Nel 2016, su queste colonne, fu pubblicato un articolo riguardante un sistema di videosorveglianza installato all’esterno del palazzo comunale di Ploaghe e adiacente alla pubblica via. Di fatto, quindi, chi transitava in quei paraggi, veniva inevitabilmente “spiato”.
Occorre tener conto, in proposito, che l’attività di videosorveglianza è considerata estremamente invasiva e, per questo motivo, va regolamentata in modo tale che la stessa non si espanda fino a limitare i diritti dei cittadini.
Non a caso, nel corso degli ultimi anni l’Autorità Garante per la tutela dei dati personali ha emanato in proposito diversi provvedimenti, tendenti, appunto, a evitare abusi e violazioni da parte di enti, istituti e privati che, per un motivo o per un altro, se ne sono serviti e se ne servono per la sicurezza e la prevenzione dei reati.
E fin qui nulla di particolare e di clamoroso, perché, come detto, la video sorveglianza è lecita, fermo restando che non siano lesi i diritti delle persone riprese dalle telecamere.
L’aspetto più deleterio della vicenda, comunque, risiede nel fatto che quelle telecamere erano state installate senza autorizzazione alcuna e, conseguentemente, in totale violazione della normativa vigente.
Quell’articolo aveva indotto il Comandate della Polizia Locale a presentare querela nei confronti di Sardegnareporter alla Procura della Repubblica di Tempio Pausania, che nelle scorse settimane ha ritenuto opportuno non accogliere le richieste avanzate dai legali del Comandante della Polizia locale di Ploaghe.
Tutto sommato, la storia ha dell’incredibile e sta suscitando non poco clamore all’interno della stessa comunità logudorese. Di fatto, pertanto, quelle telecamere hanno violato la privacy e le libertà fondamentali delle persone che transitavano nelle vicinanze del belvedere, del palazzo comunale e nella pubblica via.
A far installare quel sistema di videosorveglianza, senza relativa autorizzazione, fu proprio il Comandante della Polizia locale. L’intera spesa (il costo dell’acquisto, installazione, compreso la manutenzione del sistema dell’impianto tecnologico) è gravata sulle casse comunali.
Nel corso dell’udienza tenutasi il il 29 gennaio ultimo scorso al cospetto del giudice penale Dott.ssa Meloni, il sindaco Sotgiu, riconfermato in carica alle ultime amministrative del 2020 ( con una vittoria schiacciante) e il capo ufficio tecnico Ing. Andrea Pireddu, che per statuto comunale sovrintende a tale autorizzazione, interrogati dal legale del manager sardo Alessandro Marini (la persona che aveva presentato la segnalazione alla Procura della Repubblica di Sassari) anch’egli denunciato dal Comandante della Polizia Locale, è emerso, appunto, che quanto sostenuto nell’esposto presentato a suo tempo e pubblicato da Sardegnareporter, che il Comandante della Polizia Locale non fu autorizzato dagli uffici preposti del comune ad installare alcun sistema di videosorveglianza e, di conseguenza, non poteva custodire presso il suo ufficio personale, situato all’interno del comando di cui è responsabile, l’Hard Disk con il quale archiviava le immagini videoregistrate dei cittadini.
Di fatto, quindi, Il comandante della Polizia locale, rischia di dover pagare in proprio le spese inerenti all’acquisto, l’installazione e la manutenzione dell’impianto di videosorveglianza.
Non è da escludere, tra l’altro, che alcuni cittadini di Ploaghe intentino una causa civile risarcitoria nei confronti di Giorgio Sini (il Comandante), proprio perchè egli non aveva alcun titolo autorizzativo da parte della Prefettura di Sassari e dagli uffici comunali preposti.
Da puntualizzare, in proposito, che il sindaco Sotgiu ha ammesso e dichiarato che quando venne protocollata una segnalazione (in nostro possesso) in merito al servizio di videosorveglianza, aveva dato disposizione al Comandante della Polizia locale di cessare qualsiasi ripresa Audio-video e rimuovere, perciò, l’intero impianto tecnologico.
La segnalazione fu inviata persino alla competente Procura della Repubblica di Sassari, ma i carabinieri di Martis, delegati all’indagine, avevano sorvolato, chissà perché, sull’aspetto autorizzativo dell’impianto di videosorveglianza, non segnalato al magistrato inquirente.
“Queste anomalie con una cronistoria temporale, saranno prontamente trasmesse, su un’apposita informativa, agli uffici preposti”, così ha dichiarato lo staff legale del manager Marini, “facendo emergere gravi omissioni da parte di chi doveva adempiere al proprio dovere, costando invece al nostro assistito un rinvio a giudizio per calunnia”.
“Siamo soddisfatti, sostengono i legali, che la verità stia emergendo”. “Non avevamo dubbi nel merito, concludono, ed eravamo sicuri sin dal primo momento che il nostro assistito aveva ragione”.
Il Sindaco di Ploaghe