Acheoclub per l’Italia sempre in prima linea. In 50 anni: restauri, recuperi, valorizzazione e promozione.
Santanastasio (Presidente Nazionale ArcheoClub D’Italia): “Giovedì ore 17.00 i 50 anni di Archeoclub, 50 anni di storia italiana”.
Piazzese (Pres. Archeoclub Ragusa e Consigliere del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento): “A Ragusa il Museo Archeologico si prefigge l’obiettivo di dare un’ informazione scientifica e culturale del patrimonio archeologico Ibleo al visitatore”.Caldarola (Pres. Archeoclub di Molfetta): “A Molfetta il piccolo museo del mare, un vero e proprio “scrigno delle meraviglie”, gestito dall’ Archeoclub d’Italia “Giuseppe M. Giovene“, mostra e documenta le vicende della gente di mare e dei maestri d’ascia di Molfetta, antica città portuale del basso Adriatico”.
“Prendersi cura dell’Italia, in 50 anni Acheoclub lo ha fatto promuovendo l’intero territorio nazionale, i monumenti, pensando ad essere parte attiva anche nelle opere di recupero, di restauro e di valorizzazione. Giovedì e Venerdì saremo in diretta Facebook con Romolo Staccioli cofondatore di Archeoclub d’Italia, oggi ha 91 anni e la sua energia è infinita e con importanti esperti di marketing territoriale”. Lo ha affermato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia.
“A Ragusa il Museo Archeologico Ibleo, costituito verso 1960 da illustri studiosi, grandi archeologi e politici lungimiranti di Ragusa, si prefigge l’obiettivo di dare una informazione scientifica e culturale del patrimonio archeologico Ibleo al visitatore. All’ingresso troviamo i cartelloni e le immagini dell’Età Eneolitica Aurignaziana (circa 32.000 anni fa) del Riparo sotto roccia di Fontana Nuova – ha affermato Enzo Piazzese, Presidente Archeoclub Ragusa, Consigliere del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento – presso Marina di Ragusa, oggi splendida e rinomata località balneare, per poi continuare con il periodo Neolitico con la Cultura di Castelluccio, con interessantissimi reperti; si incontra poi il periodo greco notando lo splendore che tutti conosciamo e che il mondo ci invidia, la civiltà Siculo-Greca poi ellenistica. Uno dei Reperti più importanti che troviamo nel nostro Museo è il Guerriero di Castiglione, (nella foto) rinvenuto in Contrada Castiglione vicino Ragusa presso un villaggio Siculo alla fine degli anni ’90 del secolo scorso; una pregiata stele siculo-greca che formava l’architrave d’ingresso di una sepoltura gentilizia, che rappresenta un cavaliere stilizzato sul suo destriero e con le armi, ai lati due protomi di sfinge e di toro; particolarissima l’iscrizione in greco arcaico che si legge da destra verso sinistra e infine la firma dello scultore un certo Skilos, importante perché nel mondo greco d’occidente sono solo tre le opere scultoree firmate. Molto interessanti le ricostruzioni di piccole parti delle necropoli di Kamarina da dove si evincono i tipi di sepoltura. Si continua con l’epoca Bizantina con straordinari reperti, fra cui una particolare anfora (foto)con la natività e mosaici pavimentali di una basilica da Kaukana; ma tantissimo altro che il visitatore certamente apprezzerà”.
Dalla Sicilia alla Puglia.
A Molfetta dove i soci dell’Archeoclub d’Italia hanno dato vita ad un lungo e minuzioso lavoro di ricerca, recupero, restauro dei materiali ed utensili legati al mondo del mare, con il supporto di studiosi locali, marinai, operatori dei cantieri navali e scuole di settore. Dunque un polo museale dedicato al Mare si trova a Molfetta grazie ai soci Archeoclub d’Italia. E lì è pronta anche una mostra etnografica dedicata al mare.
“A Molfetta Archeoclub d’Italia gestisce il sito museale “Giuseppe M. Giovene”. I soci di Molfetta, con le loro competenze diversificate dal campo storico-archeologico-etnografico alla ricerca archivistica, hanno allestito, aperto al pubblico e gestito dal 2005 ad oggi, un significativo polo museale dedicato al mare.
