Nell’Alta Murgia un’area con ben 30.000 orme di dinosauri.
Poi una Necropoli sulla quale ora inizia un progetto di valorizzazione e promozione.
Iacovelli (Archeclub di Corato – Puglia): “Nell’Alta Murgia Necropoli di 2500 – 2800 anni fa. Ora il progetto per recupero e valorizzazione, grazie ad Archeoclub e alla sensibilità delle istituzioni. Non distante c’è la Valle dei Dinosauri, un’area grande con numerosissime orme, ben 30.000, lasciate dai Dinosauri. E’ possibile vederla e filmarla”.“Nell’Alta Murgia, in Puglia c’è una Necropoli di notevole interesse con sepolcri a tumulo. La struttura delle tombe presenta nel mezzo una cista prevalentemente rettangolare e abbastanza ampia contornata sia da blocchi che da lastre con ogni probabilità megalitiche. Inoltre sono stati rinvenuti anche oggetti di notevole interesse. I corredi funerari portati alla luce evidenziano l’appartenenza ad una cultura daunia databile tra la metà dell’VIIII e la prima metà del V sec. a.C. e dunque stiamo parlando di un sito risalente a circa 2500 – 3000 anni fa.
Dobbiamo riprendere gli scavi archeologici e puntare al recupero, alla piena valorizzazione e manutenzione dell’intera area archeologica. L’intenzione di Archeoclub d’Italia è di creare un sito di notevole interesse turistico “a misura di visitatore”, pienamente accessibile e fruibile da tutte le categorie di visitatori, nel quale conoscere e ricordare le popolazioni che vissero in quei luoghi, in stretta connessione con i ritrovamenti e il paesaggio agro-pastorale del sito. Noi di Archeoclub d’Italia stiamo mettendo insieme le parti, le istituzioni e riscontriamo la grande volontà a portare avanti il progetto di recupero. Quello dell’Alta Murgia è un territorio importante che oltre alla Necropoli vede anche la Valle dei Dinosauri, un’area densa di orme di dinosauro (circa 30.000) distribuite su una superficie di 12.000 metri quadrati. Forse la conservazione delle orme è stata possibile grazie alla presenza di una mucillagine microbica in grado di conferire plasticità al terreno.
Le impronte interpretate dai paleontologi hanno restituito informazioni non solo sull’apparato motorio scheletrico ma anche riguardo la postura, l’andatura, il comportamento, la velocità dei dinosauri”. Lo ha affermato Michele Iacovelli, Presidente Archeoclub d’Italia sede di Corato, in Puglia.
“Il sito versa attualmente in un diffuso stato di abbandono e di degrado, per cui è necessario prevedere la bonifica dell’intera area attuando la rimozione dei rifiuti presenti e l’eliminazione delle specie vegetali infestanti che ricoprono quasi interamente i ritrovamenti archeologici e i muretti a secco presenti nell’area.
I sepolcri presentano in alcuni casi fenomeni di alterazione della configurazione originaria – ha dichiarato Iacovelli – dovuti al cedimento del terreno che ha determinato lo sprofondamento, la caduta o lo spostamento delle lastre e dei blocchi.
Pertanto, sulla scorta delle evidenze materiali e della documentazione fotografica e grafica realizzate durante le campagne di scavo, si propone in primo luogo: Il ripristino della configurazione originaria delle tombe danneggiate dalle intemperie e dalla natura del suolo. Laddove necessario, inoltre, bisognerà prevedere altri interventi di tipo strettamente conservativo quali puliture, riadesioni ecc. La nostra proposta prevede lo studio e campionatura di eventuali depositi archeologici o di accumulo e dei detriti accumulatesi all’interno delle ciste o, comunque, nei pressi degli elementi lapidei disposti lungo il circolo intermedio e periferico delle sepolture”.
Dunque manca un passo alla partenza. Il progetto proposto da Archeoclub d’Italia prevede la ricognizione con raccolta e quantificazione dei reperti archeologici, la perimetrazione del sito.
Un sito meraviglioso già difeso dai “muretti a secco” dichiarati di recente patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
“Nell’area archeologica prevediamo di effettuare una ricognizione di superfice con la raccolta e quantificazione dei reperti – ha continuato Iacovelli – in base alle quali valutare se, e in quale direzione, proseguire la campagna di scavi.
In tutta l’area è possibile pianificare una raccolta di superficie per strisciate, con campionatura di eventuali small finds, nonché implementare lo studio topografico del luogo puntuale. In questo caso, l’attività di campionatura e di recupero di eventuali reperti sarà sottoposto ad alta sorveglianza e direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica.
Il progetto prevede la perimetrazione massima del sito, individuata in base alla dispersione del materiale archeologico rinvenuto durante le campagne di scavo già eseguite, per un’estensione in senso nord-sud di circa 2 km e in senso est-ovest per circa 1,2 km. All’interno di tale area sono state individuate almeno cinque zone (dette, appunto, “unità topografiche”), nelle quali sono presenti i sepolcri già scavati.
Le “unità topografiche” in alcuni tratti risultano già protette “naturalmente” dai tipici muretti a secco del “parco”, per cui per la perimetrazione si propone in primo luogo il ripristino degli stessi, laddove recuperabili, secondo le modalità di intervento indicate nelle Linee guida per gli interventi di ripristino muretti a secco nel parco nazionale dell’Alta Murgia, mentre per la restante protezione del perimetro dell’area archeologica si propone l’utilizzo di moduli di recinzione a “croce di Sant’Andrea”, realizzati con pali in pino nordico tornito trattati con sali ecologici antimuffa, in conformità alle norme DIN 68800.
