Inizia cosi’ l’intervista all’ex cestista azzurro Marco Bonamico, che malgrado la sua condizione di positivo sintomatico ricoverato da lunedi’ all’ospedale Maggiore di Bologna, non si e’sottratto a raccontare la sua esperienza. Intanto, al di la’ del momento personale che sta vivendo, e’ la situazione della mamma 95enne a tenerlo in apprensione.
L’ex Marine (nella foto con la figlia Elena), che ha legato la sua esperienza cestistica a doppio filo con la citta’ di Bologna e con la Nazionale, e’ stato ricoverato a seguito di un mancamento in casa. “Mi sono fatto le mie 13 ore di attesa al pronto soccorso, quando e’ stato il mio turno mi hanno visitato, come e’ giusto e come dovrebbe essere, non come qualche politico che si e’ subito piazzato in pole position a fare il vaccino, mentre mia mamma che ha 95 anni e con problemi cardiaci aveva appuntamento il 28 marzo perche’ prima non c’era posto. Evidentemente ci sono due velocita’” racconta Bonamico all’Italpress dall’ospedale.
“Io vivo con mia mamma, adesso lei e’ ricoverata in una residenza protetta e monitorata 24 ore al giorno. E’ una donna molto forte, per fortuna riesco a sentirla ogni giorno. Come e’ entrato il virus in casa?
E’ molto subdolo, credo toccandomi gli occhi o qualcosa del genere, ho sempre avuto la mascherina, ho sempre mantenuto il distanziamento e rispettato le regole. Mamma e’ positiva, per fortuna al momento senza sintomi”. Marco Bonamico ha 64 anni, e’ alto 2 metri, gestisce una palestra nel capoluogo emiliano, ha sempre rappresentato anche visivamente l’idea dell’atleta forte e imbattibile, proprio la sua vicenda dovrebbe ulteriormente far capire la pericolosita’ di questo virus.
“Vivendo tutto da fuori e ascoltando tutti i soloni che parlano e’ una cosa, la realta’ e’ che la gente non ha voglia di sentire queste persone raccontarsi e farsi belli. Ci hanno sfinito, qui e’ merda e sangue. Qui la gente muore, la gente staziona nei pronto soccorso anche 14 ore ad aspettare ed e’ anche morta nelle ambulanze. Noi siamo a Bologna, in un centro medico straordinario, ma c’e’ una pressione pazzesca. Medici, infermieri e personale sono sottoposti a un carico di lavoro inumano, e lo sono da un anno”.
Per Bonamico anche stando fuori si puo’ intuire la gravita’ della situazione, “ma il racconto che viene fatto spesso non corrisponde alla realta’, sembra cucito al servizio di questo o quella parte politica o economica. Rimpiango un giornalismo d’inchiesta che veda cosa succede, e racconti la vita e la morte delle persone.
Di fronte al fatto che la gente muore ci vorrebbe piu’ rispetto, partendo dalla dignita’: ammucchiarle in pronto soccorso non va bene, gente lasciata dolorante nei corridoi non va bene. A questo deve pensarci lo Stato, io mi sarei aspettato di vedere l’Esercito attivo, siamo in guerra ma occorre anche mantenere la dignita’ delle persone, non si puo’ assistere a scene viste anche nella civilissima Bologna” le parole di Bonamico, che da vero lottatore parla cosi’ della paura. “La paura c’e’, ma l’affronti e la vinci e io lo sto facendo. I medici non dicono niente, non possono sbilanciarsi. Sono bravi e disponibili, ma si va avanti a vista”.
(ITALPRESS).