Nursing Up interviene sul Piano Vaccini
«In un momento delicato come questo, stanno mettendo la salute degli italiani su un aereo di cartone che non riesce nemmeno lontanamente a decollare».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, ci presenta una accurata e impietosa disamina dei fatti, illustrando in più punti le ragioni che portano a pensare, senza mezzi termini che, almeno per quanto accade oggi, il piano vaccini dovrebbe essere completamente rivisitato.
«Cominciamo da quelli che sono i report nazionali e internazionali che vedono il nostro Paese, primo a essersi imbattuto nel Covid-19 in Europa, a ritrovarsi oggi dietro ad altre nazioni europee ed extraeuropee nei tempi di erogazione delle fiale alla popolazione e soprattutto per la quantità di dosi somministrate.
165mila le dosi somministrate dalla Germania, meno della metà quelle italiane, siamo fermi a 72mila. Questi sono i dati aggiornati al 2 gennaio. Ci appare alquanto inopportuno quindi che Arcuri si affretti ad autoelogiarsi, dicendo che siamo indietro di poco rispetto ai tedeschi. In realtà le Regioni, che sono lo specchio delle difficoltà palesi che vive la sanità italiana, non sanno letteralmente “che pesci pigliare”, e siamo solo all’inizio. I cittadini molisani del vaccino non ne vedono ancora nemmeno l’ombra. Il caso della Lombardia poi è emblematico e triste: nel territorio che può essere considerato il primo e costante epicentro di contagi, sono state appena utilizzate il 3% delle dosi a disposizione. Cominciano pure ad emergere ritardi nelle nuove consegne giornaliere, adducendo la scusa del maltempo, per non parlare della cronica assenza di personale che pesa come un macigno, alla luce di quei rinforzi che di fatto non sono ancora arrivati», denuncia De Palma.
«Ma non finisce qui perché, ancora una volta, nel leggere la circolare del Ministero della Salute sul piano vaccini, notiamo una sfilza di incongruenze che ci preoccupano non poco. A partire dal discutibile passaggio in cui si prevede che i medici “sovraintendano alla a raccolta dell’anamnesi pre-vaccinale e del consenso informato nel Punto di Accettazione e supervisionino la preparazione e la somministrazione dei vaccini e l’osservazione dei soggetti, nelle eventuali valutazioni/complicazioni cliniche…”. Qui si sta parlando, attenzione, delle attività degli infermieri e degli assistenti sanitari.
Siamo all’assurdo! Gli infermieri possono o non possono somministrare i vaccini?
La risposta è affermativa, perché alla luce della vigente normativa gli infermieri italiani possiedono le competenze e le conoscenze necessarie per svolgere queste delicate funzioni, e ne rispondono anche univocamente, in applicazione della legge n. 251 del 2000 e della legge n 42/1999, che ne garantiscono l’alveo di competenze, autonomia e responsabilità.
Il medico ha funzioni diverse, che nel piano vaccinazioni non possono certo ridursi, peraltro impropriamente come si è appena detto, alla sorveglianza sulle somministrazioni operate da altri professionisti, che agiscono nella pienezza delle loro competenze e responsabilità.
Si badi bene, nessuno qui discute la necessità della presenza del medico nelle équipe vaccinali, ma questo non deve certo avvenire per controllare le attività professionali di competenza infermieristica. Non è accettabile. Al medico deve essere chiesto di intervenire nel caso di reazioni avverse rispetto all’avvenuta somministrazione, per la diagnosi di competenza e per l’eventuale trattamento terapeutico, giammai per supervisionare le attività professionali infermieristiche.
Evidentemente al Ministero della Salute qualcuno dimentica che gli infermieri italiani sono professionisti “laureati”, con tanto di titolo di dottore, che agiscono in forza di un esplicito mandato professionale. Qui non si parla di mestieranti improvvisati.
E non si dimentichi, ma questo vale solo come mero esempio, che in questi giorni, in Emilia Romagna, un infermiere del 118, con il semplice supporto di una app è stato in grado, con enorme competenza e determinazione, di teleguidare un padre di famiglia, permettendogli di trarre in salvo la vita del proprio figliolo che stava morendo soffocato. Di casi del genere ne abbiamo a disposizione ogni giorno.
Ma sono proprio i fatti a confermare quanto noi asseriamo – prosegue indignato De Palma. – Invito chiunque a chiedersi, sempre sempre in relazione alla circolare ministeriale della quale stiamo parlando, con quali doti “ultraterrene” la figura di un solo medico potrebbe supervisionare, contemporaneamente, le attività di preparazione e somministrazione di 4 o 5 punti ambulatoriali dove si vaccinano i pazienti (talvolta distanti anche chilometri tra loro). Questo non potrà accadere, anche se prescritto, eppure i servizi funzioneranno comunque, perché nella realtà non serve alcuna attività di verifica degli infermieri sul campo, possedendo gli stessi le competenze professionali idonee per garantire in autonomia tale tipologia di attività. Lo dice la legge!
Ora ci aspettiamo che sulla materia intervenga la nostra Federazione degli Ordini Professionali.
E mentre continuiamo a chiederci come farà il Commissario Arcuri a reperire 12mila infermieri al di fuori della sanità pubblica, per supportare il piano vaccini, rispetto alla cronica mancanza di personale con cui combattiamo ogni giorno in questa emergenza (le 90mila unità che mancano all’appello non rappresentano certo numeri a caso) commentiamo con grandi perplessità le modalità con cui ci vengono presentati gli accordi contrattuali stipulati con le famose cinque aziende esterne, di cui si conoscono adesso finalmente i nomi:
Mainpower Srl, Randstad Italia Spa, Gi Group Spa, Rti Mandataria Synergie Italia, Rti Mandataria Etica Spa, copriranno i territori che vanno dalla Lombardia alla Sicilia.
Ma nel documento emesso dal commissario Arcuri, a un certo punto, viene posto in evidenza, e questo noi non possiamo accettarlo, che il contratto quadro viene stipulato con le agenzie interessate, pure senza aver previamente verificato i loro requisiti di partecipazione, più specificatamente “ …anche nelle more della verifica dei requisiti…”. Ma ci rendiamo conto?
Ciò avviene a causa del notevole ritardo con il quale ci stiamo muovendo, ed è anche evidente che possa emergere in qualsiasi momento che una o più di queste agenzie non possieda i requisiti previsti. E allora noi ci chiediamo: cosa accadrebbe se anche una sola delle agenzie che si occupano di ben 5 regioni, successivamente alla sua stipula dell’accordo, dimostrasse di non avere i requisiti necessari per portare avanti il suo incarico?
Questo passaggio non ci è chiaro. E ancora, cosa succederebbe se una delle aziende esterne fosse rimossa dall’incarico una volta che gli infermieri e i medici di un determinato territorio di competenza fossero stati già contrattualizzati?
Che fine farebbero questi professionisti? Cosa succederebbe a discapito della puntualità e dell’efficienza del piano vaccini che già viaggia in notevole ritardo? Quanti giorni dovrebbero aspettare i cittadini di quelle regioni per vedere arrivare sul territorio gli infermieri e i medici necessari per la somministrazione di questi salvavita? Possiamo davvero permetterci tutte queste incongruenze, quando in gioco ancora una volta c’è la nostra vita?».