Un messaggio politico che aveva visto oltre il 97% dei votanti, per un totale di 848.691 cittadini, contrari alla possibilità di ospitare centrali elettronucleari e/o scorie nucleari in Sardegna. Ma ancora prima, nel 2004, i Riformatori Sardi avevano portato avanti una battaglia contro questa possibilità con anche una manifestazione a Roma davanti al Quirinale che siamo pronti a replicare.
Oggi dispiace constatare che il Governo centrale abbia indicato la Sardegna tra le possibili destinazioni in cui potrà essere costruito lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi ma sia chiaro il messaggio che non intendiamo accettare che la nostra Isola possa diventare una pattumiera di scorie nucleari.
A Roma lavorino piuttosto per l’inserimento in costituzione dello stato di insularità che finalmente riuscirebbe a garantire pari dignità e pari possibilità rispetto ai nostri connazionali e si attivino affinché il nostro paesaggio, unico al mondo, sia riconosciuto patrimonio dell’umanità. Questo è quanto ci aspettiamo dai nostri governatori nazionali.
La Sardegna, per vocazione e per bellezze ambientali, ha ben altre esigenze che ribadiamo con forza. Il futuro della nostra isola non è nelle scorie e negli ipotetici posti di lavoro da esse generati, ma bensì nella valorizzazione delle nostre meraviglie naturali, nel turismo e nell’ottenere pari opportunità colmando il gap derivante dal fatto di vivere su un’isola.