Carta (UIL-FPL) denuncia la situazione dei pazienti cerebrolesi sardi
Dopo numerose rimostranze dei familiari di pazienti cerebrolesi Sardi, oggi è tornato drammaticamente alla ribalta, anche a seguito di recenti iniziative politiche, il pesante disagio di questi pazienti che, proprio per la loro risaputa fragilità, sono particolarmente bisognosi di un costante e qualificato approccio assistenziale di alto livello.
Purtroppo, la pesante situazione vissuta dai pazienti con gravi cerebrolesioni vascolari e traumatiche, anziché migliorare, appare sempre più critica e insostenibile anche per i loro parenti, a causa del forte disagio che tutto il contesto di “incertezza” logistica, sta contribuendo a incrementare.
Ben venga anche la collaborazione col “privato” purché, però, la stessa sia solo integrativa e mai sostitutiva, ciò peraltro contrasterebbe persino con uno dei capisaldi della nostra stessa carta costituzionale.
È, invero, sicuramente proficuo illuminare il campo sanitario con più fari ma se si spegne progressivamente quello pubblico, restando acceso solo il “privato”, significherebbe relegare a ruolo di semplice “comparsa”, nel buio più totale quindi, la sanità pubblica confinandola, di fatto, in una sorta di drammatico, quanto imperdonabile, “ oblio” operativo. La grave Pandemia, che ha travolto tutto e tutti, ha, infatti, palesemente evidenziato la vistosa inadeguatezza del tanto esaltato Modello Sanitario Lombardo, notoriamente sbilanciato proprio sul privato.
Tutto ciò impone però una rinnovata presa di coscienza politica e sociale da parte di ogni soggetto, istituzionale e non, a vario titolo preposto e coinvolto.
La salute pubblica è un bene universalmente riconosciuto. Quindi tutti, nessuno escluso, hanno l’obbligo morale oltreché civile di tutelarla incessantemente! Esattamente come si dovrebbe fare con la libertà.
Non bastasse, dopo la discutibile “commistione” con pazienti ortopedici post-operati e il focolaio di infezione da Covid-19 innescatovisi travolgendo pazienti e personale ad essi dedicato, la Neuroriabilitazione del Brotzu, già da tempo in palese affanno anche per l’insostenibile carenza di personale d’assistenza, è stata chiusa già da circa tre mesi, spostando quindi i pazienti in vari centri pubblici e privati della Sardegna.
Non si sottovaluti nemmeno che la “location” ideale di tale reparto, a maggior tutela del paziente, sarebbe dove, per garantire il percorso neurologico completo, siano presenti specialità quali stroke-unit, neurochirurgia, rianimazione, radiologia interventistica, etc., che, più di altri, il presidio S. Michele può garantire.
Basta, non è più accettabile tergiversare ancora su tematiche sanitarie e di tale portata sociale!
È ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità e si rassicurino i cittadini sardi con impegni certi e realistici, sgombrando il campo, quindi, da ogni eventuale tentazione politicamente propagandistica.
UIL-FPL Segreteria Territoriale Area Vasta, Attilio Carta