“Dove sono finiti i 9600 infermieri di famiglia e di comunità previsti dal Decreto Rilancio? Se la matematica non è un’opinione, una volta aggiunti ai circa 4000 reclutati da Arcuri, i vaccini decollano. Chiediamo al ministro Speranza, che ne aveva annunciato l’assunzione lo scorso 16 luglio anche per fare fronte alla seconda ondata pandemica, di verificare.
Si faccia un’immediata ricognizione per sapere il numero di questi professionisti realmente assunti per capire dove sono stati collocati fisicamente e quali prestazioni stiano svolgendo”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, in occasione dell’esame in Commissione Igiene e sanità del Senato del Ddl 1346-1751, sulla figura dell’infermiere di famiglia.
“Non è che gli infermieri disertano il bando di Arcuri, ma semplicemente non ci sono, anche a causa dell’imbuto formativo. E quelli che ci sono – spiega – sono stanchi di essere trattati come professionisti di serie B.
Fermo restando la reale necessità di reclutare infermieri e assumerli con contratti non precari vista la pregressa carenza di decine di migliaia di infermieri nel SSN, servono proposte reali. Tanto più che riceviamo segnalazioni dai territori di infermieri che si sono resi disponibili alle Aziende di appartenenza per partecipare alla campagna, ma nessuno gli risponde”.
“Si faccia ricorso alla possibilità, per gli infermieri dipendenti del SSR – prosegue il segretario generale della Fials – di effettuare, al di fuori dell’orario di lavoro e in deroga a quanto previsto in tema di esclusività del rapporto di impiego, attività professionale anche presso il territorio e nelle RSA, previa stipula di una convenzione tra le strutture e l’Azienda sanitaria di riferimento che disciplini le modalità di svolgimento”.
“Oggi più che mai – conclude Carbone – è necessario recuperare l’idea rimasta incompiuta, a 40 anni della riforma sanitaria avviata con la legge 833/78: il potenziamento della sanità territoriale.
E con il Decreto Rilancio sembrava essere cosa avviata con 9600 professionisti assunti, senza dimenticare che questa pandemia va combattuta soprattutto sul territorio. Allora che aspettiamo? Una debacle dei vaccini? Sarebbe dolosa”.