La società 5.0 apre le porte all’umanesimo digitale: scenario
La società 5.0 considera l’impiego della tecnologia al servizio dell’uomo e dei suoi bisogni. Questo vale non solo nell’ambito della produzione e dell’economia ma anche nei campi della medicina, della ricerca e di tutte le attività che contribuiscono al benessere sociale. Il nuovo paradigma della società, mira a raggiungere una convergenza avanzata tra il cyberspazio e lo spazio fisico, attraverso l’ausilio delle tecnologie esponenziali come l’intelligenza Artificiale basata su BigData e Robot, per eseguire o supportare gli umani nei lavori ripetitivi e logoranti. In un’epoca caratterizzata da una forte interazione tra uomini e tecnologie, approcciare la trasformazione digitale dal solo punto di vista tecnologico è riduttivo. Occorre far riferimento ad una nuova visione che veda l’uomo al centro e la piena integrazione funzionale tra il mondo digitale e lo spazio fisico per bilanciare il progresso economico e sociale.
L’uomo, quindi, non è più visto come una creatura debole ma, al contrario, torna ad essere al centro, recuperando una sorta di visione “rinascimentale” del periodo in cui viviamo in cui può esprimere le sue capacità intellettive che lo rendono diverso dalle macchine. Adottando questa nuova visione, possiamo asserire e ribadire il concetto che le tecnologie esponenziali (l’intelligenza artificiale, l’IoT, il cloud computing, la robotica, i bigData, etc…) debbano essere impiegate al servizio dell’uomo. Le finalità della nuova visione sono aumentare il benessere e mantenere alta la qualità della vita delle persone, in opposizione ai propositi di considerare la tecnologia un mero strumento del mercato.
“Non è immaginabile che l’uomo venga “tecnologizzato”, ma si può fare in modo che la tecnologia sia “umanizzata” mettendola al servizio delle persone”
Ma siamo appena all’inizio del percorso di trasformazione della società e in molti sono attenti a considerare solo i possibili effetti sfavorevoli del processo come un futuro imminente in cui migliaia di posti lavoro verranno cancellati a causa dell’ingresso delle tecnologie nelle mansioni a basso contenuto cognitivo.
È arrivato allora il momento di andare oltre e fare una riflessione più profonda con ragionamenti che non ci portano ad opporci al progresso, ma ad adeguarci al cambiamento, accogliendolo come un’opportunità. Se da un lato le nuove soluzioni tecnologiche si sostituiscono ai lavori ripetitivi e logoranti, dall’altro esse trasformano il mondo del lavoro, riequilibrando l’occupazione con la nascita di nuove professioni, qualitativamente superiori e con remunerazioni più alte perché il livello intellettuale richiesto sarà decisamente maggiore. I robot, ad esempio, non si sostituiranno agli uomini ma li affiancheranno, come nel caso dei cobot, strumenti pensati per interagire con le persone svincolandole da attività pericolose, gravose e ripetitive. Dunque, l’interazione tra l’uomo e la macchina consente di trarre numerosi vantaggi da ciò che ciascuna delle parti sa fare meglio. Ma andiamo con ordine.
INDUSTRY 4.0
Con l’introduzione delle politiche per favorire la rivoluzione industriale pianificata, la cosiddetta “Industry 4.0”, si è incentivata l’iper-automazione finalizzata al rafforzamento della competitività della produzione, nell’efficienza operativa, nello sviluppo di modelli di business innovativi e nell’offerta di servizi e prodotti completamente nuovi.
In pratica con l’Industry 4.0 si è puntato alla digital transformation come leva per creare fabbriche intelligenti.
I dati (BigData) raccolti da diverse fonti come macchine, sensori, dispositivi e molto altro ancora sono al centro della strategia per creare “imprese connesse” al fine di sfruttare la potenza dell’Intelligenza Artificiale (AI) sui BigData. In concreto, con i dati provenienti dai sistemi di produzione è possibile generare intuizioni basate sui dati e modelli predittivi per supportare il management nelle decisioni strategiche.
In questo scenario apparentemente favorevole, il progresso tecnologico può generare un rovescio della medaglia creando le condizioni per ampliare i divari di competitività ed agire come motore della disuguaglianza sociale.
SOCIETY 5.0
È giunto il momento di guardare avanti, andare oltre l’iper-automazione delle aziende e abbracciare una visione più ampia, portando la trasformazione digitale fuori dalle organizzazioni pubbliche e private. Una visione d’insieme che concepisca una società intelligente, dove in qualsiasi livello sociale, economico, amministrativo, politico e culturale si adottino nuovi mindset e modalità operative in linea con il futuro che si manifesta.
Stiamo parlando di un qualcosa molto simile all’approccio della Industry 4.0, un approdo della rivoluzione digitale aziendale in tutti gli ambiti della società, che bilanci il progresso economico e sociale, affinchè si concepisca un nuovo modello di società, una “società 5.0”.
