“Come operatori sanitari ma anche come cittadini potenzialmente bisognosi di assistenza sanitaria, assistiamo ancora, attoniti, al mare magnum di burocrazia confusa che la caratterizza fin dalla sua fondazione.
Credo che molti attendessero speranzosi lo smantellamento del mostro ingovernabile.
In campagna elettorale si era parlato di avvicinare la Sanità alla gente. Nulla è ancora accaduto”.
Le diverse componenti non organiche.
“Nessuno dei diversi Direttori/Commissari succedutisi alla guida di ATS è finora riuscito a mettere a sistema le diverse componenti della Azienda per la Tutela della Salute.
Le diverse componenti, nella migliore delle ipotesi si muovono in modo autonomo e disorganico, ma spesso rimangono immobili.
La Direzione ATS non dimostra di avere il quadro completo delle situazioni locali, necessario per operare nelle diverse realtà Ospedaliere e Territoriali senza scompensarne altre.
La nuova rete ospedaliera e territoriale è ancora allo stato di idea”.
Un documento formale, che resta solo sulla carta.
“In attesa che prenda vita e forma, rimane ancora in vigore l’Atto Aziendale di Moirano con piante organiche che nulla hanno a che vedere con le dotazioni storiche dei singoli reparti/attività.
Nonostante l’esistenza di un documento formale cui attenersi, le risorse umane vengono
all’apparenza gestite in modo incomprensibile e a-finalistico, senza evidenza di progetto.
In assenza di conoscenza di dati, carichi di lavoro, carenze d’organico, ecc., si assiste ad una sorta di reclutamento “tappabuchi”, un po’ a tentoni, ovvero, indipendentemente dai dati di cui sopra, accade che il personale venga destinato nella sede a lui più gradita e non dove effettivamente c’è più bisogno di lui”.
La fuga dalle periferie.
In assenza di regole certe e linee di indirizzo per incanalare i flussi, a vincere sono sempre i più forti, mentre le aree periferiche continuano a perdere pezzi importanti delle loro attività.
Sembra che non si riesca a interrompere il circuito innescato da Moirano.
Ricordiamo la stabilizzazione dei precari, iniziata prima di avviare le procedure di mobilità che ha portato a stabilizzare i precari negli ospedali più ambiti. A quel punto chi attendeva la mobilità è ricorso ai Giudici per far valere le proprie legittime ragioni: risultato finale? Fuga dalle periferie verso il centro (leggi Cagliari e Sassari). Assistiamo a concentrazioni paradossali di specialisti ove non vi sono nemmeno spazi sufficienti perché possano operare appieno e situazioni di carenze di organico ben oltre i limiti della legalità.
La pandemia da COVID ha poi accentrato tutte le attenzioni portando ad una gestione
monotematica della sanità, mentre tutto il resto è rimasto al palo: assistenza alle altre patologie, strutturazione credibile della rete territoriale, integrazione ospedale territorio.
Vi sono zone cosiddette periferiche come Oristano, ma sempre più anche Nuoro, che stanno
venendo inesorabilmente sacrificate in nome di interessi che non conosciamo ma che sicuramente nulla hanno a che vedere con la tutela della salute pubblica.
Stiamo cavalcando questi temi da 6-7 anni, ma la gente non sembra cogliere la rilevanza dei fatti.
Credo che ora più che mai sia giunto il momento di esigere in tutte le sedi, piazze e Tribunali compresi, i propri diritti.