Copagri festeggia la giornata mondiale dell’acqua, risorsa fondamentale per le colture, che non va sprecata ma anzi valorizzata.
Verrascina: puntare su uso razionale acqua e colture meno idroesigenti e accelerare su efficientamento rete infrastrutture idriche.
“La disponibilità di acqua è un fattore estremamente rilevante per lo sviluppo delle colture agricole. Proprio per questa ragione, le imprese agricole sono pienamente consapevoli dell’importanza di tale risorsa, che non viene sprecata ma al contrario valorizzata, in quanto è utilizzata per il ciclo produttivo alimentare e poi restituita al reticolo idrico e alle falde sotterranee, le quali vanni ad alimentare indirettamente i pozzi irrigui”. Lo ricorda la Copagri in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e quest’anno dedicata al tema “Valorizzare l’acqua”.
“L’intensità di utilizzo di tale risorsa dipende da diversi e numerosi fattori, tra cui clima, condizioni meteo, suolo, colture, pratiche di coltivazione e tecniche di irrigazione. In tale ottica, valorizzare l’acqua significa anche difenderla e per questo è sempre più importante puntare con decisione sulla ricerca e sull’innovazione, sfruttando le moderne tecniche di irrigazione e l’agricoltura di precisione, che consentono un notevole risparmio idrico, e promuovendo un uso razionale dell’acqua, anche attraverso il ricorso a colture meno idroesigenti”, afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina.
“Allo stesso tempo, è necessario sbloccare la situazione delle infrastrutture, partendo dal sempre più necessario ammodernamento ed efficientamento della rete idrica e della gestione della risorsa acqua; a tal proposito, fanno riflettere recenti dati secondo cui circa il 30% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni, mentre il 25% addirittura supera il mezzo secolo di attività, con il risultato che quasi il 50% dell’acqua prelevata viene dispersa, a fronte di una media comunitaria pari a meno della metà”, prosegue il presidente.
“Su questo tema, anche in ottica Recovery Fund, è necessario un deciso cambio di passo, anche e soprattutto alla luce del fatto che entro il 2050 si prevede una crescita del 33% della popolazione mondiale, con una conseguente maggiore richiesta di acqua, che andrà sempre più a scontrarsi con l’aumento di fenomeni dovuti ai cambiamenti climatici e alla tropicalizzazione del clima, quali la possibile assenza o la minore frequenza di precipitazioni, la siccità, le inondazioni e le carenze idriche”, aggiunge Verrascina.
“L’agricoltura c’è ed è pronta a fare la sua parte, ma respinge con forza l’idea secondo cui gli agricoltori sono responsabili degli sprechi idrici; i produttori e le aziende agricole, al contrario, con il loro quotidiano operato contribuiscono al mantenimento e alla cura del reticolo idrico fornendo in tal modo un concreto e fattivo apporto alla tutela dei terreni e alla prevenzione del dissesto idrogeologico”, conclude il presidente della Copagri.