Questa idea è stata presentata nel marzo 2017 dal primo ministro giapponese Shinzo Abe in occasione della fiera CeBIT di Hannover, dove ha delineato la visione del Giappone per “Society 5.0”. Tale idea di società è stata proposta nel “Quinto piano di base di scienza e tecnologia” come una società futura alla quale il Giappone dovrebbe aspirare.
Analogamente alla progressione della rivoluzione industriale dall’industria 1.0 all’industria 4.0, la Japan business Federation, KEIDANREN, ha pubblicato un documento che illustra una simile evoluzione anche nella società. Sebbene le scadenze di tutte le fasi non coincidano temporalmente con quelle della rivoluzione industriale, l’analisi rileva come, nel tempo, le rivoluzioni industriali e sociali stiano convergendo e il salto successivo non può che essere una naturale unione dei due fenomeni. Sadayuki Sakakibara, presidente di KEIDANREN ha descritto il concetto di “Society 5.0″ come un progetto nazionale “per realizzare un futuro in cui le vite e la convivenza sociale delle persone siano ottimizzate facendo pieno uso di tecnologie esponenziali come IoT, Intelligenza Artificiale, Robotica e BigData “.
Seguendo la società della caccia (Società 1.0), la società agricola (Società 2.0), la società industriale (Società 3.0) e la società dell’informazione (Società 4.0), le politiche di vasta portata della Società 5.0 propongono una nuova trasformazione dei modi contemporanei di vita.
Society 5.0, è un’idea sviluppata principalmente in Giappone ed è un esempio concreto del tentativo di arginare le preoccupazioni umane sulla pervasività della tecnologia. Oltre a promuovere tecnologie di facile utilizzo per la vita quotidiana, l’iniziativa cerca di affrontare le sfide della produttività in una società che invecchia. Con interfacce uomo-macchina sempre migliori, è possibile aumentare in modo significativo le nostre capacità. I dispositivi indossabili (wearable) forniscono ai lavoratori strumenti digitali per operare nelle fabbriche intelligenti. I tessuti smart portano le funzioni avanzate nell’ambiente di lavoro e aiutano a proteggere i lavoratori che invecchiano. I robot controllati dall’uomo (cobot) consentono alle persone con una forza fisica in declino di lavorare contando sulle prestazioni della macchina. Migliore è l’integrazione tra uomo e macchina, più è semplice mantenere attiva, sicura e altamente produttiva una forza lavoro che invecchia. Sia le aziende che i responsabili delle politiche nazionali hanno il compito etico e sociale di favorire l’aggiornamento e la formazione che permetterà alle persone di effettuare una trasformazione agevole da una tecnologia all’altra. Upskilling e Reskilling sono le pietre angolari di questo importante cambiamento affinchè organizzazioni e persone possano ottenere il massimo rendimento dalle opportunità offerte dalle tecnologie esponenziali, piuttosto che subirle ed ignorarne i benefici e vantaggi.
Un nuovo umanesimo
La società 5.0 porta con sé una nuova concezione ed un nuovo modo di considerare la natura umana definibile come “Umanesimo Digitale”. Una visione che professa il recupero della centralità dell’uomo rispetto alle macchine e alla tecnologia, per avviare una “rinascita” della cultura, delle relazioni e della moralità. Esso non converte l’essere umano in una macchina, né investe le macchine del ruolo di “esseri umani”. L’Umanesimo Digitale riconosce la specificità dell’essere umano e delle sue capacità, servendosi delle tecnologie digitali per accrescerle e non per limitarle.
Il nuovo paradigma della società, mira a raggiungere una convergenza avanzata tra il cyberspazio e lo spazio fisico, consentendo alle tecnologie come l’Intelligenza Artificiale basata su BigData e Robot, di eseguire o supportare i lavori che gli umani hanno fatto fino ad ora.
Questo libera gli esseri umani dal lavoro e dalle attività quotidiane gravose, nelle quali non sono particolarmente bravi e allo stesso tempo genera un nuovo valore, che favorisce l’ottimizzazione dell’intero sistema sociale e organizzativo.
Questo è un modello di società centrata su ogni singola persona, con una moltitudine di servizi e applicazioni che si scambiano dati con il fine di perseguire il benessere sociale, non un futuro controllato e monitorato da Intelligenza Artificiale e dai Robot.
Centrare l’obiettivo dell’umanesimo digitale con questi attributi consentirebbe al mondo intero di progredire con lo sviluppo economico, risolvendo allo stesso tempo i problemi sociali chiave, oggi ancora irrisolti.
Alla luce di tutta questa trasformazione, che mette in gioco sia il capitale umano che quello tecnologico, l’Umanesimo Digitale e la Società 5.0 raccolgono la sfida di configurare la digitalizzazione in modo tale che essa possa contribuire all’umanizzazione del mondo rendendolo un posto migliore caratterizzato da una società centrata sull’uomo in cui ogni essere vivente possa godere di benessere e un’alta qualità della vita.