Ad aprire le danze dell’evento che fa parte della serie di incontri “Distanti ma uniti” di Casa Sardegna on line e’ stato come sempre il coordinatore Elio Turis che ha dato la parola al presidente del circolo di Tokyo Giovanni Piliarvu.
Dopo una presentazione della situazione del circolo ISOLA Sardegna Giappone, Piliarvu ha parlato brevemente del volume NICHE07 prodotto dall’università di design Kogakuhin ed edito dalla Opa Press. Un libro che e’ già una pietra miliare nel far conoscere la Sardegna nel Sol Levante valorizzandone tutti quegli aspetti culturali, architettonici e artistichi che vanno oltre l’immagine di resort vacanziero.
Il volume che e’ stato voluto dal professor Toshihiko Suzuki con la collaborazione del giovane architetto sardo Emiliano Cappellini durante la sua trasferta in Giappone, e’ stato il motivo di incontro tra Giovanni Fancello e il presidente Giovanni Piliarvu che hanno entrambi contribuito alla stesura di una parte del libro.
Giovanni Fancello ha preso la parola ed ha accompagnato gli ascoltatori in un viaggio nella cucina sarda, forte della sua meticolosa ricerca storica, e proponendo un punto di vista serio e critico su quella che noi oggi chiamiamo cucina della tradizione.
Non una delle tante autocelebrazioni della unicità e superiorità della cucina sarda, ma un viaggio che ha avuto al centro un ragionamento critico sulla presenza di ingredienti di quelli che oggi i piu’ vedono come parti di cucina antica ma che a uno sguardo piu’ attento rivelano altro. Come fare a pensare, ad esempio, alla presenza dei malloreddus al pomodoro o i piatti sardi che usano le patate prima della scoperta delle Americhe?
Fancello ci ha ricordato con forza come tutta la cucina sia sempre una evoluzione e contaminazione, e come anche la Sardegna sia stata attraversata da culture culinarie diverse nel corso dei secoli. Influenzata e influenzatrice con tecniche di cottura, ingredienti e preparazioni varie. Una cucina in movimento, ma che deve valorizzare gli ingredienti locali e stare attenta a non dimenticare la lingua che parla, il sardo.
Un evento molto partecipato al quale sono stati presenti anche un numero sostenuto di membri giapponesi che nonostante lo scoglio linguistico hanno deciso di prendere attiva tramite la piattaforma zoom, attratti da un argomento di grande interesse nel lontano oriente.
Un incontro coinvolgente, rivelatorio e soprattutto chiarificatore.