Ricostruito il paesaggio costiero della Puglia a partire dal Secondo Millennio a.C.
“Un invito a seguire e approfondire lo studio geo.archeologico, attraverso l’applicazione e l’adozione di metodi e procedure multidisciplinari adottati dalla Geo-Archeologia come per i recenti studi finalizzati a ricostruire parte del paesaggio costiero della Puglia a partire dal Secondo Millennio a.C.
Due esempi di recenti studi geo-archeologici rivelano le condizioni geo-ambientali e territoriali del lontano passato “coloniale” della nostra Regione. La ricostruzione paleoambientale dei villaggi costieri protostorici evidenzia anche le dinamiche insediative nel Salento dall’inizio della media età del bronzo almeno fino alla tarda età del ferro. Sia sul versante ionico che adriatico è possibile mappare i contesti geoarcheologici, determinare le strategie di occupazione e di controllo del territorio, le rotte di attraversamento del Mediterraneo dall’Egeo ai mari Italici”. Lo ha affermato Antonino Greco, geo-archeologo, partecipando al WeBinar promosso da Archeoclub d’Italia sulla Geo – Archeologia e visibile alla pagina Facebook.
“Studi analoghi consentono anche di precisare le vicende degli antichi approdi marittimi della Terra di Bari collocati prevalentemente nelle anse o nelle baie o rientranze dell’orlo costiero come quello di San Giorgio. Il sito portuale di Lama San Giorgio documentato già nelle cronache del 1087, che narrano dell’arrivo delle ossa di San Nicola nel porto di San Giorgio – ha proseguito Greco -, è stato per lungo tempo dimenticato e “occultato” a seguito delle numerose trasformazioni antropiche subite dal territorio. Una puntuale ricognizione geo-ambientale, la lettura delle cartografie antiche, lo studio geomorfologico e l’acquisizione di documentazione storica d’archivio ha consentito di individuare e precisare la posizione del porto antico la cui importanza strategica, in relazione alla viabilità antica e alle rotte commerciali, è tutta ancora da esplorare e definire.
L’ansa portuale, oggi completamente insabbiata, costituiva infatti l’approdo di interscambio tra Adriatico e area Ionico tarantina. Un’importante via “istmica”, snodo dei rapporti commerciali in epoca antica tra aree elleniche e Taranto”.
La Geo-Archeologia
Geo-Archeologia come occasione, nel presente, per il futuro delle nostre regioni e dell’Italia, di conoscenza e tutela, di pianificazione del futuro territoriale delle nostre città, dei beni culturali, dei monumenti, dei luoghi, del paesaggio.
“La Geo-Archeologia è una disciplina nuova, integrata, un grande contenitore di studio della geomorfologia, della paleoidrologia – ha concluso Antonino Greco – , micromorfologia, palinologia, paleontologia e di tante altre discipline specialistiche. Una metodologia scientifica che studia i rapporti funzionali e di interdipendenza tra presenze antropiche ed elementi naturali nel contesto geomorfologico di riferimento.
Un felice connubio tra Archeologia e Scienze della Terra, due ambiti di ricerca scientifica che negli ultimi 50 anni si è affermato in molte esperienze locali e in varie Università, che ha avuto importanti figure di riferimento come Gioacchino Lena tra i fondatori della Geo-Archeologia italiana, referente della SIGEA e membro del comitato di redazione della Rivista “Geologia dell’Ambiente”, incaricato di ricerca presso il Dipartimento CNR-IRPI di Ecologia e con il Dipartimento di Archeologia dell’ Università della Calabria.
Docente di Geologia applicata alla ricerca archeologica” presso l’Università della Tuscia di Viterbo. Ha pubblicato come ultima sua opera un bel testo, “Viaggio geoarcheologico attraverso la Calabria”. Attualmente, in Italia, all’insegnamento di geoarcheologia si affianca alle varie iniziative universitarie il Laboratorio di geoarcheologia che mette in campo le esperienze e le professionalità del CNR, dell’Enea e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Archeometria”.