Il contratto di fiume per risolvere i problemi della Bassa Valle del Coghinas
Si è chiuso con l’accoglimento delle quattro proposte che erano alla base dell’incontro, il tavolo che si è tenuto ieri mattina a Valledoria tra gli enti preposti alla gestione della rete idrica del territorio, promosso dal Consorzio di bonifica del Nord Sardegna. Lo strumento giuridico sarà il Contratto di fiume che porrà in pratica le quattro proposte:
“Ovvero – ha sintetizzato il presidente del Consorzio di Bonifica Toni Stangoni – lo studio e la mappatura delle criticità, lo studio del sistema nel suo complesso per programmare azioni nell’immediato futuro, la valutazione di un’azione sinergica che coinvolga tutti i soggetti pubblici con la creazione di un tavolo tecnico permanente e la sensibilizzazione e formazione dei soggetti privati per una corretta gestione del territorio e dei fondi agricoli”.
I partecipanti
Al tavolo erano presenti la Provincia di Sassari, il Genio Civile, Abbanoa e i comuni di Valledoria, Viddalba, Santa Maria Coghinas e Badesi, rappresentati dai Sindaci.
“Dobbiamo invertire la logica per cui si interviene sempre dopo l’emergenza – ha spiegato il presidente del Consorzio di Bonifica Toni Stangoni – con ristori che spesso non bastano e che hanno bisogno di un sacco di tempo per essere realizzati, e non prima a prevenire. Inoltre assistiamo spesso all’intervento dei diversi enti competenti con azioni sganciate l’una dall’altra, non c’è un coordinamento insomma. Da questo tavolo però si deve partire per creare dialogo costante e sinergia. Sinergia che dobbiamo allargare anche agli agricoltori che, tramite le associazioni di categoria, devono essere protagonisti primari della manutenzione del suolo. Questa prima riunione è infatti un avvio di dialogo tra enti pubblici che devono mettere sul tavolo tutti i propri ambiti di competenza e lavorare assieme con un unico obiettivo”.
I temi trattati
Al centro dell’incontro i problemi che ciclicamente interessano la Bassa Valle del Coghinas, che negli ultimi due mesi, a causa della abbondanti e incessanti precipitazioni, ha visto trasformati 1000 ettari di aree agricole, prevalentemente vocate alla coltivazione del carciofo, in paludi.
Ad aprire il tavolo il padrone di casa, il primo cittadino di Valledoria Marco Muretti, che ha rimarcato l’importanza di vedere riuniti allo stesso tavolo gli enti a vario titolo si occupano della gestione della rete idrica del territorio.
Gli interventi
“È un problema che si trascina da decenni – ha spiegato invece Pietrino Fois, commissario della provincia di Sassari -, è necessario infatti capire chi deve fare cosa e come. E soprattutto è necessario stabilire un interlocutore privilegiato, che funga da centro operativo per gli interventi”.
Si parte infatti dalla gestione della rete di canali: alcuni sono puliti, altri non lo sono.
“Sul territorio insistono 57 km di canali e 24 di questi sono di competenza del Consorzio, alcuni dei comuni, mentre ci sono fiumi sui quali interviene la Provincia – ha spiegato l’ingegner Giuseppe Bellu, direttore tecnico del Consorzio di Bonifica -, all’interno di una superficie totale di circa 1000 ettari coltivata tutto l’anno. Per ciò che riguarda il Consorzio le opere idrauliche di dreno sono perfettamente funzionanti e rinnovate, però ci siamo resi conto che questo sistema, rispetto alla eccezionalità di determinati eventi atmosferici va in crisi, riuscendo a lavorare bene entro i 30 mm di pioggia giornalieri. Limite che come sappiamo è stato abbondantemente superato. È necessario inoltre che ci sia un intervento sinergico su tutti i corsi d’acqua, che vanno puliti, ma non solo, vanno potenziati gli strumenti. Fondamentale è poi intervenire sulla normativa che ripartisce gli ambiti di competenza e risulta poco chiara”.
È qua che si inserisce il protocollo giuridico che riguarda i Contratti di fiume. E proprio per il territorio della Bassa valle del Coghinas qualche anno fa, alcuni degli enti presenti al tavolo di Valledoria, hanno sottoscritto, con l’obiettivo di affrontare le criticità che interessano il comprensorio, un contratto di fiume, che avrebbe dovuto anticipare le azioni proposte durante la riunione di stamane ma che non ha avuto realizzazione per la mancanza di un ente operativo che coordinasse le azioni di prevenzione.
“È proprio da questa accordo giuridico che occorre ripartire – hanno chiosato all’unisono i convenuti -, con una concertazione che in tempi brevi ci porti ad essere operativi con specifiche richieste anche alla Regione”.
“Oggi più che mai – ha infine concluso il direttore generale del Consorzio Giosuè Brundu – è necessario che gli enti qua presenti diano la possibilità alle proprie strutture tecniche di incontrarsi”.
Il prossimo step è previsto infatti per il 4 febbraio prossimo: sul piatto il complesso reticolato idrico, il livello di manutenzione per ciascun ente competente e le risorse a disposizione.