Non esultano i gestori di sale cinematografiche per la possibile riapertura delle strutture in Sardegna.
Il presidente di Anec Sardegna spiega i motivi in una lettera al Presidente Solinas.
L’Anec ha circa 3.500 schermi associati in tutte le Regioni d’Italia, che rappresentano tutte le tipologie di esercizio cinematografico, dai multiplex alle monosale, senza dimenticare i circa 500 schermi dei cinema d’essai . Si tratta di un mondo parallelo che in questo momento è costretto a tenere le sale spente, le biglietterie chiuse, le prime visioni ferme.Le case cinematografiche di distribuzione di film sia nazionali sia internazionali, vista la chiusura delle sale italiane non forniranno i titoli utili per le programmazioni, per evidenti e comprensibili ragioni di mercato.
La riapertura determinerebbe solo un ulteriore aggravio dei costi di gestione sia per diffidenza e dissuetudine del pubblico, sia per riduzione delle capienze conseguenti al distanziamento degli spettatori, consentite solo al 25 %,ma anche per la gestione, viste le spese che dovranno essere sostenute, in particolare in fase di riapertura, dispositivi di protezione individuale e per l’applicazione di tutte le misure previste dai protocolli. Nelle disposizioni è vietata anchela vendita di snack e bevande all’interno dei locali.
Secondo il Presidente di Anec Sardegna Luciano Lombardo, non esistono affatto le condizioni affinché le riaperture possano essere considerate possibili.
E’ invece impellente riservare attenzione al comparto, martoriato da chiusure lunghe e da costi di gestione altissimi; per questo motivo il Presidente Lombardo, chiede la possibilità di prevedere ulteriori e significativi interventi economici a supporto dell’esercizio cinematografico, che siano finalizzati a ristorare le chiusure, ma che possano anche essere considerati strumenti fondamentali per la ripartenza durante la quale, proseguirà il calo dei ricavi.
L’Anec, ritiene fondamentale un sostegno ai cinema in Sardegna per le piccole e medie imprese che operano nel settore, viste le ingenti spese che dovranno essere affrontate per l’adeguamento delle strutture, dai posti a sedere preassegnati, (nel rispetto delle norme di distanziamento) all’obbligo di custodire l’elenco delle presenze per quattordici giorni. , alla riduzione della capienza, all’ obbligo di misurare la temperatura all’ingresso, igienizzare le mani,fino alla verifica di aree contingentate all’interno di tutti gli spazi, compresa la possibilità di utilizzare il personale per gestire i flussi ed evitare che si creino degli assembramenti.
Tutto il comparto attende risposte.