Donne e diplomazia, nuove prospettive nell’incontro WFWP
“Questo evento, svolto in occasione della Giornata internazionale della donna, è dedicato a tutte quelle donne che sono impegnate a promuovere il dialogo per la risoluzione pacifica dei conflitti e a tutte coloro che purtroppo non hanno ancora voce, che sono in difficoltà e che subiscono ingiustizie in casa, nei luoghi di lavoro e nella società in genere”. Con queste parole la moderatrice Maria Gabriella Mieli, vice-presidente della WFWP-Italia, ha aperto l’incontro dal tema “Il ruolo delle donne nella diplomazia internazionale: costruire una pace duratura”.
L’evento che si è svolto giovedì 11 marzo è stato organizzato dalla “Federazione delle donne per la pace nel mondo” (WFWP-Italia) in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia e con EcodaiPalazzi.it.
Donne e diplomazia: gli interventi
“Sono fiero di rappresentare un’istituzione che continuerà a battersi per le donne, fino a quando nel mondo ci sarà violenza fisica, psicologica, discriminazione, mutilazioni e matrimoni forzati”. Con queste parole Carlo Corazza, Capo Ufficio del Parlamento europeo in Italia, ha aperto gli interventi.
Il responsabile ha ricordato come il prestigioso Premio Sacharov dell’Unione Europea è stato attribuito a donne di straordinario coraggio e che “solo con un’autentica parità di genere possiamo risolvere molte delle drammatiche sfide che abbiamo davanti”. Violenza, negazione di diritti e pregiudizi, ha proseguito, “li abbiamo anche a casa nostra” e ha ricordato l’impegno dell’UE per l’applicazione della Convenzione di Istanbul, contro la violenza sulle donne. “La parità di genere” ha concluso “è una cosa di cui abbiamo estremamente bisogno e continuerà a essere una priorità per il Parlamento europeo”.
Gemma Guerrini, Presidente della Commissione Pari Opportunità di Roma Capitale, ha ricordato come:
“Siano state le donne di diversi Paesi ad aver immaginato una giornata in cui far convergere la passione di migliorare il mondo, attraverso il rispetto che l’essere umano deve a ogni essere umano”. Ha quindi riflettuto sulle parole di Virginia Woolf, che sulla guerra affermava: “Che bisogno c’è di combattere?”. È proprio dalla cura e dalla prevenzione di ogni bisogno distruttivo che bisogna partire e “questo è il ruolo che la donna ha sempre rivestito nel mondo. Ed è dimostrato come questo ruolo rappresenta il valore aggiunto per il raggiungimento della pace, nel nostro quotidiano, nel sociale e nella politica internazionale”.
Antonio Stango, Presidente della Federazione Italiana Diritti Umani, ha affermato come ci sono diversi Paesi nel mondo dove molte donne occupano posizioni apicali, ma anche altre nazioni dove le donne sono ufficialmente discriminate a livello giuridico.
Ha ricordato l’importante “Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna” dell’ONU, che è stata ratificata da diversi Paesi. “Uno Stato che discrimina le donne” ha aggiunto “sarà uno Stato che tenderà ad avere un ruolo di sopraffazione anche a livello internazionale”. Ha inoltre rilevato “l’importanza dell’educazione ai diritti umani e al rispetto dell’altro per la costruzione della pace”. In conclusione ha ricordato la straordinaria figura di Maria Montessori, proponendo di dedicarle una statua a Roma, “utile per un cammino di pace e di educazione”.
L’Onorevole Emanuela Del Re, già Viceministra agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale e deputato della Repubblica Italiana, ha affermato che:
“Quando s’includono le donne nella costruzione della pace, gli accordi hanno molte più probabilità di successo e sono di maggiore durata”. Ha rilevato come le donne diplomatiche di professione sono molto poche e come la risoluzione ONU, che impone di permettere alle donne di partecipare a tutte le fasi della soluzione dei conflitti, sia rimasta sulla carta. “Stiamo combattendo anche con l’aiuto di molti uomini contro la visione del negoziato esclusivamente maschile” ricordando come, nel processo di pace per la Siria a Ginevra, le donne fossero state completamente escluse. Ma ha aggiunto “che stiamo facendo grandi passi in avanti e stiamo smantellando gli stereotipi”. Per la relatrice è necessario che già a partire dalle scuole primarie si debba proporre anche il modello della donna negoziatrice e diplomatica.
