Lo ha detto la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, durante l’audizione con la Commissione Affari sociali sulle linee programmatiche del suo dicastero. Dadone ha esposto le basi su cui si baserà l’azione del suo ministero, anche nell’ottica dei progetti da presentare per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, a partire dal legame tra scuola e mondo del lavoro: “Sulla frammentazione delle politiche serve maggiore coordinamento – dice Dadone -.
C’è un rischio di dispersione delle misure a livello locale. Bisogna avere una visione olistica della gioventù. C’è anche un rischio di disorientamento sul linguaggio tra il mondo della scuola e del lavoro. C’è la necessità di guardare alle politiche giovanili con interventi trasversali. La prima problematica è quella del lavoro che ha risentito molto della Pandemia. Il rischio è che le ricadute siano più pesanti. Nel 2019 126 mila giovani hanno lasciato l’Italia e 30mila di questi erano laureati. Abbiamo investito sulla loro professione e non siamo stati in grado di trattenerli”.
“Solo il 5% delle donne aspira a ruoli di tipo scientifico. Deve rappresentare un settore di forte attrattività dei giovani. In questo stiamo intervenendo con delle borse di studio per mantenere attrattivo questo mondo per le nuove generazioni. La quota dei Neet è la più alta d’Europa – ha sottolineato -. Bisogna potenziare anche il servizio sociale, garantendo una maggiore partecipazione, soprattutto chi ha minori possibilità, agganciando chi ha abbandonato il mondo scolastico”.
Gli ambiti di intervento principali saranno tre: “Digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Vogliamo potenziare il servizio civile universale, per incrementare il numero di giovani che possono parteciparvi, e permettere loro di aumentare le loro competenze lavorative, per traghettarli dal mondo della scuola a quello del lavoro. Il servizio civile digitale sarà finanziato con 35 mln di euro, in collaborazione con il Ministero dell’Innovazione tecnologica e della transizione digitale. Risponde all’obiettivo di accompagnare la transizione digitale con percorsi di inclusività digitale, soprattutto per le categorie più svantaggiate”.
“L’obiettivo è anche quello di sviluppare nuove competenze con riconoscimenti di crediti formativi. Infine, le case digitali saranno finalizzate alla creazione di hub dell’innovazione digitale sul territorio nazionale per permettere lo sviluppi di competenze digitale e la creazione di vere e proprie ‘academy’ con sinergie tra pubblico e privato”, ha proseguito la ministra. (ITALPRESS).