Tutti possono firmare la petizione su https://www.sigeaweb.it/2012-07-23-20-04-01/convegni/1053-petizione-emergenza-geo-idrologica.html
“La Società Italiana di Geologia Ambientale ha lanciato una petizione sulla messa in sicurezza dell’Italia, per firmarla e condividerla basterebbe andare sul sito della SIGEA https://www.sigeaweb.it/2012-07-23-20-04-01/convegni/1053-petizione-emergenza-geo-idrologica.html
Sono importanti interventi non strutturali, ed in particolare è fondamentale il ruolo della comunicazione, in tutti i suoi aspetti, che va messa in relazione sia nella necessaria diffusione delle conoscenze, sia nel momento delicatissimo e difficile di gestione dell’allerta e di comunicazione del rischio. Su questi temi è necessario che la governance tecnica e quella politica lavorino insieme per esprimere utili sinergie, a partire dalla formazione delle professioni fino al governo dei fenomeni naturali, sviluppando concretamente il passaggio dalla cultura della emergenza a quella della prevenzione. In sintesi il messaggio corretto da trasmettere è “non spaventarti, preparati” cioè imparare a comportarsi e a difendersi. Anzitutto si tratta di comportamenti sociali: è necessaria una migliore coscienza civile da parte dei cittadini e dei politici e amministratori”. Lo ha dichiarato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
“Gli interventi strutturali di recupero certamente sono utili ma hanno bisogno di finanziamenti che hanno spesso costi elevati, (in questi ultimi anni sono stati previsti appositi fondi dalla Comunità Europea), ma servono anzitutto interventi non strutturali, che prevedano una corretta pianificazione territoriale e urbanistica. La SIGEA si è fatta promotrice della proposta di istituire la “Giornata Nazionale in memoria di tutte le vittime delle alluvioni e delle frane”. Viviamo in un periodo sempre più drammatico sul fronte del dissesto geo-idrologico in Italia: solo negli ultimi 50 anni abbiamo pianto, e continuiamo a farlo a ogni evento, oltre 1700 vittime.
I rischi per la popolazione – ha proseguito Fiore – i beni culturali, il sistema produttivo e le infrastrutture associati alle alluvioni e alle frane continuano a essere sottovalutati dagli organi di governo regionali e nazionali. Le azioni più significative si registrano solo nella gestione dell’emergenza che segue ogni singola calamità.
Con questa petizione vogliamo riportare in primo piano un tema a noi caro, la tutela dell’ambiente e della vita che esso ospita. L’auspicio è di sensibilizzare in modo capillare la popolazione che subisce in maniera passiva gli effetti del dissesto geo-idrologico affinché si crei una sensibilizzazione degli organi di governo.
Vogliamo creare un fronte comune che dia forza alle proposte tecnico-scientifiche che accompagnano questa iniziativa per ripristinare il corretto equilibrio tra ricerca, prevenzione, governo e tutela del territorio lontano dalle emergenze, con l’obiettivo di rendere più sicure le nostre case, le nostre scuole, il nostro Paese”.
La Società Italiana di Geologia Ambientale ha lanciato una petizione sulla messa in sicurezza dell’Italia, per firmarla e condividerla basterebbe andare sul sito della SIGEA https://www.sigeaweb.it/2012-07-23-20-04-01/convegni/1053-petizione-emergenza-geo-idrologica.html
Dunque Società Italiana di Geologia Ambientale e “Verdi Ambiente e Società”, associazione ambientalista Verdi Ambiente e Società (VAS) nata nel 1991, riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente, iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e più recentemente è accreditata presso il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali come “APS”, ovvero Associazione di Promozione Sociale, fanno fronte comune sul Dissesto Idrogeologico in Italia.
“E’ urgente, necessario e indilazionabile un Piano di messa in sicurezza del territorio dal dissesto Idrogeologico – ha dichiarato Stefano Zuppello, Presidente nazionale di “Verdi Ambiente e Società” per limitare i danni e i disagi alla popolazione. L’emergenza climatica è ormai un realtà non più negabile e quindi va superata la logica delle dichiarazioni di volta in volta degli stati di emergenza e le ingenti spese da sostenere per riparare i danni nei territori e risarcire le popolazioni colpite. Tali somme, bensì devono essere utilizzate per la sistemazione dei già fragili territori, e la manutenzione delle opere esistenti. Nella esecuzione degli interventi strutturali, si dovranno definire procedure e tempi certi degli iter burocratici di approvazione, in modo da poter evitare un’eccessiva esposizione al rischio della popolazione e dei beni, a causa del notevole lasso di tempo intercorrente tra la fase di decisione degli interventi e la effettiva realizzazione degli stessi. Per questi motivi chiediamo ancora una volta che venga da subito messa all’OdG dei lavori Parlamentari la Proposta di disegno di Legge “Disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e la salvaguardia del territorio”, ormai ferma in Parlamento da più di un anno”.
Nel Lazio 10.548 movimenti franosi interessano ben 372 comuni su 378.
“I processi geomorfologici interferiscono con le strutture e le infrastrutture esistenti, impedendone in alcuni casi la loro funzionalità.
Abbiamo anche a livello nazionale -ha affermato Eugenio Di Loreto, geologo, Presidente della Sezione Lazio della Società Italiana di Geologia Ambientale – dati importanti relativi alle frane che coinvolgono le infrastrutture di comunicazione. Almeno 10.548 movimenti franosi hanno interessato ben 372 Comuni Laziali su 378, (circa il 98% del totale). Le frane che hanno provocato danni ingenti sono pari a 729.
Di questi eventi franosi disastrosi, il 56% ha interessato infrastrutture stradali, mentre, il 32% ha provocato danni a nuclei abitati e strutture pubbliche.
Sono numeri che parlano da soli e che dimostrano la scarsa considerazione che abbiamo avuto negli anni per il nostro territorio. In questi ultimi 10 anni i fenomeni di dissesto idrogeologico sono aumentati sensibilmente in frequenza e d’intensità, sono necessari interventi strutturali per evitare la riattivazione dei processi in aree già dissestate e per limitarne la loro evoluzione.
Si dovrà eseguire nel tempo una periodica manutenzione dei sistemi di drenaggio delle acque meteoriche, al fine di evitare una eccessiva infiltrazione delle stesse o il ruscellamento superficiale incontrollato”.