Se vi sembrano pochi aggiungete a queste vittime lo strazio dei familiari e le decine di feriti.
Incredibile a dirsi, ai familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio che il 29 giugno 2009 costò la vita a 32 persone la Corte di Cassazione ha regalato una doccia fredda: le condanne a Moretti e soci della Corte d’Appello di Firenze non valgono, dovrà esserci un nuovo processo, Non però per il reato di omicidio colposo, (chissenefrega se sono morte 32 persone), ma per l’accusa di disastro ferroviario colposo.
In buona sostanza la Cassazione ha stabilito che la strage di Viareggio equivale al deragliamento senza vittime della scorsa estate a Carnate, per il quale è stata mossa la stessa imputazione. Tutto ciò accade perché i giudici, hanno stabilito che a Viareggio non c’è stata la violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro, che aveva fatto scattare in prima e seconda istanza per Moretti e soci la condanna per omicidio colposo.
Eppure esistono numerosi studi e testimonianze documentate di come nel sistema ferroviario italiano, soprattutto dopo le privatizzazioni, si privilegino i profitti e non la sicurezza dei lavoratori e degli utenti.
La scandalosa sentenza della Cassazione è l’ennesima dimostrazione che le norme vigenti non sono sufficienti: tutelano aziende e capitale ma non la vita e l’integrità fisica e morale dei lavoratori. Occorrono leggi stringenti, strumenti concreti come l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Servono nuove leggi e normative che possano mettere di fronte alle proprie responsabilità proprietari e manager.
Una legge che attesti Le responsabilità degli imprenditori e delle grandi ditte. Le grandi ditte non possono continuare a fare profitti e fregarsene della sicurezza e dei diritti dei lavoratori , mentre chi lavora piange ogni giorno nuovi morti. In un contesto in cui diminuiscono le tutele del lavoro, in cui la sicurezza e la vita valgono poco più di zero, siamo convinti che l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro possa rendere giustizia alle troppe vittime e porre un freno a questa continua strage sui luoghi di lavoro. USB e CamineraNoa rilanceranno, con rinnovata determinazione, la battaglia per una legge sull’omicidio sul lavoro e per un sistema ferroviario sardo degno di questo nome.
Se, poi, guardiamo lo stato delle ferrovie sarde la scena diventa ancora più drammatica e penosa.
Abbiamo un sistema ferroviario ottocentesco e una rete non sviluppata e insicura. Questo incide pesantemente sullo spopolamento, isolamento e sviluppo economico della Sardegna. I super manager delle FS ovviamente non hanno alcun interesse a spendere per implementare il sistema ferroviario sardo che, da Oristano in su, non è idoneo all’alta velocità e mentre a Roma si parla di alta velocità in Sardegna non abbiamo neanche il doppio binario, la verità amarissima è che nell’isola si continua a viaggiare in treno come 40 anni fa con tempi di percorrenza inaccettabili e nei pochi treni di ultima generazione ci piove dentro. Al punto che mentre da una parte la Sardegna si candida a diventare laboratorio green per la sperimentazione dei treni a idrogeno (con il patto Snam-Alstom), chi per lavoro o altre ragioni viaggia da Sassari a Cagliari descrive un’esperienza “forte” a bordo degli attuali treni: il viaggio è interminabile, i ritardi sono frequenti e le cancellazioni pure.
Una situazione catastrofica ed inaccettabile, che USB e CamineraNoa combatteranno convinti come sono che i diritti e la sicurezza dei lavoratori vadano di pari passo con la sicurezza dei viaggiatori. Perciò chiediamo l’introduzione nel codice penale del reato per omicidio sul lavoro.