Poste Italiane chiede quindi alle istituzioni priorità nella vaccinazione a beneficio dei propri dipendenti. 80.000 persone sempre in prima linea sin dall’inizio della pandemia per fornire i servizi essenziali su tutto il territorio nazionale.
“Per i nostri uffici postali e per i nostri portalettere non c’è mai stata zona rossa. Si è continuato a lavorare senza sosta e continuano a farlo tutt’ora” ha dichiarato.
“Questa attività, questa nostra disponibilità deve essere riconosciuta. Non vogliamo una corsia preferenziale, ma vogliamo che venga fatto uno sforzo”.
“Le persone per continuare a svolgere il proprio lavoro in prima linea devono essere vaccinate. Noi sappiamo che i nostri uffici postali – ha continuato il Condirettore Generale di Poste Italiane – in alcune zone del Paese costituiscono l’ultimo baluardo dello Stato. Stiamo producendo il massimo sforzo per lasciare aperti tutti gli uffici postali, come ci viene richiesto dalle istituzioni locali, e per garantire i servizi di consegna della corrispondenza grazie alla grande disponibilità della nostra gente”.
Per la vaccinazione dei dipendenti, Poste ha presentato a tutte le istituzioni competenti “un piano vaccinale analitico, certificato – ha continuato Lasco – redatto con la Fondazione del Policlinico Gemelli di Roma, che pianifica i criteri di vaccinazione; l’operazione riguarda solamente i nostri operatori di sportello e i nostri portalettere”.