Tale soluzione, oltre ad essere in linea con le recinzioni già utilizzate all’interno del parco dell’Alta Murgia, è di facile installazione/rimozione, il che le conferisce la necessaria flessibilità nel caso di ampliamenti dell’area di scavo”.
La proposta prevede numerose iniziative tese ad intervenire sulle visite, l’accoglienza e l’accesso al sito.
“A nordovest dell’area archeologica si trova un ampio spiazzo per il quale si propone la creazione di un parcheggio per autovetture e camper con posti auto e piazzole di sosta delimitati. L’area potrà essere illuminata da lampioncini alimentati da energia solare. Per l’accoglienza dei visitatori – ha proseguito Iacovelli – si prevede di recuperare e ampliare l’attuale piccola struttura già presente nell’area con il fine di offrire un concreto supporto alla corretta fruizione del sito archeologico da parte di singoli visitatori, scolaresche e gruppi organizzati.
Al fine di permettere la fruizione di alcuni ambiti dell’area archeologica come spazi pubblici, da vivere durante la bella stagione, si prevede la realizzazione di un’area attrezzata a ridosso della chiesetta neviera di San Magno, della necropoli e della cosiddetta “Cisterna degli antichi”.
Nelle zone più ombreggiate si prevede l’installazione di tavoli con struttura in acciaio predisposta per l’ancoraggio al suolo e piano realizzato con listoni di pino impregnato in autoclave sottovuoto e relative panchine senza schienale realizzate nel medesimo tipo già approvato dall’Ente Parco. L’area attrezzata sarà inoltre dotata di cestini per la raccolta differenziata sempre della tipologia già approvata dall’Ente.
Prevediamo la manutenzione di itinerari escursionistici individuati dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Per il raggiungimento e la fruizione delle sepolture ubicate all’interno delle unità topografiche e non visibili dalle strade e dai sentieri già presenti, si propone una soluzione ecologica e altamente flessibile che prevede la realizzazione di percorsi pedonali in terra battuta stabilizzata facilmente percorribili da tutti gli utenti, anche da quelli a mobilità ridotta che hanno la necessità di muoversi con l’ausilio di carrozzine.
Per la realizzazione di tali percorsi si propone l’utilizzo di un additivo eco-compatibile per terra stabilizzata (tipo ECOSTABILIZER), a zero impatto ambientale, che consente di utilizzare al 99% il terreno reperibile sul posto, il che rende possibile una colorazione perfettamente naturale che ben si integra con l’ambiente circostante, abbattendo tra l’altro in maniera determinante costi e tempi di realizzazione dei percorsi stessi. Previsti pannelli didascalici illustrativi, mappe tattili, delle vere e proprie “aree dei sensi” per ipovedenti.
Anche in questo caso i pannelli dovranno essere realizzati con modalità conformi alle prescrizioni previste dal Piano e Regolamento del Parco Nazionale dell’Alta Murgia”.
Una meraviglia nella meraviglia!!
“Il territorio dove sorge il sito archeologico si caratterizza e distingue nel paesaggio carsico della murgia barese, fatto di ampie distese di pascoli di riconosciuta valenza a livello europeo, di elementi naturali di rilevante interesse conservazionistico, come boschi di roverelle – ha concluso Iacovelli – e querce della palestina, laghetti carsici, puli, doline e gravi ed il sistema delle masserie storiche, degli iazzi e dei nuclei urbani con palazzi, castelli, musei e centri storici il cui tema unificante è la pietra: il murex dall’ipogeo al costruito. In questo territorio davvero unico abbiamo Geositi, lame, puli, grotte, voragini, boschi di latifoglie e conifere, sistemi antropici e storico culturali quali i ritrovamenti che testimoniano l’antica presenza dell’uomo in epoca preistorica, gli habitat rupestri, i villaggi dell’Età del Bronzo; le cassedde, i trulli, i pagghiai, le neviere e cisterne, i muretti a secco (Uomo di Altamura, la Valle dei Dinosauri, Le tombe di San Magno etc) ed ancora le antiche vie della transumanza, i tratturi, che segnano e connettono il territorio (tratturello regio n°19 Canosa-Ruvo, il Barletta-Grumo, Tratturo Regio n°21, Corato- Fontanadogna)
Detti beni tuttavia allo stato dell’arte, sono fruiti come beni appartenenti al contesto comunale e dunque poco connessi tra di loro.
Le presenze paleontologiche, rappresentano il filo conduttore nella valorizzazione delle risorse speleologiche, archeologiche, geologiche e naturalistiche del territorio del Parco, e rappresentano i grandi attrattori del Parco ( Uomo di Altamura, Cava dei Dinosauri, il Pulo e Castel del Monte). C’è ad esempio l‘uomo di Altamura!
Scoperto in occasione di una visita speleologica di un pozzo carsico a grotta nell’ottobre del 1993, nelle prossimità di Lamalunga. I resti, risalenti a 250 mila anni fa, costituiscono l’unico scheletro umano ancora integro risalente al Paleolitico. In particolare esso si colloca tra le forme di Homo erectus (400 mila anni) e le forme di Homo di Neanderthal (85 mila anni). Dal 2004 è stato creato un centro visite all’interno di una Masseria in prossimità della grotta dove è possibile visitare il sito sotterraneo attraverso un sistema di video-osservazione tridimensionale”.