Pace, aria pulita, intensi profumi di ginepro, di mirto e di rosmarino, uniti ad un paesaggio montano dai panorami mozzafiato, creano un vero e proprio contesto da favola, dove è possibile trascorrere momenti indimenticabili.
Il Villaggio Minerario di Rosas nei primi anni del ‘900 ospitava le famiglie dei minatori, circa 750 persone, e poteva offrire loro tutto ciò di cui avevano bisogno. Nelle miniere si estraeva prevalentemente piombo, zinco e rame. In oltre 150 anni, l’attività estrattiva dei minerali ha visto lunghi periodi di ricchezza, fino a quando nel 1980, un’inarrestabile crisi ne ha provocato la chiusura.
Pertanto, è stato inevitabile il decadimento dell’intera struttura mineraria e la conseguente perdita di un’importante risorsa del territorio. Solo il rispetto e il culto della memoria, nonché la determinazione di Gianfranco Tunis, Presidente dell’Associazione Miniere Rosas e di chi ha sempre creduto in lui, hanno permesso il recupero dell’intera area mineraria, che dopo anni di lavoro è rifiorita a nuova vita con il Museo di Archeologia Industriale. Una realtà dove il tempo sembra non essere mai trascorso.
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Il Dottor Tunis che è stato Senatore della Reppublica nella XIV legislatura e più volte consigliere Regionale, è l’ex sindaco di Narcao. Ha sostenuto il progetto di riconversione turistica-culturale dell’area di Rosas, credendo fortemente nella sua realizzazione, contro il parere di chi non avrebbe scommesso un soldo sull’immane valore del sito minerario. Le case dei minatori ristrutturate e trasformate in “case vacanza”, dotate di tutti i confort, sono collocate nel villaggio in una sorta di Albergo diffuso, che vanta una bellissima reception all’interno dell’Ecomuseo. Degno della fantasia di Disney, un incantevole laghetto fa da cornice a queste casette sparse nella vallata.
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L’Ecomuseo ospita inoltre la Laveria, un vero e proprio angolo di storia. Qui, macchinari e attrezzi utilizzati per l’estrazione dei minerali fanno bella mostra di sé, accompagnati dagli oggetti personali dei minatori. Vecchi scarponi, caschetti protettivi, lampade a carburo e tute un po’ sgualcite, portano il visitatore a rivivere la quotidianità dei minatori e, come in una sorta di flashback a ritroso nel passato, li proietta in un’epoca non lontanissima, ma tanto diversa dalla nostra.
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La presenza di due ostelli, rappresenta poi, una suggestiva sistemazione per gli ospiti che amano trascorrere le vacanze a stretto contatto con la bellezza della vegetazione caratteristica del clima mediterraneo. L’ufficio postale del vecchio villaggio è stato trasformato in un accogliente ristorante, dove si possono gustare i piatti tipici del territorio di Narcao. Il bar ha preso il posto del vecchio magazzino di stoccaggio e conserva ancora oggi le rotaie in cui scorrevano i vagoncini carichi di minerale. Bere un caffè o sorseggiare un buon drink immersi in un pezzo di storia della Sardegna, non ha eguali. Adiacente al bar, una semplice e accogliente pizzeria, in cui è facile riconoscere l’impronta del passato anche nei sapori. Le pizze, impastate con farine biologiche e cotte al forno a legna, sono sublimi.
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Sardegna Reporter ha incontrato Gian Franco Tunis, che nella splendida location del villaggio, ha risposto all’intervista mostrando disponibilità e gentilezza.
Come inizia la trasformazione dell’area mineraria di Rosas in un posto magico come questo?
Ho intuito fin da subito l’alto valore culturale e storico ambientale di questi luoghi, non potevo permettere che tutto andasse perso. Non è stato facile, ma sono determinato, ho smosso mari e monti per far sì che il Comune di Narcao diventasse proprietario del bene, in quanto l’intero sito era sotto la gestione della Samim del gruppo Eni. La cifra simbolica di 1000 lire per l’acquisto del villaggio minerario metallifero, fu l’inizio di un rilancio del territorio all’insegna del geoturismo. Da quel momento, nulla poteva disturbare la mia corsa verso l’obiettivo e nel 1989 ottenni il primo finanziamento dalla Comunità Europea. Nel 2009, finalmente, il sito è stato aperto alle visite turistiche. Dieci anni di lavoro hanno portato alla realizzazione di una vera e propria “miniera” culturale, importantissima per il futuro delle nuove generazioni.
La stagione turistica è alle porte, quali sono le previsioni per quest’anno?
Le previsioni sono ottimistiche, come sempre. Abbiamo molti ospiti anche adesso a maggio e quest’estate è previsto il pienone. Le persone amano tuffarsi in questi paesaggi e tornano molto spesso. Le visite guidate in miniera, le passeggiate a piedi o a cavallo, le escursioni in mountain bike o il trekking, sono solo alcune delle numerose attività offerte dal villaggio, per godere delle straordinarie bellezze paesaggistiche di Rosas.
Ritiene che le potenzialità di questo luogo siano state sfruttate al massimo o si potrebbe fare ancora di più? Ci sono progetti futuri per rendere ancora più bello questo scenario?
Questo museo a cielo aperto è una finestra sulla storia, dalla quale i visitatori hanno la possibilità di affacciarsi e gioire di un’esperienza unica, ma si può fare molto di più per conquistare la clientela turistica e offrire lavoro ai nostri giovani. Sono previsti altri servizi di contorno, pertanto ho presentato alla Regione Sardegna alcuni progetti, uno di questi “Rosas Villaggio Globale” è già stato accolto. E’ un progetto di digitalizzazione del Museo e prevede la creazione di un’apposita App, che renderebbe più semplice l’organizzazione del lavoro e la promozione di questo immenso bene culturale. Il progetto abbinerà tecnologia e cultura, ma anche turismo e storia. E’, inoltre, pronto il programma dei Corsi di alta Formazione enogastronomica con i migliori chef stellati della Michelin, al termine dei quali saranno organizzate una serie di cene per la degustazione. Sono poi attese, in autunno, le riprese di un film dedicato alla vita dei minatori con il regista sardo Ignazio Vacca.
Cosa rimane nel cuore dei turisti al termine delle vacanze nel Villaggio minerario?
Soggiornare in questi luoghi è un viaggio culturale coinvolgente ed emozionante. È un salto nel passato che permette al visitatore di immedesimarsi nella realtà dei minatori, percependo la vita umile di chi, con orgoglio, ha amato e portato avanti il proprio lavoro, nonostante la fatica e il sacrificio. E’ inoltre un’immersione in un contesto paesaggistico unico, dove flora e fauna variegate e variopinte regnano sovrane. Cosa rimane nel cuore dei turisti? La voglia di tornare! (Ride, N.d.R.).
Dopo aver ringraziato e salutato il Dottor Tunis, a malincuore lasciamo Rosas. Il villaggio ci ha incantato con la sua disarmante bellezza e ci ha fatto provare emozioni sconosciute. La voce della miniera echeggia ancora nell’aria e accarezza l’anima di tutti noi, promettendoci la più bella delle vacanze.
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Sabrina Cau