Riapertura dei Musei Civici di Cagliari da lunedì 18 gennaio
Dopo oltre due mesi di chiusura, i Musei Civici di Cagliari sono pronti alla ripartenza già da lunedì 18 gennaio.
La Galleria Comunale d’Arte, il Palazzo di Città e il Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu sono felici di riaccogliere i visitatori dopo questa pausa che li ha visti chiusi al pubblico pur non avendo mai smesso di lavorare.
Il protrarsi della chiusura ha permesso di tenere vivo il dialogo con gli amici dei Civici, attraverso una ricchissima offerta di contenuti sviluppati sul web e continuando a lavorare anche negli uffici in attesa della tanto sperata riapertura.
Un momento importante in cui i musei sono i primi luoghi della cultura a ripartire in quanto i meno pericolosi davanti all’insidia dei contagi grazie alla facilità di contingentazione e di tracciabilità dei visitatori.
Un piccolo importante passo per un ritorno alla normalità che in questa prima fase prevede l’apertura soltanto nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì, ovviamente nel rispetto di tutte le regole per la sicurezza come la scorsa estate, con l’obbligo di indossare le mascherine, mantenere il distanziamento, assicurare gli ingressi contingentati ed effettuare le prenotazioni on line.
Tra riscoperte e novità, ecco l’offerta dei tre Musei che propongono, oltre al patrimonio d’arte della città con le sue Collezioni Civiche, anche le mostre temporanee attualmente allestite.
Galleria Comunale d’Arte
La Galleria Comunale d’Arte, ospitata all’interno dei Giardini Pubblici di Cagliari, gioiello botanico della città e vera e propria oasi di tranquillità è un’occasione per riscoprire l’ampia raccolta di opere d’arte del Novecento ospitata al suo interno. L’esposizione permanente che comprende la Collezione Ingrao è costituita dalle opere dei più grandi maestri italiani del Novecento, tra cui Umberto Boccioni, con trentuno opere fra dipinti e disegni, Giacomo Balla, Mario Sironi, Fortunato Depero, Gino Severini, Filippo De Pisis, Carlo Carrà, Ottone Rosai e Mario Mafai. A Giorgio Morandi è dedicata la sala che espone tre oli, nove disegni e l’importante carteggio fra l’artista e il collezionista Ingrao. Mino Maccari è presente con quaranta opere, che costituiscono la più rappresentativa esposizione in un museo pubblico dell’artista. A Francesco Ciusa, tra i maggiori artisti sardi del Novecento, è dedicata la sala omonima, che espone le sue sculture in gesso, primo nucleo della Collezione Civica di Artisti Sardi.
A tutto questo si aggiunge, la mostra temporanea “Giorgio Princivalle. L’anima malinconica delle cose”, a cura di Efisio Carbone e Stefania Mele, significativa retrospettiva dedicata all’artista a distanza di trent’anni dalla sua scomparsa e inaugurata lo scorso 30 ottobre, pochi giorni prima del DPCM del 3 novembre che imponeva la nuova chiusura dei musei. Ospitata nel cuore della Galleria Comunale, la mostra espone circa quaranta lavori che ripercorrono l’opera e la ricerca di uno dei più originali pittori del secondo Novecento in Sardegna.
Suddivisa secondo i suoi temi più cari come i cavallini, le spiagge, i ritratti di donna, ha scelto un titolo che riprende una frase tratta da un affondo critico di Salvatore Antonio Demuro su Princivalle e la sua opera.
L’artista recupera dall’infanzia alcuni oggetti archetipo come il cavallino, le teste di bambole, la gallinella per investirli di quella luce malinconica che l’occhio adulto acquisisce col tempo; parliamo di una malinconia non adombrata dalla tristezza ma, al contrario, pervasa di una dolcezza infinita che riscalda l’aria e porta ogni cosa fuori dal tempo.
Sul lavoro di Princivalle si è espresso più volte il critico Enrico Endrich, che dopo aver citato la metafisica, la poetica di Klee, i ricordi d’infanzia di Kandinsky scrive con ammirazione: “Quale complessità d’impulsi, di motivi, di memorie, di ridestarsi o profilarsi di stati d’animo, quale sorprendente riaffacciarsi di squarci di vita vissuta! L’aspirazione all’infinito la si coglie chiaramente nelle immagini diafane, lievi che escono dal pennello del nostro pittore e che tendono a librarsi nei cicli della speranza e dei sogni. Sono immagini fragili, dolci, delicatissime, fluttuanti sull’onda dei ricordi, delle reminiscenze, delle sensazioni sottili.
