La doppia sfida del Paese: si può vincere solo se gli egoismi miopi dell’ultimo ventennio verranno sconfitti.
Viviamo tempi eccezionali. Servono risposte eccezionali. Primo. C’è un errore strategico che non possiamo permetterci di ripetere e, per questo, va fatta un’operazione verità nella Conferenza Stato-Regioni. Che ha tagliato brutalmente gli investimenti pubblici nella sanità, nella scuola e nei trasporti per i cittadini meridionali. Riuscendo nel capolavoro di fare perdere al Nord produttivo un mercato interno di consumi che vale molto di più delle esportazioni italiane.
Secondo. Per vincere la sfida del Recovery Plan bisogna puntare tutto sugli investimenti pubblici e attrezzare una macchina esecutiva capace di attuarli. Quella che deve cominciare è una storia nuova che parte dai diritti di cittadinanza negati e da un rinnovamento profondo della classe dirigente meridionale. La sintesi politica che serve al Paese è questa
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Siamo in guerra. Non ne siamo ancora usciti, ma la politica italiana non cambia. Hanno solo imparato a fare riferimento più o meno tutti al dopoguerra per sottolineare che oggi come allora c’è l’esigenza di cambiare il Paese.
Poi invece arriva una legge di stabilità che ci riempie di debiti per dare un pochino di euro a tutti e sembra più quella della anteguerra che del dopoguerra. Ci mancano solo la processione del santo patrono o il teatrino di avanguardia, per il resto soldi proprio a tutti. Pochi, spesso ritardati, sempre a debito, ma a tutti. Siamo, purtroppo, impantanati tra la tattica e la comunicazione.
Si insegue un fatuo consenso con un governo che spende e spande, ma sotto il coperchio gigantesco c’è una pentola a pressione pronta a esplodere perché i posti di lavoro in gioco sono circa cinque milioni.