Nursing Up indaga sull’attività delle agenzie interinali del bando Arcuri
«Anna (nome fittizio per tutelare la sua privacy) ha poco più di 50 anni e lavora da oltre 20 nella complessa realtà sanitaria milanese. Un lungo periodo trascorso in un ospedale del capoluogo lombardo, come dipendente, poi il desiderio di svincolarsi (“ne ho viste davvero troppe”, racconta con amara ironia) e di intraprendere la strada della libera professione.
Anna ci offre la testimonianza principale, e ahimè quella più scabrosa, della nostra nuova delicata indagine sindacale, che intende far luce sulle ragioni che si nascondono dietro il numero così basso di infermieri che hanno fatto domanda per il bando Arcuri, poco più di 3.900.
Una delle domande senza risposta è anche questa: 3.900 sono tutti i colleghi che hanno fatto richiesta, o 3.900 sono quelli già selezionati? Che fine fanno le richieste di coloro che non hanno mai ricevuto risposta? Perché sono davvero tanti gli infermieri che ci raccontano di non avere mai avuto nessun tipo di contatto con le famose cinque agenzie interinali che si sono aggiudicate il bando Arcuri. Eh già, perché scoperchiando il pentolone che bolle, vengono fuori davvero cose che non ti aspetti».
L’indagine
Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, con la nuova indagine svolta dal sindacato, ci pone di fronte a una realtà decisamente inattesa, anche per coloro che, seppur estremamente critici nei confronti del modus operandi di Arcuri, non si aspettavano sorprese del genere.
«Ma lasciamo parlare Anna, che ci riporta anche le testimonianze di colleghi e colleghe che rispetto a questa situazione, da giorni, vivono nell’incertezza più totale. Risposte mai pervenute, oppure colloqui brevi, solo peer via telefonica, con proposte vaghe, informazioni sommarie, rimborsi spesa da interpretare».
La testimonianza di Anna
“La mia esperienza, ci dice l’infermiera milanese, è a dir poco allucinante. Mi chiedono prima di tutto al telefono il famoso vincolo di esclusività. E già qui mi hanno fatto vacillare. Come potrei rinunciare ad altri incarichi essendo una libera professionista? Poi la proposta economica è assurda. Non 3.077 euro come viene scritto sul bando, bensì 1.940 lordi, poco più di 1.200 euro netti, a fronte di 38 ore settimanali. Ma non è finita qui: l’agenzia che mi ha chiamata, mi ha anche reso noto che, se avessi accettato l’incarico avrei dovuto anche acquistare, a mie spese, una polizza assicurativa per i danni civili, e tutto questo per un contratto da precaria. Ma non è finita: perché pretendono anche che il mio ruolo di vaccinatore mi impegni non solo in provincia di Milano ma anche di Pavia. Vi immaginate la risposta quando ho chiesto se c’è il rimborso spese per la benzina? Quanto mi rimarrebbe alla fine in tasca tra le spese di viaggio e l’assicurazione?”.
De Palma allora va su tutte le furie e ancora una volta chiede con forza che il Ministro della Salute intervenga, e che dia indicazioni ad Arcuri per realizzare un nuovo bando, questa volta per acquisire la disponibilità degli infermieri dipendenti del SSN.
«Proprio due giorni fa ho scritto a Icardi, il Coordinatore della Commissione Sanità delle Regioni, e ho proposto un piano di dettaglio per affidare agli infermieri pubblici dipendenti gran parte della macchina vaccinale. I colleghi sono disponibili a scendere subito sul campo, ce lo dicono, dal nord al sud. Prima o poi arriveranno sostanziose forniture di vaccino, ma a quel punto che campagna potrà essere realizzata se continuiamo con una media di poche decine di migliaia di dosi al giorno, quando ce ne vorrebbero almeno 320.000 per finire entro 9 mesi?».
«Vogliono capirlo o no che i liberi professionisti ci sono, ma solo sulla carta?».
«La Fnopi dice che sono 60mila e non lo mettiamo in dubbio, ma come si è visto nessuno di loro accetta 1.200 euro al mese per lavorare 38 ore, su più province, e deve pure rinunciare ad altri lavori. Insomma, in questo momento in molte regioni italiane sono gli infermieri ambulatoriali che vaccinano. E qualcuno si chiede ancora perché solo loro? Ma perchè gli infermieri fuori dal SSN non intendono accettare le vergognose condizioni che queste agenzie interinali stanno offrendo. E cosa accadrà di questo passo? Che probabilmente finiremo di vaccinare gli italiani fra non meno di tre anni, se tutto andrà bene!
E potrà anche accadere che, alla fine di tutto questo, Arcuri possa essere costretto a rimodulare il bando selezionando i medici al posto degli infermieri! Beffa delle beffe! Quando invece gli infermieri ci sono, sono disponibili, vengono già impiegati nel SSN, solo che li pagano 15 euro lordi all’ora, più o meno è questo il prezzo per un’ora di straordinario, quando invece la Finanziaria ha dato indicazioni e fondi per retribuirli 50 euro lordi, mediante le cosiddette prestazioni aggiuntive!
Ci venga Arcuri a vaccinare per 15 euro l’ora! Ci venga lui a rischiare la pelle propria e quella della propria famiglia, mettendosi a inoculare vaccini nel bel mezzo di una pandemia, trattando centinaia e centinaia di persone tra le quali, per quanto ne sappiamo noi, chissà quanti sono gli infetti, anche asintomatici.
Insomma – chiosa De Palma – cosa aspetta Arcuri a decidere di cambiare rotta? È già tardi e il suo piano vaccini di massa non ha ancora visto la luce, ma la macchina delle vaccinazioni in Italia non può permettersi un pericoloso e incombente periodo di buio!».