Oipa commenta la notizia secondo cui è stata trovata la variante inglese del covid in un gatto.
«Contagiato dalla sua famiglia, l’Iss spiega che gli animali non trasmettono il virus»
Il caso del gatto contagiato dai suoi familiari dalla variante inglese del Sars-CoV-2 a Novara, ora in via di guarigione, dimostra una volta di più che non sono gli animali a trasmettere il coronavirus, ma il contrario.
Lo afferma a chiare lettere l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che ricorda come l’Istituto superiore di sanità già abbia fatto chiarezza sulla questione lo scorso anno.
L’Iss afferma che “allo stato attuale non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo di SARS-CoV-2.
Semmai è vero il contrario. I nostri animali possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette e sviluppare occasionalmente la malattia. Pertanto, occorre adottare misure precauzionali in casa anche per gli animali, attraverso regole generali di igiene personale, degli animali, degli ambienti e soprattutto adottando comportamenti idonei da parte di chi li accudisce”. (V. bit.ly/3tCYZ3h).
«Il Covid può colpire occasionalmente gli animali, ma solo in quanto contagiati dall’uomo. Lo si è visto anche diffondersi nei mattatoi e negli allevamenti di animali da pelliccia, dove il virus è arrivato dagli operatori e dove di fatto possono riprodursi contesti simili ai cosiddetti “mercati umidi” cinesi, laddove si è originata la pandemia, contesti dove scorre il sangue e dove gli animali sono detenuti in scarse condizioni igieniche», ricorda il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto, e termina«questa epidemia dovrebbe insegnare al mondo un maggior rispetto per la vita animale».