Macchine per cucire professionali complete di ricambi e accessori, da utilizzare per il confezionamento di mascherine protettive in tessuto lavabile multistrato, utili al contenimento della trasmissione del Coronavirus, sono state donate alle donne del Centro di sviluppo sociale di Bint Jbeil, nel Libano del Sud, dai “caschi blu” del contingente italiano di Unifil, la Forza di interposizione delle Nazioni Unite schierata al confine con lo stato d’Israele.
Grazie al contingente italiano, il “Laboratorio Italia” potrà confezionare mascherine per la popolazione e offrire nuove opportunità di lavoro alle donne della comunità di Bint Jbeil, con possibilità di guadagno per le famiglie.Soddisfazione per il successo dell’iniziativa è stato espressa dal comandante del settore Ovest di Unifil, generale di brigata Andrea Di Stasio, il quale ha sottolineato che oltre alla lotta al Covid“il progetto guarda a un coinvolgimento di risorse e competenze locali capaci di generare positive ricadute economiche nel territorio. Tutto questo, nell’ottica di un rafforzamento di politiche partecipative di sviluppo sociale che siano in grado di dare slancio al settore occupazionale femminile e favorire lo “state” e il “capacity building” nel Sud del paese. Un ciclo virtuoso di “self sustainability”, lo ha definito Di Stasio, “che il contingente italiano ha voluto implementare in ambito Unifil e che si sta rivelando vincente”.
La donazione, finanziata con fondi del ministero della Difesa italiano, rientra nell’ambito dei progetti di cooperazione civile-militare promossi dal contingente italiano per garantire l’assistenza alla popolazione che, insieme al monitoraggio della cessazione delle ostilità e al supporto alle forze armate locali, è uno dei principali compiti assegnati al contingente italiano di Unifil nel rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.