Infermieri allo stremo al San Leonardo di Castellammare di Stabia
«La paradossale storia di un ospedale che non è considerato ufficialmente covid center ma è come se le fosse, visto che rappresenta l’unico pronto soccorso di una vastissima area che copre il servizio sanitario di centinaia di migliaia di pazienti.
Soprattutto una triste vicenda di disorganizzazione e cattive gestioni che si sono susseguite negli anni, con palese mancanza di strutture adeguate per fronteggiare, sin dal suo arrivo, l’emergenza pandemia.
Mentre scriviamo e vi raccontiamo l’ennesimo spaccato di una sanità italiana allo sbando, e non è un caso che si tratti ancora della Campania, nelle ultime 48 ore tre pazienti sono deceduti perchè il pronto soccorso era talmente intasato e inaccessibile che, nonostante le loro gravi condizioni, sarebbero rimasti nelle ambulanze per ricevere le cure del caso.
Stiamo parlando dell’Ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia che risale ancora alla ribalta della cronaca: e nel mezzo della palude di fango ci sono, naturalmente, gli infermieri che vivono sulla propria pelle, quotidianamente, l’emergenza e le carenze strutturali, nonché ovviamente i pazienti, alla luce di una sanità ordinaria che con l’esplosione del Covid è diventata praticamente un miraggio!».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, denuncia quanto sta accadendo in provincia di Napoli.
«Ci raccontano di incredibili file di ambulanze ammassate davanti all’ospedale, di un pronto soccorso pressocché inaccessibile, di una cronica carenza di personale. I nostri referenti locali ci mettono nelle mani una circolare della Direzione Sanitaria Asl Napoli 3 Sud con cui si chiede a tutti gli infermieri, in una sorta di attivazione di unità di crisi, di dedicarsi completamente ai pazienti Covid, visto anche il protrarsi dei contagi in città e il crescente numero di ricoveri.
E mentre, appunto, la sanità ordinaria va totalmente in tilt, emerge il quadro desolante di una Asl Napoli 3 Sud figlia di una doppia riconversione: la ex Usl 5 che fu sciolta per infiltrazioni camorristiche e la Usl 4 diventata poi Asl, figlia di quella politica dei tagli e di quelle cattive gestioni che in Campania sono all’ordine del giorno.
Gli infermieri del nosocomio stabiese sono allo stremo, e pagano sulla propria pelle il dramma di una realtà sanitaria totalmente disastrata: e allora ci chiediamo perché e chi ha deciso di chiudere altri pronto soccorsi vicini come Agerola e Bosco Tre Case, lasciando in balia delle sole Castellammare e Sorrento un’area vastissima che include anche i pazienti della Costiera Amalfitana.
In attesa che qualcuno chiarisca i contorni di scelte così scellerate, il personale sanitario rischia ogni giorno la vita in una struttura che non dovrebbe essere nemmeno ospedale Covid e che invece ora, gioco forza, lo è diventato, e deve affrontare, con i suoi coraggiosi infermieri, battaglie durissime ogni giorno, senza disporre in alcun modo di armi per affrontare l’agguerrito nemico».