di partire per essere ricevuta dal Duce a Roma, il Turiddu rispose in forma lapidaria:
“Quella è la porta, se la varcherai per andare a Roma, non potrai più ritornarvi”.
La Giovanna, senza esitare, rispose:
“Beh, se questa è la tua decisione, ti informo che la Casa in cui viviamo è la mia, quindi se c’è qualcuno che varcherà la porta e non entrerà più sarai tu!”.
Il Turiddu l’accompagnò insieme a una nutrita schiera di donne e colleghi la Giovanna partì.
Dopo la cerimonia a Roma in occasione della giornata della madre e del fanciullo, la Giovanna fu ricevuta dal Duce che mostrò ammirazione per il coraggio e la determinazione di una donna del sud come lei.
L’epilogo della vicenda
Dopo poco tempo, gli stipendi a tutto il personale del Tubercolosario e Sanatorio “G. Odierna” furono erogati. Al ritorno a Ragusa, Giovanna Baglieri fu accolta alla Stazione da un tripudio festante da una buona parte dei colleghi e dalle autorità cittadine…
Beh, il Turiddu e la Giovanna vissero tanti anni insieme nella stessa casa, con la stima e la ammirazione della propria città.
Il Tempo passa, ma i ricordi rimangono… Della bisnonna solo una nipote segui il cammino della Baglieri, la Pina Blundo (alias mia madre), che lavorò in Ospedale “Maria Paternò Arezzo” e fu rappresentante sindacale, apportando un notevole impegno alla causa femminile nel mondo del lavoro.
Come dice il detto: “Le parole commuovono ma gli esempi trascinano“. Anch’io, Turiddu (Salvatore), il piccolo pronipote della Giovanna, nella mia carriera lavorativa presso il mitico Pastificio e Molino “ S. Lucia” di Ragusa, diventai rappresentante dei lavoratori cercando di portare le istanze dei miei colleghi a una classe dirigenziale responsabile e collaborativa.
Concludo con il pensiero della Giovanna che ebbi la fortuna di conoscere:
“Caru picciriddu, sturia e pensa ca to testa, sulu accussi nun ti puonu futtiri (Caro bambino, studia e pensa con la tua testa, solo cosi gli altri non ti possono fregare).
Firmato
Il Presidente dell’Accademia delle Prefi, Salvatore Battaglia