Lo ha deciso il gup del Tribunale di Catania, Nunzio Sarpietro, che oltre a stabilire le date delle prossime udienze non ha accolto la richiesta fatta dalle parti civili di sentire in aula Luca Palamara ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm.
Nella memoria depositata ieri, per chiedere il rinvio a giudizio dell’ex ministro Salvini, gli avvocati di ‘AccoglieRetè, ‘Legambientè ed ‘Arcì hanno fatto riferimento ad una domanda del gup Sarpietro all’ex premier Giuseppe Conte, lo scorso 28 gennaio, durante la deposizione a Palazzo Chigi. E che ha riguardato proprio Palamara.
Oggi, nell’aula bunker del carcere di Bicocca, il giudice Sarpietro ha ascoltato la testimonianza dell’ambasciatore Maurizio Massari, in qualità di rappresentante permanente dell’Italia nell’Ue all’epoca dei fatti.
La prossima udienza è stata fissata per sabato 10 aprile (la discussione procederà il 23 aprile se sarà necessario) con la decisione finale attesa per il 14 maggio, data in cui, appunto, il giudice deciderà se mandare l’ex ministro dell’Interno a giudizio o se disporre il non luogo a procedere.
“Ci rivedremo il 10 aprile – ha detto Matteo Salvini al termine dell’udienza di oggi – e poi si chiude il 14 maggio. Non faccio pronostici, continuo a ritenere di aver fatto il mio dovere e di avere salvato vite. Non chiedo medaglie al petto, ma rispetto. L’ambasciatore – ha aggiunto Salvini – ha ricordato la realtà, le politiche sull’immigrazione erano le stesse prima, durante e dopo. Anzi, noi abbiamo avuto il merito storico di avere svegliato l’Europa.
Se nel 2021, gli sbarchi continueranno con i ritmi di gennaio e febbraio rischiamo di superare quota 120 mila arrivi clandestini in un anno. Impensabile in un anno di Covid e di difficoltà economica”.
Soddisfatto, per la testimonianza dell’ambasciatore Massari, anche il legale di Salvini: “La testimonianza di Massari – ha sottolineato l’avvocato Giulia Bongiorno – è stata particolarmente efficace perchè ha chiarito che c’è stata continuità politica tra il Conte uno e Conte, Salvini-Lamorgese ed in particolare ha fatto riferimento che a partire dal caso Diciotti ci fu una scelta politica italiana da parte del Premier e dei ministri degli esteri e interni, ovvero, di fare una pressione politica sull’Europa per la redistribuzione dei migranti ‘ex antè cioè prima che avvenissero gli sbarchi. Da ciò – ha aggiunto Bongiorno – si desume che c’era una linea di governo ben precisa che prevedeva di sollecitare e invitare l’Ue a fare una redistribuzione dei migranti. Le nostre conclusioni sono che alla luce di questa ricostruzione è evidente che il caso Gregoretti si colloca in maniera coerente con quella che era la linea del Governo a sollecitare l’Europa”.
E sul ‘caso Palamarà sollevato dalle parti civili Bongiorno ha spiegato: “Per me adesso ci sono altri problemi e non si sta parlando di Palamara per come si dovrebbe. Di quello che ha detto e probabilmente anche sul processo di Salvini. Ma noi siamo concreti, abbiamo il processo e si deve concludere.
In questo processo non posso fare un altro processo che probabilmente ci sarà e ci sarà in altra sede. Noi abbiamo chiesto espressamente al giudice di chiudere”.
(ITALPRESS).