Bentu Luna è il nuovo progetto enologico di Gabriele Moratti guidato dall’AD Gian Matteo Baldi al centro della regione Sardegna, a Neoneli (Oristano).
L’unico in Italia a basarsi totalmente su vecchie vigne, che vanno da un minimo di 35 fino ai 115 anni di età.
![Bentu Luna](https://www.sardegnareporter.it/wp-content/uploads/2021/03/2373b223-5098-488d-9b42-a0374bda95cd-300x225.jpg)
La Famiglia Moratti firma un nuovo capitolo del suo umanesimo vitivinicolo con una cantina a Neoneli in provincia di Oristano.
L’attività si sviluppa tra il Barigadu e il paesaggio policolturale del Mandrolisai, uno dei quattordici in Italia iscritti al Registro nazionale dei Paesaggi rurali d’interesse storico e l’unico della regione.
Lo stile Bentu Luna pone al centro l’essere umano e la sua capacità di interpretare la natura secondo creatività e scienza.
Il valore intrinseco di quest’area è il terroir, inteso come intersezione tra microclima, qualità del suolo e lavoro dell’uomo. “I vigneti sono il frutto di una cultura millenaria rimasta pressoché invariata, fondata sul concetto di non proprietà e di naturale ereditarietà familiare che rischiava di essere abbandonata poiché non creava più reddito – spiega Gian Matteo Baldi – Insieme ai contadini e agli abitanti di Neoneli abbiamo concordato per la gestione condivisa dei vigneti, così da integrare la manodopera e il sapere locale con le nostre competenze tecniche e tecnologiche”.
La struttura organizzativa dell’azienda, come per la tenuta Castello di Cigognola in Oltrepò Pavese, si presenta snella e intergenerazionale, con giovani professionisti coadiuvati da consulenti esterni di caratura internazionale. L’enologa in loco è Emanuela Flore, affiancata dall’agronomo Giovanni Bigot e da altri professionisti tra cui l’enologo Beppe Caviola come responsabile dei blend.
L’approccio umanistico non può prescindere da un profondo rispetto per l’ambiente:
dalla gestione dei vigneti all’architettura della cantina, fino ai materiali utilizzati per il confezionamento dei vini, tutto è pensato in ottica di sostenibilità e risparmio energetico.
Al fine di tutelare l’integrità di suolo, piante e grappoli, all’interno della vigna non sono ammessi macchinari ma solo uomini e animali. La raccolta è manuale così come la pressatura. Ciascuna particella è vinificata separatamente all’interno di vasche in cemento crudo di piccole dimensioni per rispettare le specificità di ogni microzona. Tutti i vini sono a fermentazione spontanea, con pied de cuve altamente selezionato e curato al fine di evitare derive.
L’alta precisione e il minimo intervento umano, possibile grazie a un grande lavoro preparatorio in vigna, portano alla nascita di vini puliti che compiono subito la fermentazione malolattica.
Le prime etichette a esordire sul mercato sono Mari e Sobi.
Mari è un Mandrolisai DOC, da vigneti tra i 35 e i 70 anni allevati ad alberello. Le uve sono 35% Bovale sardo, 35% Cannonau, 30% Monica raccolte nella prima decade di ottobre. Dopo una lenta e accurata diraspatura del grappolo, prende avvio la fermentazione con piede spontaneo in vasche di cemento. L’affinamento è di otto mesi in barrique di rovere di secondo passaggio, durante il quale si effettuano leggeri bâtonnage e si attiva la malolattica.
Ne nasce un vino di grande equilibrio: al naso emergono note speziate, in bocca è morbido e colpisce per gli avvolgenti sentori di frutta scura e la deliziosa nota salata; il finale è caldo. Lo stesso processo di vinificazione è adottato per Sobi, rosso di Sardegna da vigneti tra i 35 e i 70 anni allevati ad alberello, per un naso delicato e una grande struttura.
Le varietà che lo compongono provengono da diverse zone di Neoneli. I vitigni sono per il 25% Bovale sardo, 35% Cannonau, 5% Monica e 35% tra Pascale, Cagnulari, Carignano e Barbera.