Il 16 marzo il CNDDU ricorda l’agguato di via Fani del 1978
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare una pagina particolarmente dolorosa della storia italiana: l’agguato di Via Fani, avvenuto il 16 marzo 1978, in cui persero la vita gli uomini della scorta di Aldo Moro (2 carabinieri: Oreste Leonardi e Domenico Ricci; 3 agenti della Polizia: Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino).
L’eccidio venne programmato meticolosamente e freddamente dal gruppo eversivo delle Brigate rosse, la cui colonna romana – formata principalmente da Mario Moretti, Valerio Morucci, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari, Franco Bonisoli, Barbara Balzerani, Adriana Faranda – aveva stabilito di dover eliminare fisicamente tutti gli uomini posti a difesa dell’esponente politico della Democrazia Cristiana.
“Poi c’è un altro fatto. Io me lo sono chiesto infinite volte; perché questa gente che poteva prelevarlo con tutta facilità, perché bastava telefonargli e dirgli: guardi onorevole, che o lei viene via con noi o noi le uccidiamo la scorta, lui sarebbe uscito pacifico e tranquillo e sarebbe andato con tutta calma dove questa gente gli avrebbe detto di andare, perché era un uomo molto affezionato a queste persone e se ne sentiva responsabile” (Eleonora Moro, Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di Via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, Seduta 1° agosto 1980).
Quegli uomini barbaramente assassinati dovevano diventare il simbolo dello strapotere delle forze eversive e lanciare un monito preciso che si sarebbe tragicamente definito con l’uccisione di Aldo Moro: stabilità politica, concordia tra le parti sociali, lo stesso compromesso storico venivano messi a repentaglio con la morte di chi aveva la responsabilità di proteggere cariche politiche o istituzionali.
Tornare la sera dai propri cari non era scontato, si viveva in una situazione di profonda incertezza e pericolo. Oggi i nomi degli agenti uccisi devono riecheggiare nelle aule scolastiche. Sono esempi da condividere con le giovani generazioni. E devono costituire fonte di ispirazione soprattutto in un’epoca critica come quella attuale.
“Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi ma fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà” (Aldo Moro, Discorso pubblico ai Parlamentari DC riuniti, 28 febbraio del 1978).
La proposta del CNDDU
Il CNDDU, per le scuole superiori, propone di dedicare un’unità didattica agli anni di piombo e al caso Moro, per approfondire tutto il contesto storico di riferimento e le devianze ideologiche che possono condurre ad azioni di violenza eversiva o atti di terrorismo gravissimi, giovani che non abbiano introiettato adeguatamente i valori della cultura della legalità.
“Però, chi era responsabile di quelle morti: quelli che li avevano plagiati al punto di fare di questi ragazzi uomini che su altre strade non riuscivano a trovare la maniera di portare avanti i loro pensieri. È un problema molto grosso. Certo, l’onorevole Moro, da penalista, non avrebbe approvato la loro condotta; però avrebbe voluto distruggere o rimuovere le cause che portavano i ragazzi a fare cose di questo genere, in modo che potessero esprimere il loro pensiero, la loro sfiducia e tutto quello che volevano dire con armi proprie, con quelle dell’uomo che parla e fa valere la propria intelligenza, il peso della propria persona matura” (Eleonora Moro, Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di Via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, Seduta 1° agosto 1980).
Prof. Romano Pesavento, Presidente CNDDU