Roma, 9 feb. – “Il match Moratti-Arcuri sul reclutamento mancato di 123 tra medici e infermieri in Regione Lombardia è uno spettacolo indegno. Esprime il conflitto istituzionale di cui soffre il Paese che aspetta di vedere pianificata la campagna vaccinale al più presto, mentre già il Ministero della salute annuncia la fase due per effettuare la quale mancano all’appello migliaia di professionisti.
Dove sono le proposte concrete per trovare le soluzioni? Se i territori continuano a lanciare bandi per volontari che lavorino a costo zero, la vedo dura. La questione sollevata ieri è solo la punta dell’iceberg e non è stata risolta con la repentina nota della struttura commissariale che replica di aver destinato alla Lombardia 229 fra medici, infermieri e assistenti sanitari”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, Federazione italiana autonomie locali e sanità.
“Per uscire dalla palude bisogna assumere subito personale sanitario. Quella che è andata in scena ieri – ribadisce Roberto Gentile, segretario regionale Fials Lombardia – è solo un’operazione di distrazione di massa: Regione e Commissario trovano la pagliuzza conficcata nell’occhio l’una dell’altro per non vedere la trave.
La pagliuzza è rappresentata dai 123 reclutamenti che Moratti accusa Arcuri di non aver mandato, che si trasformano poi in 225 (su 229) che in realtà stanno aspettando una visita medica all’Ats prima di prendere servizio. Ma il problema è la carenza di migliaia di professionisti per le vaccinazioni, soprattutto infermieri. E mancheranno sempre di più a causa di un bando nazionale fatto male e preparato senza sentire ordini professionali e parti sociali”.
Invece no, “la grande struttura commissariale – attacca Gentile – ha partorito un topolino in termini di ricadute, causando un vero e proprio vuoto. Un danno che si ripercuote sulla categoria stessa degli infermieri, la più vessata contrattualmente.
Non è un caso, la stessa scena si ripete sempre da anni e anni con il risultato che sulla pelle degli infermieri si effettuano scelte poco consone, tanto si fa conto sul carattere placido che li contraddistingue, confidando su una remissività che oggi si è trasformata in rabbia. Dietro ai battibecchi tra istituzioni periferiche e centrali, secondo noi della Fials, c’è molto di più: la volontà di non investire a sufficienza sugli infermieri”.
Al duro atto d’accusa si unisce la Fials nazionale. “Non esistono bandi decenti che vanno disertati – spiega il segretario generale – e se gli infermieri non rispondono è perché sono stanchi di essere trattati come bassa manovalanza. Infatti sappiamo per certo che gli infermieri liberi professionisti non sono disposti a lasciare la loro attività per lavorare nove mesi a fronte di 1950 euro lordi mensili.
Questo il compenso che viene loro offerto dalle agenzie interinali che li contattano”. Quindi, “fermo restando la reale necessità di reclutare infermieri e assumerli con contratti non precari, vista la pregressa carenza di decine di migliaia di infermieri nel SSN – conclude Carbone – servono proposte reali per la campagna vaccinale. Non aspettiamo oltre o sarà una debacle”