Chiacchierata a 360° gradi con il presidente del GSD Porto Torres
Fuori ai quarti di finale. Nonostante una bella reazione d’orgoglio e tanta voglia di fare bene. La Key Estate GSD Porto Torres si lecca le ferite dopo il doppio confronto con i padovani del Millenium Basket. Il sogno scudetto, soltanto accarezzato, è rimandato. Intanto c’è da chiudere però col segno più una stagione durissima, sotto tutti i punti di vista.
Presidente, si aspettava di uscire ai quarti di finale?
No. Ero certo che avremmo potuto raggiungere un risultato più importante. Quando qualcosa non va come vorresti c’è però sempre un motivo. Non mi appello alla sfortuna. Abbiamo le nostre responsabilità. Padova ha meritato il passaggio del turno. Complimenti a loro. Ottimo investimento su tecnico e giovani.
Cosa si è ha sbagliato?
In primis alcune scelte. Ci sono stati problemi con alcuni giocatori. Stiamo valutando che azioni intraprendere.
Che stagione è stata?
Stranissima sin dall’inizio. Abbiamo fatto il possibile per rimanere a galla con grandi sacrifici, gli stessi che facciamo ogni anno ma che in questa annata abbiamo visto quintuplicarsi.
Un esempio?
Lo stop del torneo è arrivato proprio nel momento migliore, vittorie su S. Stefanio e Cantù su tutte. Ma le difficoltà economiche sono state una mazzata dura da gestire. La Regione ha imposto un pesante taglio ai contributi. I piccoli sponsor, poi, decisivi con il loro prezioso aiuto, sono pian pianino venuti a mancare.
Adesso?
Navigheremo a vista ma con il solito entusiasmo. Finche’ la situazione non tornerà ad essere positiva per tutti. Lo sport è fondamentale ma lo è molto di più la vita delle persone.
Torniamo sulla squadra. Ci sono stati errori di costruzione?
Un caro amico mi ha sempre detto che i problemi della pentola li conosce solo il coperchio. Dico che qualcosa non ha funzionato e porremmo al più presto rimedio.
Ora, già sabato, un nuovo doppio confronto con Reggio Calabria per la corsa al 5°posto. Poi ci sarà da programmare il futuro.
Siamo già operativi per quello che verrà e siamo quotidianamente al lavoro. Una cornice normale, non solo nella vita sportiva ma in quella di tutti i giorni, sarebbe però ora il regalo più bello per tutti.