Molinari (IdV): “Riforma del CSM come priorità del Governo nascente”
“Lo so”, scrive l’avvocato cassazionista e membro esecutivo nazionale dell’Italia dei Valori Francesco Molinari, “che la cosiddetta opinione pubblica ora è fuorviata da un superministro (che mi sa tanto di supercazzola, ma io ho finito di leggere, per lo stile asciutto, divorato in qualche ora, il libro intervista di Sallusti/ Palamara) e lo schifo è tanto che solo attraverso la scrittura riesco a sopportarne il disgusto.
Al netto sia di Sallusti sia di chi, fino a ieri, era organico al “Sistema” (come lo definisce) e anzi ne era uno degli artefici, ritengo (e anche alla luce della mia breve esperienza nelle Istituzioni) che il tutto non possa essere derubricato a una squallida vicenda di seconde file e – per elenco di fatti riportati, nomi e circostanze documentate se non verranno smentite da querele – non può ritenersi conclusa con la radiazione di Palamara dalla magistratura, (spero!).
Atto, quest’ultimo, che mi appare”, prosegue Molinari, “molto simile alla famosa amnistia post-regime fascista e un misero tentativo estremo di silenziare, per far finta non siano mai avvenuti i fatti; contando nell’atavica vigliaccheria del Popolo italiano di non voler fare mai i conti fino in fondo con i propri demoni e che ha, però, reso così debole la nostra Repubblica democratica.
Se è vero, come afferma nel libro (pag. 153), che negli ultimi 20 anni (quelli a sua diretta conoscenza e in cui ha regnato il suo “metodo”) non c’è stato un solo magistrato eletto in vertici apicali e in Cassazione che non sia arrivato in quel posto grazie, appunto, al “Sistema”. Per fatti del genere o per più banali traffici di cosiddetta “influenza” in politica e in aziende pubbliche e private, sono finiti nei guai e morti suicidi in tanti in questi anni.
Ho letto, con vomito finale (a dire il vero), come per le elezioni delle procure e dei vertici apicali in Cassazione, si sia “giocato” senza esclusioni di colpi – e parlo dei Procuratori come quelli di Palermo, Napoli, Milano e Roma – e di come in molti altri fatti legati alle attività istituzionali del CSM e della vita “normale” del mondi della giustizia, si sia di fronte a comportamenti di una tale “banalità” nella bassezza etica, non dissimile a quella che portarono la Arendt a teorizzare la sua tesi (sulla banalità del male) mentre assisteva al processo Eichmann sulle nefandezza del nazismo.
E poi che dire del termine usato per “spiegare” per come si autogestirebbe il Potere nell’ambito della Magistratura illustrato nel libro-intervista e che è il titolo dello stesso: “Il sistema”.
Qui dove trovare riferimenti documentati del suo funzionamento in alcune vicende elencate:
- pagg. 54, 58, 60, 61 (nomina degli assistenti di studio dei giudici costituzionali);
- pag.62 (‘Metodo Pacchettoni’);
- pag. 78 (descrizione del ‘Metodo Palamara’);
- pag. 90 (Caso Luerti);
- pagg. 93, 113 (Patto tra Fini e magistratura);
- pag. 116 (Regola aurea del tre, ovvero le tre armi del sistema: una procura, un giornale amico, un partito che fa da spalla politica e che funziona contro qualcuno ma anche a difesa di qualcuno, ovvero il sistema);
- pagg. 124, 128, 136-145 (vicende Pignatone);
- pag. 155 (Lo Forte e la Trattativa Stato Mafia);
- pag.167-173 (Caso suicidio Ingroia e revoca della revoca Di Matteo da parte di C. De Rhao/ Bonafede/ Pignatone);
- pag. 184. (Inchiesta Consip, Gratteri e mancata nomina a Ministro);
- pag. 203 (Sentenza Cassazione Berlusconi nomina Franco ed E. Aprile);
- pagg. 206, 210, 218-221 (Caso Salvini e immigrazione clandestina);
- pag. 228 (caso Robledo, Brutti, Liberati, Napolitano);
- pag. 248 (Davigo e Ardita);
- pagg. 254, 257 (cupola del sistema porcherie sessuali).
Termine usato: “sistema “, che, nel leggerne la descrizione del funzionamento, mi sono venuti alla mente alcune lezioni (una sorta di master di corollario al corso ordinario) che ho seguito mentre studiavo Giurisprudenza a Roma, durante la preparazione dell’esame di Procedura Penale e in cui, per la prima volta, sono venuto a conoscenza della tesi di Santi Romano sulla configurazione di un ordinamento giuridico (anche lo Stato stesso lo è, secondo quella tesi), come una delle chiavi interpretative della pericolosità per la democrazia del fenomeno mafioso e di come fosse determinante la norma da poco introdotta dell’art. 416 bis.
Appunto leggendo i tanti fatti elencati e documentati (dice Palamara) di come è stato gestito il “potere” all’interno del mondo della Magistratura dalle correnti, ho sentito come un brivido al pensiero di come il sacrosanto concetto costituzionalmente garantito dell’Autonomia e Indipendenza (cost. artt. 104) sia stato travisato in altro.
Un “potere” che delimita e controlla il suo terreno di influenza e che si difende contro chi cerca di regolarlo (Parlamento, cioè sovranità popolare) con un controllo militare del “patto di sistema” e usando la forza senza esclusioni di colpi, per cui alla fine (a leggere i tanti episodi) non trionfa la Giustizia ma, appunto, il ” Sistema”.
“Sistema” che, senza una riforma radicale, trasparente e vera della giustizia, perpetuerà se stesso nei metodi e pur se ne verranno cambiati i protagonisti, perché i signori delle correnti continueranno a parlare fra di loro e “trovare una sintesi”, esattamente come accade nel teatrino della politica, dentro un partito e tra i partiti che difendono il sistema.
Se così è lo stato delle cose, non può Mattarella, soprattutto lui per il ruolo di “cerniera” e Garante dei principi e valori costituzionali, limitarsi a derubricare il “verminaio” del Caso Palamara come eventi di “Modestia etica” e “dilagante malcostume”. Ripeto, se vere o anche solo verosimili (per la delicatezza del ruolo che svolge in una democrazia l’Ordine della Magistratura) i fatti elencati che richiamano temi quali autoassoluzione, cecchini sempre pronti a intervenire con fughe di notizie o dossieraggi, vasi di pandora, cupola del Sistema o magistratura come bolla impenetrabile, si deve intervenire con forza e prima che lo faccia un caffè (già avvenuto in altri casi nella storia anche repubblicana) a tacitare il tutto.
Attraverso questo libro (e ripeto con i limiti soggetti) viene di fatto, per l’ennesima volta, messa a nudo l’intera magistratura e questa volta da parte di chi afferma, oggi, di essere consapevole di aver contribuito a creare un “sistema” che per anni ha inciso sul mondo della magistratura e di conseguenza sulle dinamiche politiche e sociali del Paese e così con tutti quelli, magistrati e politici, che con lui hanno partecipato a tessere la ragnatela e ne sono stati complici consapevoli.
Penso”, conclude l’esponente dell’Italia dei Valori, “che tra le priorità del nuovo governo, ci debba essere la riforma del CSM: propongo l’introduzione dell’elezione a sorteggio dei membri togati”.