Questa tipologia di pignoramento rientra nella categoria del pignoramento presso terzi e i rischi non sono uguali per tutte le categorie di lavoratori in possesso di un deposito presso una banca o una posta. Anche le regole procedurali in vigore sull’espropriazione di denaro in deposito dei creditori differiscono in base al tipo di rapporto lavorativo del debitore insolvente e in base alla tipologia di conto in possesso.
In questo articolo vedremo nel dettaglio in cosa consiste il pignoramento del conto corrente e cosa si rischia con l’espropriazione forzata del denaro.
Il pignoramento del conto corrente è uno dei vincoli giuridici previsti in tre forme: mobiliare, immobiliare e presso terzi. Queste formule consentono al creditore di recuperare quanto gli spetta dal debitore insolvente. Nello specifico, l’espropriazione di denaro su un conto corrente avviene a seguito di una notifica al debitore che indichi il titolo esecutivo, l’atto di precetto e l’atto di pignoramento.
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L’atto di pignoramento è inviato anche all’istituto di credito interessato che può procedere bloccando una somma in deposito su un conto, per garantire il pagamento da parte del debitore o la riscossione del creditore.
Secondo la legge, una volta presentato l’atto giudiziario di pignoramento, l’istituto bancario o postale può procedere a bloccare l’intera somma presente sul conto corrente, oppure una parte di essa, se il conto è di appoggio per la ricezione dello stipendio di un lavoratore.
I limiti del pignoramento di un conto corrente
Quando si attiva la procedura di pignoramento del conto corrente, possono presentarsi tre diversi scenari:
- Il conto corrente è vuoto, quindi verranno bloccati i depositi successivi;
- Il conto corrente ha una somma uguale o inferiore alla somma da pagare, quindi il conto è bloccato assieme ad ulteriori bonifici successivi, fino all’udienza di assegnazione;
- Il conto corrente ha un saldo attivo, quindi il debitore può prelevare le somme in eccesso a quelle pignorate e può ricevere bonifici.
Esistono, inoltre, delle particolarità che permettono ad alcune voci di accredito di non essere coinvolte nel pignoramento come nel caso degli assegni di accompagnamento per disabile, delle rendite di assicurazione sulla vita o nel caso delle pensioni di invalidità.
Se il conto corrente è cointestato e il debito personale non è valido per entrambi i destinatari, questo può essere bloccato per il 50% delle somme.
Cosa cambia tra un professionista e un lavoratore dipendente
La legge dichiara che con il pignoramento di un conto corrente può scattare il blocco intero della somma o solo una parte di essa. C’è una grande differenza, però, che scatta in base al tipo di lavoro del debitore, ovvero se è un libero professionista o un lavoratore dipendente.
La giacenza presente su un conto corrente di un professionista viene bloccata per intero con il pignoramento, mentre il conto di un lavoratore dipendente può essere bloccato solo se la cifra supera i 1.347 euro e nella misura dell’eccedenza del triplo dell’assegno.
Il pignoramento del conto corrente di un lavoratore dipendente risulta più a rischio rispetto a quello di un professionista perché ha una durata maggiore. Il conto corrente di un lavoratore autonomo, infatti, è liberato dal pignoramento quando il giudice autorizza la somma del debito e una volta estinto il pagamento, il conto torna in piena disponibilità del professionista.
Nel caso di un lavoratore dipendente, invece, il conto corrente resta sottoposto a pignoramento anche nei mesi successivi all’atto di pignoramento, ovvero, verrà trattenuto il 20% da ogni mensilità ricevuta dal lavoratore sul conto corrente.