Si tratta della “Mostra etnografica permanente del mare”, collocata nei suggestivi ambienti della ex neviera della “Fabbrica di S. Domenico” – ha affermato Alina Gadaleta Caldarola, presidente di Archeoclub d’Italia, sede di Molfetta – storico edificio del sec XVII, un tempo convento domenicano, oggi contenitore culturale di proprietà del Comune di Molfetta e sede della Biblioteca e dell’Archivio Comunali.
In questo edificio il piccolo museo del mare, un vero e proprio “scrigno delle meraviglie”, gestito dall’ Archeoclub d’Italia “Giuseppe M. Giovene”, mostra e documenta le vicende della gente di mare e dei maestri d’ascia di Molfetta, antica città portuale del basso Adriatico.
L’idea progettuale prese avvio da una preziosa raccolta di disegni ed utensili donati all’Archeoclub di Molfetta dalla famiglia di Vincenzo Estere Uva, maestro d’ascia vissuto tra Molfetta ed Alessandria d’Egitto nella prima metà del Novecento. Partendo da questo nucleo iniziale e coniugando la ricostruzione del passato allo straordinario patrimonio di conoscenze ancora presenti, siamo riusciti a raccogliere le testimonianze materiali, alcune antiche, altre rare, della cantieristica navale molfettese fino ai giorni nostri.
La tradizione marinara vuole che non esista una barca di legno uguale ad un’altra, così come particolari, rigorose e vicine agli elementi fondamentali dell’ingegneria navale sono le regole costruttive che, imparate sul campo, i maestri d’ascia tramandano di generazione in generazione.
La mostra etnografica racconta questo patrimonio culturale ed espone gli arnesi di lavoro, i disegni, i modelli e gli oggetti utilizzati dai maestri d’ascia operanti a Molfetta nei primi anni Cinquanta del Novecento, presentandoli nel loro valore d’uso e come documenti di vita e di lavoro. Opportuni pannelli esplicativi illustrano le sezioni tematiche.
L’itinerario espositivo si snoda attraversando la complessa materia delle tipologie di imbarcazioni e le diverse fasi del processo costruttivo e affianca alla cantieristica navale tradizionale le testimonianze materiali delle molte attività dedicate al mare: l’industria delle reti da pesca, la lavorazione del cordame, la produzione delle attrezzature in ferro, le tecniche di pesca e le tipologie di reti utilizzate nell’Adriatico, gli strumenti della navigazione e la ricostruzione storica degli antichi approdi medievali e del porto ottocentesco, le rotte commerciali e di pesca verso l’altra sponda e nel Mediterraneo e i modelli di navi antiche e moderne che percorrevano questi mari, le testimonianze di vita della gente di mare e il variegato universo popolare marinaresco.
Il lungo e minuzioso lavoro di ricerca, recupero, restauro dei materiali è stato realizzato dai soci volontari dell’Archeoclub, con il supporto di studiosi locali, marinai, operatori dei cantieri navali e scuole di settore. I materiali esposti sono stati in gran parte donati da privati e in parte reperiti dai soci. Attualmente le donazioni e il lavoro di raccolta proseguono e il Museo, sostenuto sin dalla sua nascita dall’Amministrazione comunale, è in continuo divenire e necessita di spazi maggiori.
In questi quindici anni dalla sua apertura è stato visitato da un pubblico vastissimo e diversificato: scolaresche, turisti, studiosi, cittadini italiani e stranieri. I soci volontari dell’Archeoclub forniscono supporto con visite guidate e laboratori didattici su richiesta e previa prenotazione. È disponibile anche il catalogo illustrativo del museo e le due ristampe.
Attualmente la “Mostra etnografica permanente del mare” non è visitabile, perché la Fabbrica di San Domenico è temporaneamente chiusa al pubblico per lavori di ristrutturazione. Se ne prevede la riapertura entro la metà di quest’anno, fermo restando le disposizioni vigenti sui tempi dell’apertura e le modalità di visita per emergenza Covid”.
Cinquant’anni di Archeloclub d’Italia – Giovedì e Venerdì – in diretta – ore 17 – pagina Archeoclub d’Italia Italia | Facebook