Elisabetta Nistri, Presidente WFWP-Italia, ha posto l’accento:
“Sull’importanza di figure femminili pacifiche in posizioni di leadership e di giovani donne che ne seguano l’esempio e che continuino il cammino”. Questo sarà anche il tema della sessione organizzata dalla WFWP International al 65° Congresso della Commissione dell’ONU sullo Status delle Donne (CSW). “A quest’assise, che si terrà a New York dal 15 marzo, parteciperanno anche diverse First Ladies e giovani leader emergenti, invitati dalla WFWP”. Ha inoltre esortato le donne a “essere persone di pace per facilitare la risoluzione dei conflitti. La pace inizia da dentro di sé ed è difficile insegnarla se non la si vive interiormente. Va portata in ogni relazione, cominciando dalla famiglia”. Ha terminato affermando che “dobbiamo diventare donne amorevoli e forti, perché avere un cuore materno non significa essere deboli, ma capaci di mantenere questa forza interiore nonostante le circostanze avverse, sull’esempio della dottoressa Moon”.
Sua Eccellenza Signora Rajae Naji El Mekkaoui, Ambasciatore del Regno del Marocco presso la Santa Sede, ha rilevato come:
“Negli ultimi cinquant’anni siamo stati testimoni nella maggior parte dei Paesi di un’incontestabile evoluzione, una femminilizzazione del personale all’interno dei ministeri degli esteri. Ma siamo ancora ben distanti dalla parità che desidereremmo”. Per riuscire “le donne devono imporsi, essere ambiziose, devono trovare un migliore equilibrio tra la vita professionale e quella privata e famigliare. E questo richiede sacrifici, determinazione e impegno”. Ha ricordato la figura della principessa Lalla Aisha del Marocco, prima e unica donna araba e musulmana nominata ambasciatore nel 1965, un forte simbolo di emancipazione; e come “oggi in Marocco le donne ambasciatore ricoprono posizioni di grande prestigio”.
Marino D’Amore, Docente dell’Università Niccolò Cusano di Roma ha ricordato come:
“In Italia la carriera diplomatica è stata vietata alle donne fino al 1960. Ma anche dopo la sentenza della Corte costituzionale che stabilì l’illegittimità di questa esclusione, si è dovuto attendere il 1977 per il debutto delle donne in diplomazia. Non si dovrebbe più parlare di parità di genere, ma di un solo genere che è quello umano, se si intende la parità in senso includente. Il conflitto di genere sta lasciando il posto al riconoscimento meritocratico come forza inclusiva, collaborativa e sinergica, per il raggiungimento di una pace duratura e condivisa”. Ha poi ricordato Kamala Harris, figura molto simbolica e la sua celebre frase: “Sono la prima donna vice-presidente, ma non sarò l’ultima”.
Christelle Ollandet, Assistente dell’Ambasciatore del Congo Brazaville in Italia, è figlia di un diplomatico.
“Ho avuto mio padre come modello, che fece della diplomazia non solo una carriera ma un esempio di vita. Ho scelto questa strada per aiutare gli altri a risolvere i problemi con l’amore e senza mai usare la violenza. Come madre di famiglia ho sempre voluto un mondo migliore per la mia famiglia, quindi un mondo di pace duratura”. Ha concluso affermando che “la donna deve essere presente quando si tratta di prendere decisioni che riguardano la propria famiglia, la propria comunità e il mondo, perché lei ascolta, consiglia e trova sempre delle soluzioni”.
Ha terminato gli interventi Maria Pia Turiello, Docente dell’Università per la Pace dell’ONU sede di Roma, esperta in mediazione.
“In un contesto conflittuale la mediazione svolge il compito di rinsaldare quei rapporti sociali spenti, finiti e incoraggia le parti alla comprensione reciproca, al dialogo per la promozione e la diffusione di una cultura di pace”. Ha poi riferito di una sua analisi riguardante “alcune negoziazioni che sono avvenute in Irlanda del Nord, in Sud Africa e in Somalia. Ai tavoli erano presenti anche negoziatrici donne, che all’inizio erano state accolte con estrema diffidenza dalle controparti maschili. Si sono invece rivelate le più capaci a costruire un clima di fiducia tra i mediatori e a stimolare il dialogo che ha coinvolto tutte le parti in gioco”.