Visoni, a processo un allevatore italiano
Si è aperta ieri, presso il Tribunale di Forlì, l’istruttoria del processo a carico del titolare dell’allevamento di visoni situato a Galeata, dopo che un’ispezione dei Carabinieri Forestali della Stazione di Santa Sofia (FC), partita a seguito di una denuncia dell’organizzazione Essere Animali, ha consentito di individuare la presenza di numerosi visoni sofferenti all’interno dell’allevamento.
Comminate due sanzioni amministrative di circa 3.000 euro ciascuna per violazione delle disposizioni del D.Lgs. 146/2001, che disciplina le misure minime da rispettare per assicurare il benessere degli animali negli allevamenti.
La denuncia e la successiva ispezione risalgono al 2018, prima del rilevamento di visoni infetti al coronavirus SARS-CoV-2 in diversi Paesi del mondo, anche in Italia in due allevamenti, nel cremonese e nel padovano, e i successivi casi conclamati di trasmissione del virus mutato dai visoni agli esseri umani.
Le dichiarazioni
“Al momento dell’ispezione dei Carabinieri Forestali, l’allevamento a Galeata conteneva solo i riproduttori. Su 2.600 animali, quasi un centinaio di visoni presentava parti del corpo prive di peli, una decina di animali aveva lesioni pregresse e altri dieci la coda mozzata. Si tratta di classiche manifestazioni di comportamenti aggressivi o autolesionistici, molto comuni negli allevamenti di visoni, come anche rilevato dal Dr. Enrico Moriconi, medico veterinario consulente in etologia, in un parere pro-veritate redatto per la nostra organizzazione.
Nell’allevamento sono stati trovati anche 5 animali con vistose lesioni sanguinolente, di colore rosso vivo. Le condizioni in cui sono relegati i visoni negli allevamenti, dove per lo stress della vita in gabbia non è raro il fenomeno del cannibalismo, oltre a essere crudeli per gli animali, facilitano anche la diffusione di virus pericolosi per l’essere umano. Il Ministero della Salute prenda atto dei controlli della Forestale nell’allevamento di Galeata e vieti gli allevamenti visoni, ora solo sospesi fino a febbraio 2021″, commenta Alessandro Ricciuti, responsabile dell’ufficio legale di Essere Animali.
Con la campagna Visoni Liberi, l’organizzazione chiede da tempo che anche l’Italia introduca il divieto di allevamento di visoni e di altri animali utilizzati per la produzione di pellicce, già emanato in diversi Paesi dell’UE.
In particolare, Essere Animali ha presentato denuncia nei confronti dell’allevamento di visoni di Galeata per la detenzione di animali in gabbia, una modalità che, pur essendo adottata da tutti gli allevamenti italiani, secondo l’organizzazione risulterebbe già vietata sin dal 2008.
“Le modalità con cui devono essere allevati i visoni sono contenute nel D.Lgs. 26 marzo 2001, n.146, ‘Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali negli allevamenti’. Inizialmente, lʼart. 22, comma VIII dell’allegato stabiliva che, a partire dal 1° gennaio 2008, l’allevamento di visoni dovesse avvenire a terra, in recinti dotati di arricchimenti ambientali e di una piccola vasca in cui questi animali semiacquatici potessero perlomeno espletare le proprie funzioni etologiche primarie.
Ma, nel gennaio 2008, quando il decreto stava per entrare in vigore, il Ministero della Salute con una nota lasciò agli allevatori la possibilità di scegliere se adeguarsi al nuovo allevamento a terra o mantenere gli animali in gabbia, stravolgendo completamente la formulazione iniziale del Decreto, che però è una fonte di legge di rango superiore.
Con questa azione legale vogliamo quindi sollevare il problema nato in seno a questa errata interpretazione: tutti gli allevatori scelsero di continuare ad allevare i visoni in gabbia, ma di fatto queste sono già vietate dal 2008. L’obbligo di allevare i visoni a terra è quindi già in vigore e, poiché sappiamo essere una modalità antieconomica, gli ultimi allevamenti di visoni attivi in Italia, solo sei strutture, possono essere chiuse in tempi rapidi”, conclude Ricciuti.
Maggiori informazioni su: www.essereanimali.org