La sindrome di Asperger è una condizione che rientra nei disturbi dello spettro autistico. Come evitare l’esclusione nella sindrome di Asperger? Interris.it lo ha chiesto a Maria Grazia Marinò, coordinatrice delle Fasce Deboli per Engim Piemonte, l’ente di formazione della congregazione religiosa dei Giuseppini del Murialdo.
Sindrome di Asperger, disabilità, pandemia
In tutti i centri formativi della Fondazione Engim sono state avviate, sin dall’inizio del lockdown, nuove prassi e attività per garantire l’inclusione degli studenti disabili anche in questa fase di formazione a distanza. L’ente di formazione professionale ENGIM, nei suoi 25 centri formativi in Italia, si è attivato sin dai primi giorni del lockdown per garantire presenza e continuità agli oltre 8000 giovani studenti.
Può farci esempi di buone prassi in grado di migliorare le competenze relazionali dei soggetti con autismo?
“L’attenzione principale del corso è quella di ‘allenare’ ciascun allievo. Sia sulle competenze tecniche. Sia su quelle relazionali. Un elemento costante sul quale lavoriamo è la consapevolezza. Rispetto al modo di funzionare Asperger/Autismo di livello I. E la comprensione della diagnosi. In modo che non sia un’etichetta. O qualcosa di incomprensibile”.
A cosa si riferisce?
“L’idea che promuoviamo è che ‘l’autismo non sia un errore di sistema. Ma un diverso sistema operativo’. Come sostiene anche Auticon. Una multinazionale che assume esclusivamente persone nello spettro autistico. Da impiegare nelle aziende come consulenti. Lavoriamo sui punti di forza e i talenti individuali. Ma anche sulle aree da migliorare”.
In che modo?
“Durante il nostro corso vengono privilegiate le attività di laboratorio. Cioè informatica. Archiviazione di documenti. Inserimento dati. Sbobinatura di nastri. Traduzioni in lingua inglese. Uso di mattoncini con Bricks4kidz. Fotografia, eccetera. Ma anche le abilità relazionali. Sociali. E comunicative. Per consentire una reale sperimentazione delle competenze. Acquisite in situazioni il più possibile simili alla realtà lavorativa”.
Perché?
“All’Engim (Ente nazionale Giuseppini del Murialdo) crediamo fortemente in una cultura del lavoro inclusiva dell’autismo. Ed è anche per questo che all’interno della nostro team sono presenti due docenti nello spettro autistico. La loro collaborazione è un valore aggiunto per tutta la squadra”.
In che modo è possibile inserire nel mondo del lavoro soggetti con autismo livello 1, quelli cioè ad alto funzionamento?
“Le persone con autismo di livello 1 sono persone che hanno bisogno di un basso livello di supporto. Saper svolgere un compito con attenzione e precisione è importante. Ma lo è ancora di più saper stare in un contesto aziendale. Durante il nostro corso sono previste due esperienze di tirocinio curriculare in azienda. Rappresentano delle opportunità preziose per mettersi in gioco. E imparare sul campo”.
Come si svolgono?
“In queste esperienze gli allievi sono supportati da un tutor formativo. E da un tutor aziendale. Che si confrontano costantemente per offrire un’esperienza positiva. Sia all’allievo che ai colleghi in azienda. Per Engim un punto di attenzione fondamentale è il supporto alle aziende. Che non consiste in un intervento formativo per renderli esperti della diagnosi. Ma in azioni concrete pensate ‘ad hoc’. Che tengano conto di quell’allievo. E di quel contesto aziendale. Un altro elemento importante è la collaborazione con la rete dei servizi. E la famiglia”.
Quali sono gli esiti occupazionali del vostro progetto?
“Dei 53 allievi che negli anni hanno frequentato il corso biennale, 21 stanno proseguendo il loro percorso formativo. Di questi 12 stanno concludendo il percorso. 9 hanno proseguito in altri ambiti. Inoltre 17 sono in cerca di occupazione. 16 stanno lavorando. Dei quali 10 sono assunti con contratto a tempo indeterminato 2 a tempo determinato. E 4 sono in tirocinio. Questo è un ottimo risultato. Soprattutto considerata la crisi attuale”.
In cosa consistono il gioco in scatola creato dagli allievi e il “libretto di istruzioni” per datori di lavoro che scelgono di inserire Asperger in azienda?
“Il laboratorio di giochi da tavolo è stato pensato con un duplice scopo. Nella prima parte i ragazzi si sono sperimentati in numerosi giochi di società. In modo da comprenderne dinamiche e struttura. E hanno interagito in situazioni per loro anche un po’ complesse. Ossia relazioni sociali. Comprensione del comportamento altrui. Analisi matematica. Pianificazione”.
E nella seconda parte?
“Nella seconda parte hanno realizzato un gioco di società. In cui si sono trovati di fronte ad un processo complesso. Fatto di idealizzazione. Realizzazione. Divisione in gruppi. revisione. Coordinamento. Un processo molto simile a quello che si innesca nello sviluppo di un progetto lavorativo. ‘Mystery Food’ non è semplicemente un gioco in scatola. Ma un progetto complesso. Regole. Grafica delle carte. Creazione di un libro che accompagna il progetto. E la stesura del manuale. Un punto importante. Ci possono giocare tutti!”.
Quali procedure vengono seguite?
“‘We can do it!’ è il libretto di istruzioni per datori di lavoro che intendono inserire una persona Asperger all’interno delle loro aziende. Si tratta di un piccolo strumento. Un ponte innovativo per facilitare la relazione. Non solo tra tutor, colleghi e persone con Autismo di livello 1, Ma anche per chi lo leggerà. In una prospettiva davvero inclusiva. Brainstorming. Esperienze sul campo. Situazioni viste in note serie tv. Sono state la base di partenza per la creazione di storie. L’obiettivo del lavoro è stato duplice”.
Cioè?
“Da una parte co-costruire. Mattoncino dopo mattoncino. Scenografie. Sceneggiature. Regia. Per creare uno strumento utile alle figure aziendali. Per comprendere le esigenze di uno stagista o lavoratore con un funzionamento Asperger/Autismo di livello I. Dall’altra permettere ai ragazzi di allenarsi su quel ‘stare in azienda’. Tenendo conto anche delle regole sociali non scritte”.
Si può farcela, dunque?
“Sì. La scelta del linguaggio accattivante e divertente dei fumetti è stata l’impalcatura di racconti. Gaffe. Impasse. Ironie. Battute. Che fanno parte della nostra quotidianità lavorativa. Per esempio, ciò che una persona neurotipica dà per scontato, come l’uso delle metafore, per una persona Asperger spesso non lo è. Possiamo farcela… We can do it!”.
Giacomo Galeazzi (interris.it)