Palazzo di Città
Visto il grande successo di pubblico, i Musei Civici di Cagliari con grande piacere annunciano la proroga della mostra “Steve McCurry. ICONS” sino al 31 marzo 2021, inaugurata immediatamente dopo la fine del primo lockdown a dimostrazione di quanto e quale sia l’impegno dell’Amministrazione nei confronti del comparto cultura della Città. La mostra, curata da Biba Giacchetti, sbarca per la prima volta in Sardegna con 100 scatti che raccolgono il meglio della vasta produzione del grande fotografo americano esponendo i vari aspetti della sua straordinaria attività ormai quarantennale. Le immagini, diventate vere e proprie icone della fotografia e conosciute dal pubblico del mondo intero, sono un viaggio simbolico nel complesso universo di esperienze e di emozioni che caratterizzano il lavoro di McCurry.
A partire da alcuni scatti, gli unici in bianco e nero, realizzati tra il 1979 e il 1980 nel suo primo reportage in Afghanistan, dove era entrato insieme ai mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica.
Dall’Afghanistan veniva anche Sharbat Gula, la ragazza che McCurry ha fotografato nel 1984 nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e che è diventata una icona assoluta della fotografia mondiale.
Dall’India alla Birmania, dal Giappone all’Africa, fino al Brasile: con le sue foto Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate, mettendo in evidenza una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità. Mai come ora le sue foto consentono di attraversare le frontiere e di conoscere da vicino un mondo destinato a grandi cambiamenti. La mostra inizia infatti con una straordinaria serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e di ironia.
Una audioguida disponibile gratuitamente per tutti i visitatori, Steve McCurry racconta in prima persona molte delle foto esposte. Inoltre, un primo video proiettato in mostra accompagna le foto del primo reportage in Afghanistan; in un secondo video, McCurry racconta la sua lunga carriera e soprattutto il suo modo di intendere la fotografia. Un ultimo filmato, prodotto da National Geographic è dedicato alla lunga ricerca che ha portato Steve McCurry a ritrovare la “ragazza afghana” 17 anni dopo il famoso scatto. A tale proposito è del novembre 2016, la notizia che, dopo essere stata arrestata dalla polizia pakistana, Sharbat Gula è finalmente tornata nel suo paese.
Steve McCurry / Icons è infine il titolo di una pubblicazione curata da Biba Giacchetti, che costituisce il catalogo della mostra. Finalmente verranno esaudite le numerose richieste del pubblico che potrà tornare alla fruizione live in cui, complice il distanziamento sociale, sarà possibile godere quasi in esclusiva di ogni singola fotografia esposta.
Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu
Il gioiello d’Oriente nel cuore più antico della città di Cagliari, come è stato definito dalla rivista Bell’Italia, è il fiore all’occhiello delle Collezioni Civiche per via della straordinarietà della sua storia che dei pezzi che possiede. La storia del Museo d’Arte Siamese inizia infatti con la donazione alla sua città natale da parte di Stefano Cardu (Cagliari 1849–Roma 1933) di una preziosa collezione di oggetti d’arte provenienti dall’Estremo Oriente. Cardu, imbarcatosi da Cagliari in giovane età, dopo quasi dieci anni di navigazione approda in Siam, l’attuale Tailandia. A Bangkok, sotto il regno di Rama V, egli diviene progettista e costruttore di importanti edifici per la nuova capitale: fra questi il Palazzo del Principe Chaturonratsami (1879) il Royal Military College (1890-92), l’Hotel Oriental (1890), destinato a ospitare i diplomatici e regnanti in visita alla corte siamese.
Stefano Cardu è assiduo viaggiatore e raffinato collezionista dell’arte d’Oriente. Raccoglie negli anni oltre milletrecento manufatti di squisita qualità e fattura, databili tra il XIV e il XIX secolo, provenienti dal Siam e dal Sud Est asiatico, da Giappone, Cina e India. Tornato in Europa nel 1900, con grande generosità, il 22 luglio 1914 egli offre in dono alla città di Cagliari parte cospicua della sua collezione.
Il Museo Siamese viene aperto al pubblico nel 1918, in una sala dedicata al piano nobile del Palazzo civico Ottone Bacaredda e sarà Cardu stesso ad occuparsi dell’allestimento e del catalogo della mostra, i cui proventi, per sua volontà, furono destinati agli orfani della Prima guerra mondiale.
Trasferita per essere salvata dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale nelle grotte dei Giardini Pubblici, la collezione fu riordinata dall’orientalista Gildo Fossati e esposta nella Galleria Comunale d’Arte fino al 1981 per poi essere ospitata in via definitiva nella parte più alta della Cittadella dei Musei, il maggiore polo museale dell’Isola.
Come prenotare le visite?
Le prenotazioni sono da effettuarsi online sul sito: sistemamuseale.museicivicicagliari.it
Per informazioni: [email protected]
Orari: