Il “papà”, un 40enne di Grosseto, avrebbe concepito la piccola d’accordo con la compagna, una “donna” di Terni, con l’unico scopo di abusarne sessualmente. Fortunatamente entrambi sono stati arrestati insieme alla terza persona, una “mamma” di Reggio Emilia.
Telegram e Whatsapp erano depositari di un orrore inimmaginabile. Le violenze sulle piccole vittime sarebbero iniziate fin dai loro primi anni di vita e l’uomo usava i social per scambiare le foto degli abusi con le mamme delle bimbe.
Erano centinaia le foto e i video in cui due bambine piccolissime erano costrette ad atteggiamenti sessuali dai propri genitori. Inconsapevoli e avvolte in un’abominevole spirale di raccapriccio, vittime di chi avrebbe dovuto amarle e proteggerle come nessuno al mondo.
Una di loro, nata del 2016, sarebbe stata violentata dal padre fin dal suo primo anno di vita, con la partecipazione della madre che filmava il tutto. Concepita, secondo il gip “solo per realizzare le fantasie sessuali condivise”.
Anche l’altra bimba, nata nel 2010 era ripresa dalla madre durante “atti sessuali gravi” in cambio di poche centinaia di euro. Le intercettazioni avrebbero svelato la personalità anomala del quarantenne alla continua ricerca di bambine poco più che neonate, nonché un documento, nascosto nelle sue chat, dallo spaventoso titolo “Come praticare l’amore bambino”, manuale di consigli per adescare minori in tenera età. Orrore che si aggiunge all’orrore e alle sue opere mostruose.
L’uomo era stato arrestato nel 2008 per possesso di immagini sessuali di minori e condannato a due anni e quattro mesi, le due donne non avevano precedenti. Ognuno di loro dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata e detenzione di materiale pedopornografico.
Le bambine ora sono al sicuro, lontane dagli orchi cattivi che le hanno messe al mondo. Auguriamo a queste piccole vittime, che dovranno portare per sempre il peso di un incubo, di scoprire il calore di un abbraccio e di vivere l’amore sincero, incondizionato e pronto a tutto di una mamma e di un papà, quelli veri.
Sabrina Cau