2025 con un emendamento al decreto cosiddetto ‘milleproroghe’, esponendo i lavori pubblici al rischio di paralisi – con relativo aumento dei costi di realizzazione delle opere – e il patrimonio archeologico al pericolo di danneggiamento e distruzione.
Un altro emendamento, sempre a firma Lega, prevede l’estensione a tutto il 2022 del silenzio-assenso negli interventi realizzati da privati su beni culturali relativamente ad opere di consolidamento, messa in sicurezza e adeguamento normativo. Ma come si può pensare che basti una mera ‘autocertificazione a firma di un progettista abilitato’ per attestare l’assenza di un rischio archeologico?
E’ evidente come questa prospettiva distorta di semplificazione e snellimento delle procedure sia potenzialmente pericolosa per una delle risorse maggiori del nostro Paese, con ricadute negative non soltanto sulla tutela del patrimonio culturale, ma sulla stessa realizzazione delle opere che solo apparentemente vedrebbe una riduzione di tempi e costi.
In Sardegna, in particolare, il rischio di blocco dei lavori con conseguenze pesantissime in termini economici – oltre che di tempistica per l’esecuzione e la consegna – è maggiormente amplificato dalla recente approvazione del Piano Casa regionale. O, peggio, dovremmo aspettarci un ritorno all’epoca buia delle colate di cemento sugli scavi in nome delle esigenze di sviluppo?
Che sia sostenibile o meno, poco importa.
Ritengo, invece, che la strada da percorrere sia – semmai – quella del potenziamento
dell’archeologia preventiva, con specifici finanziamenti nell’ambito del Recovery Plan.
Condivido appieno, quindi, le preoccupazioni delle associazioni di categoria in merito e auspico l’impegno del governo a garantire il massimo sostegno alle azioni di ricerca, di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, in linea con il dettato costituzionale”.
Così Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio e deputato M5S.